Al momento dell’uscita di “Innuendo”, ultimo album dei Queen, corre, e corre veloce, l’anno 1991. Siamo al 4 febbraio, e, inaspettato, tragico, in breve arriverà il 24 novembre, giorno della scomparsa di uno dei più carismatici e talentuosi frontman di tutti i tempi. Sono passati più di trent’anni, ma il suono della band inglese ancora riecheggia forte e chiaro, anche e soprattutto grazie ad uno dei brani più riusciti, quella “Innuendo” che verrà poi ‘apostrofata’ come la Bohemian Rhapsody degli anni ’90.
Certamente riflessive, con ogni probabilità introspettive, senza dubbio sincere e delicate, benché concettualmente più che energiche in alcuni passaggi, i versi di questa opener ci mostrano ancora una volta le tinte chiaroscure caratteristiche dell’immaginario di Mercury e soci, da sempre a metà strada tra ombrosi risvolti esistenziali, tipicamente britannici, e colorati paesaggi lirici, intrisi di melancolica speranza (…spesso, anche di concreta, seppur eccentrica, stravaganza).
Epica la prima strofa, ben più leggero il ritornello.
Pesantissima la seconda strofa, ancor più stridente con il ritornello subito ripetuto.
Devastante il dubbio scritto, cesellato, suonato e cantato davanti al mondo intero nella finale terza strofa.
Nel mezzo, un qualcosa che, ai tempi della già citata Bohemian Rhapsody, Sid Vicious descrisse come ‘state insegnando l’opera al popolino’?
While the sun hangs in the sky and the desert has sand
While the waves crash in the sea and meet the land
While there’s a wind and the stars and the rainbow
‘Til the mountains crumble into the plain
Oh, yes, we’ll keep on tryin’
Tread that fine line
Oh, we’ll keep on tryin’, yeah
Just passing our time
While we live according to race, colour or creed
While we rule by blind madness and pure greed
Our lives dictated by tradition, superstition, false religion
Through the aeons, and on and on
Oh, yes, we’ll keep on tryin’
We’ll tread that fine line
Oh-oh, we’ll keep on tryin’
‘Til the end of time
‘Til the end of time
Through the sorrow, all through our splendour
Don’t take offence at my innuendo
You can be anything you want to be
Just turn yourself into anything you think that you could ever be
Be free with your tempo, be free, be free
Surrender your ego, be free, be free to yourself
If there’s a God or any kind of justice under the sky
If there’s a point, if there’s a reason to live or die
If there’s an answer to the questions, we feel bound to ask
Show yourself, destroy our fears, release your mask
Oh, yes, we’ll keep on trying
Hey, tread that fine line
Yeah, we’ll keep on smiling, yeah (yeah, yeah)
And whatever will be, will be
We’ll keep on trying
We’ll just keep on trying
‘Til the end of time
‘Til the end of time
‘Til the end of time
Fino alla fine dei tempi, finché avremo fiato, finché i deserti avranno sabbia, finché le montagne non crolleranno sulle pianure.
Nonostante viviamo nella superstizione, soggiogati da false religioni, nonostante le nostre vite siano condizionate da pura follia, e crediamo all’esistenza di razze e colori.
Nonostante tutto questo.
Noi continueremo a cercare di percorrere quella sottile linea che divide il bene e il male. Ci proveremo. Sempre e comunque.
Finale inaspettato – e come andrà, andrà: ‘and whatever will be, will be’.
Quanto pesa quel ‘whatever’?
Quanto potere vogliamo concedere all’ignoto?
Quanto peso ha realmente, quanto è inestinguibile quel ‘rischio residuo’?
Riflessioni, riflessioni, riflessioni.
(Metallica, “Room of Mirrors”, 2023)
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