Nel primo editoriale di questo anno non ti farò venire il diabete con frasi sdolcinate e di buoni propositi. In fin dei conti il reset che facciamo il 1 gennaio è solo una convenzione temporale motivata dal fatto che abbiamo fatto l’ennesimo giro di giostra attorno al sole. Piuttosto dedico questa uscita all’esortazione a darci tutti una svegliata, nel modo migliore che conosciamo qui su ROCK’N’SAFE, ovvero con una brano forte come Wake Up dei Rage Against the Machine.
Sono contento di aver vissuto “in diretta” quell’inizio degli anni ’90 quando sono usciti album come quelli dei Nirvana, Pearl Jam, R.E.M, U2, Red Hot Chili Peppers, Pink Floyd, solo per citarne alcuni. Come se non bastasse, nel 1992 esce il primo album dei Rage Against the Machine, una rottura di schema nella rottura di schema già in atto. Un album rabbioso e di protesta, con i virtuosismi di chitarra di quel Tom Morello che niente avevano a che fare con gli arcinoti guru da Jimi Hendrix a Eddie Van Halen. Ho adorato e adoro quell’album e Wake Up è una delle mie canzoni preferite.
Evidentemente è stata una canzone molto gradita dai fratelli Wachowski che nel 1999 la scelsero come brano headliner della playlist di Matrix, un altro crack, stavolta nel settore cinematografico. Da allora sono passati molti anni, di Matrix è uscita tutta la trilogia, i fratelli son diventati sorelle, sono usciti spin off e videogames e sembrava che tutto fosse già stato detto su questo colosso.
A resuscitarlo è stato la Warner Bros che ha comunicato alle sorelle di Chicago che, con loro o senza di loro, avrebbero dato seguito all’allucinato mondo di Matrix, sospeso tra reale e irreale, tra uomo e macchina. È stata Lana Wachowski a rifiutarsi di dare in adozione il loro miglior figlio ed ha dato vita a Matrix Resurrections. Da fan del movie quale sono, mi sono fiondato al cinema che, con le distanze garantite, mascherine indossate e impianti di aspirazione a manetta, è più sicuro della latteria che abbiamo sotto casa.
Rinvio la recensione del film a chi sa farle davvero e una delle mie preferite la puoi trovare a questo link: https://bit.ly/3JyXLyN.
Mi soffermerò sulla domanda focale di tutti i film, compreso l’ultimo: quello che stai vivendo è reale?
È la domanda che dovremmo porci tutti quanti e non perché ci sia un ordine superiore di macchine che ci ha attaccato a dei tubi e immersi in un liquido amniotico facendoci sognare (e vivere) una realtà virtuale.
Dovremmo porci questa domanda per comprendere se la realtà che noi viviamo sia condizionata dai nostri filtri, dai nostri bias cognitivi come il business, le performance e la comparazione su quanto ci è successo nel passato. Perché se questi aspetti della nostra vita sono la nostra pillola blu allora può essere che ci sia una realtà diversa, una realtà nascosta ai nostri occhi che vede le vite umane avvolte ad un filo spinato pronte a sanguinare nell’istante in cui faremo una scelta piuttosto che un’altra.
Forse la metafora della pillola rossa è riferita a quella consapevolezza in cui la nostra essenza è un’altra. La consapevolezza che davvero abbiamo a cuore la vita delle persone, che il business è giusto nel momento in cui è funzionale a migliorare questo mondo e non solo i nostri conti correnti.
Ce lo insegna anche l’ultimo capitolo di Matrix in questi giorni nelle sale: l’amore tra Neo e Trinity sprigiona un’energia di cui persino “le macchine” hanno bisogno. Già. L’amore, l’unione tra le persone.
L’augurio per quest’anno è che saremo in molti, in molti di più rispetto al passato, a prendere quella pillola rossa.
Wake up!
How long? Not long,
cause what you reap is what you sow
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