Zero infortuni? No grazie.
State ascoltando qualcuno che parla di salute e sicurezza sul lavoro e vi viene il dubbio che non ne sappia niente. Non sarà facile capirlo, ma diciamo che se pronuncia la fatidica sentenza sugli infortuni zero saremo sulla buona strada per confermare il nostro dubbio.
Zero: quattro lettere in tutto. Il niente matematico.
Infodemia la chiamano; una sorta di epidemia di informazione nella quale diventa difficilissimo capire l’autorevolezza delle fonti. Un bombardamento multimediale che non conosce confini.
La salute e la sicurezza sul lavoro non sfuggono a questo fenomeno, a maggior ragione in questo periodo storico in cui le nostre materie sono finalmente elevate a valore generale. E questo comporta la corsa di tanti a parlarne, a buttare lì uno slogan, a dire la propria perché ormai chi non si esprime semplicemente non esiste. E quindi la chimera degli infortuni zero diventa un mantra, un’ideale di riferimento, quasi un dogma.
Poco conta che ad affermare la mistica sentenza siano le più alte cariche dello Stato, delle forze sociali, della nazione. Così facendo non fanno altro che ricordarci che c’è ancora tanta strada da fare affinché questo problema sia compreso a ogni livello.
Per chi conosce questa materia, per chi conosce le organizzazioni, le aziende e i loro cicli produttivi, “zero infortuni” è poco più di una battuta.
Questo perché esiste uno zoccolo duro di eventi che nessuna prevenzione e protezione riuscirà mai a fermare se non l’interruzione del lavoro stesso. Gli unici infortuni zero possibili sono quelli collegati all’abolizione del lavoro.
Se così non fosse le aziende più evolute al mondo, le più attente, quelle da 110 e lode all’università della sicurezza non avrebbero ancora infortuni nei loro registri.
Mi piacerebbero commentatori capaci di alzare il tiro. Se proprio vogliamo individuare slogan che abbiano a che fare con la sicurezza allora ne abbiamo a scelta. Zero lavoro nero, zero gare al ribasso, zero subappalti, zero evasione, zero illegalità, zero burocrazia.
Se proprio vogliamo sognare sogniamo insieme allora e quel giorno gli infortuni crolleranno di almeno il 50%. Perché gli infortuni non sono eventi astratti ma gli atti finali di una catena di storture, la cartina al tornasole di sistemi malati.
Se stai ascoltando qualcuno che parla di zero infortuni goditi quello slogan. Ma se non ti basta e vuoi capire meglio ascolta anche qualcun altro.
È un tema troppo delicato per trattarlo con quattro lettere.
Le opinioni riportate dall’autore sono espresse a titolo personale e non riflettono opinioni o pareri di enti e organizzazioni presso le quali lo stesso è impegnato.
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2 commenti
Concordo su tutto.La sicurezza è qualcosa di complesso che afferisce a vari ambiti della società da quello economico tecnico giuridico culturale educativo eccc.rispetto ad uno slogan o un messaggio semplificato di comunicazione.
Ing Massera , dalla mia esperienza quarantennale in ambienti di lavoro a rischio temo di non poter concordare con lei in particolare sulle affermazioni che la sicurezza sia condizionata da fattori esterni.
La sicurezza e’ responsabilità dell’organizzazione Aziendale, partendo dal Top Management scendendo a tutti i livelli intermedi fino ai lavoratori in campo. Un efficace Sistema di Gestione della Sicurezza implemenntato in tutte le sua parti e con rigidi controlli e riunioni di riesame sono garanzia che l’obiettivo zero infortuni può essere raggiunto. E mi lasci dire che gli Acts of God possono sempre esserci ma valgono il 2% degli infortuni nell’ industry.
E’ certamente sbagliato dare la colpa degli infortuni all’ultimo lavoratore che può essere stato messo nella condizione di fare un atto insicuro da deficienze nell’ organizzazione ( mancanza delle approdiate difese organizzative )
Ci siamo conosciuti ing. Massera , mi ha dato una preziosa consulenza a JV Orio io AD.
Un caro saluto