L’articolo di Alessandro risale a dicembre 2022, la notizia a cui fa riferimento riguarda l’incidente mortale sul lavoro che ha visto come vittima Giuseppe Leanza, operaio di 30 anni. (n.d.r.)
Questa mattina me la sono presa con più calma, vu per la stanchezza dei chilometri percorsi ieri, vuoi per il periodo ed il clima “natalizio” che fa sembrare tutto più tranquillo e contribuisce a rilassare gli animi.
Oggi sarò in aula, un bel corso di aggiornamento per gli addetti antincendio di un’importante cartiera di Lucca: i percorsi di aggiornamento sono quelli che spesso diventano la “mia formazione” grazie allo scambio di esperienze, avvenimenti e punti di vista con chi, ognuno dei partecipanti, ha un bagaglio di conoscenze maturate sul campo e qualche volta anche applicate (e meno male che non sono molte le situazioni di emergenza realmente accadute).
Per un formatore ritengo sia fondamentale aver “sete di conoscere” e vivere la realtà lavorativa, le criticità ed i problemi che poi i corsisti si troveranno ad affrontare, per poter far bene il proprio lavoro e non esser lì a raccontare concetti che sulla carta… in teoria… sostanzialmente… funzionano e che nel mondo vero invece mettono in luce crepe e problemi pratici.
Ma torniamo coi piedi per terra, appunto, e a me che me la sto prendendo comoda… stamani voglio pure concedermi anche una tranquilla colazione al bar e, sai che c’è, mi fermo pure a dare un’occhiata alle notizie sul giornale per vedere cosa succede in zona.
Prendo un cornetto e ordino un cappuccino e mi dirigo ad un tavolo libero, un po’ in disparte e che mi da l’impressione di essere tranquillo, così da godermi fino in fondo questo momento per me e dedicarmi alla lettura delle notizie.
Inizio così a sfogliare il giornale tra un morso e l’altro del cornetto (che ci tengo a precisare era anche decisamente buono) e leggo qui e lì qualche notizia, tra problemi di viabilità (un classico), un furto di legna (un evidente segnale di questo momento difficile) e la riconversione di un asilo (cose belle) i minuti passano in modo piacevole.
Ad un certo punto arrivo ad una pagina di cronaca, di quelle piene di piccoli trafiletti che spesso si guardano con noncuranza perché “c’è troppo da leggere” (e mi tornano sempre in mente i principi con cui organizzare del buon materiale formativo per i corsi senza fare muri di parole) ma una piccola immagine cattura la mia attenzione perché è qualcosa di familiare… un caschetto giallo da lavoro e sopra una parola scritta a caratteri bianchi stampati su uno sfondo rosso… “SICUREZZA”.
Il titolo dell’articolo è qualcosa di familiare, di già visto: “Precipita da un capannone. Muore operaio”.
Leggendo il contenuto mi pervade quella strana sensazione di deja vu… l’uomo a lavoro sul tetto di un capannone, un lucernaio che cede sotto al suo peso e la caduta per una decina di metri che porta ai classici “sono in corso gli accertamenti per chiarire quali siano state le carenze”.
E la sensazione che ho diventa qualcosa di strano e diverso, mi sembra di essere in uno di quei film dove la realtà e il sogno si fondono insieme e non si riesce a distinguere l’uno dall’altro (I sogni sembrano reali fino a quando ci siamo dentro… Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c’era qualcosa di strano – Inception).
Vado a cercare la data del giornale, a vedere in che giorno siamo, se veramente oggi è oggi perché sembra tutto così assurdo, mi sembra di essere a novembre dove si leggeva la stessa cosa sui giornali per un incidente sul lavoro avvenuto ad un operaio nel Casertano, oppure di un altro a Guidonia nel Lazio o ancora a Gambolò vicino Pavia e i trafiletti sui giornali si mescolano in un susseguirsi di notizie fotocopia l’una dell’altra nella mia testa.
Lavoratori su tetti di case, capannoni, che svolgono diversi lavori o che effettuano dei semplici sopralluoghi e improvvisamente qualcosa va storto, il tetto cede ed il volo di cinque, sei, dieci metri fino a terra è inevitabile.
Trovo la data sul giornale… è oggi e dobbiamo aggiungere un altro trafiletto tra i già molti di questo 2022, dove un ragazzo di appena 30 anni a Bologna ha perso la vita per l’ennesimo incidente sul lavoro e mi devo porre una domanda come già ho fatto altre volte:
Stiamo andando nella direzione giusta? Stiamo facendo bene e abbastanza per uscire da questo vortice di notizie di infortuni e di morti sul lavoro che si susseguono imperterrite giorno dopo giorno?
Ritengo che tutti i soggetti in causa, tutti i professionisti, i consulenti, i formatori ma anche le aziende e le istituzioni debbano farsi questa domanda e rimettersi costantemente in discussione per trovare le giuste strade, perché non possiamo permetterci di adagiarsi, perché la vita non è un film che possiamo smettere di guardare e cambiare canale se non ci piace e gli infortuni non sono brutti sogni dai quali poi ci possiamo svegliare.
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