Somewhere over the rainbow

di Paolo Zambianchi
Somewhere over the rainbow

Si consiglia la lettura di questo articolo ascoltando la canzone SOMEWHERE OVER THE RAINBOW di Israel “IZ” Kamakawiwoʻole

Cominciano a spuntare i primi fiori. Per qualche secondo Tony si intrattiene a guardarli, mentre suo figlio sta giocando con la palla.

“Ciao, possiamo fare qualche tiro con voi?”

Un altro papà, con il figlio che avrà più o meno la stessa età di suo figlio Karter, stanno arrivando al campetto da basket immerso nel parco.

“Certo, perché no”

Il bambino appena arrivato, corre a rubare la palla a Karter.

Karter sembra paralizzato davanti all’arrivo dell’altro bambino e lascia subito cadere a terra la palla, in modo che l’altro la possa prendere senza toccarlo.

“Quanti anni ha suo figlio?” chiede il papà appena arrivato a Tony

“Tre anni”

“Come mio figlio”

Karter si gira a guardare suo padre, come a chiedergli cosa fare, sembra spaventato.

Tony si abbassa verso di lui, lo prende in braccio e lo porta a recuperare la palla che, nel frattempo, lanciata dall’altro bambino, sta finendo lontano dal campo.

Tony ha un espressione triste in volto, la stessa di suo figlio.

L’altro papà lo nota.

“ehi, spero non abbiamo interrotto nulla. Spero non vi stiamo dando fastidio”.

“nessun fastidio, ci mancherebbe” risponde Tony senza nemmeno girarsi.

“no, anche per la musica intendo”.

Tony non si era nemmeno accorto che esce della musica da una piccola cassa bluetooth.

“sa, Derrick ama questa canzone”

“Somewhere over the rainbow, Way up high (Da qualche parte sopra l’arcobaleno, proprio lassù)”

“Derrick è mio figlio, si chiama così. Lo so, è un nome poco usuale”

“And the dreams that you dream of, Once in a lullaby, (ci sono i sogni che hai fatto, una volta durante la ninna nanna)”

Tony però sembra non ascoltare le parole di quel papà, assorto guardando suo figlio.

“Somewhere over the rainbow, Bluebirds fly (da qualche parte sopra l’arcobaleno, volano uccelli blu)”

Tony sta pensando sogni di suo figlio e ai sogni di lui, quando era bambino.

“And the dreams that you dream of, Dreams really do come true (e i sogni che hai fatto, i sogni diventano davvero realtà)”

Pensa a quando sognava la NBA e ricorda quando è riuscito a essere selezionato.

“Someday I’ll wish upon a star, Wake up where the clouds are far behind me (un giorno esprimerò un desiderio su una stella cadente, mi sveglierò quando le nuvole saranno lontane dietro di me)”

Pensa a quel desiderio che ha espresso da un paio di anni: di trovare il contratto per un ultimo anno in NBA.

“Where trouble melts like lemon drops, High above the chimney tops that’s where, You’ll find me, oh (dove i problemi si fondono come gocce di limone, lassù in alto, sulle cime dei camini, è proprio lì che mi troverai)”

Un ultimo anno che gli permetterebbe di godere della pensione NBA e di avere un’assicurazione medica a vita, che gli permetterebbe di garantire a suo figlio le migliori cure.

“Somewhere over the rainbow, Bluebirds fly, And the dream that you dare to, Oh why, oh why can’t I? (da qualche parte sopra l’arcobaleno, ci sono i sogni che hai osato fare, oh perchè, perchè non posso io?)”

Sono ormai 2 anni che spera, che si impegna, ma nessuna chiamata finora, nonostante abbia solo 32 anni e una gran bella carriera alle spalle.

L’altro papà, incurante di questi pensieri prosegue.

“mio figlio si chiama Derrick in onore di un giocatore di basket: Derrick Rose. Lo conosce?”

“si, lo conosco” risponde Tony con un mezzo sorriso in volto.

Pensa a quelle volte in cui hanno giocato assieme e pensa alla forza di Derrick e all’esempio che ha saputo trasmettergli e pensa che, oltre che ai suoi figli, deve anche a Derrick di non mollare. Di provarci sempre, a tornare in NBA.

“Io sono un grande appassionato di basket. O più che altro di Derrick. Lui è di Englewood, Chicago, come me”

Nel mentre la canzone continua

“Someday I’ll wish upon a star, Wake up where the clouds are far behind me (un giorno esprimerò un desiderio, su una stella cadente, mi sveglierò quando le nuvole, saranno lontane dietro di me)”

E Tony pensa che non deve mollare. Che lo deve a suo figlio, a ciò che ha saputo trasmettergli Derrick Rose

“Where trouble melts like lemon drops, High above the chimney top that’s where you’ll find me (dove i problemi si fondono come gocce di limone, lassù in alto, sulle cime dei camini, è proprio lì che mi troverai)”

Ma lo deve soprattutto a sé stesso, perché è riuscito, lui per primo, ad andare oltre i suoi problemi e diventare ciò che è diventato.

“Oh, somewhere over the rainbow way up high, And the dream that you dare to, Why, oh why can’t I? (da qualche parte sopra l’arcobaleno, volano uccelli blu e i sogni che hai osato fare,, oh perchè, perchè non posso io?)”

La canzone va scemando pian piano.

L’altro papa commenta, mentre le note stanno finendo.

“sa, questa canzone è un medley tra “over the rainbow” di Judy Garland e “What a wonderful world” di Louis Armstrong”

Tony lo ascolta, con attenzione.

“Sembra una canzone di poco conto ma Over the rainbow è diventata un inno LGBT, a difesa della libertà sessuale. Mentre il cantante Israel qualcosa, ha un cognome difficile, hawaiano, che ha unito queste canzoni è un mito. Sa che era grassissimo? Dalla voce non si direbbe. Se uno lo ascolta solo non penserebbe mai appartenesse, per un certo verso anche lui, ha una categoria con disabilità”

Tony sorride pensando a cosa penserebbe questo papà se sapesse che lui, che ha giocato insieme a Derrick Rose e che ha stabilito diversi record in NBA, ha una disabilità.

Tony sorride pensando al fatto che non lo ha riconosciuto.

Raccoglie il pallone, prende in braccio suo figlio e si avvia verso l’auto.

“per noi è ora di andare, ma se vuole le posso lasciare il pallone, tanto Karter, questo è il nome di mio figlio, ne ha tanti a casa” dice Tony lanciandogli la palla.

“beh, grazie mille. A proposito io sono Andrew e lei?”

“mi chiamo Tony”.

Andrew lo guarda per un attimo e resta attonito perchè, in quel momento, lo riconosce.

“oh Cristo santo, ma tu sei Tony Snell! Come ho fatto a non riconoscerti prima!! Sei un mito, ha giocato con Derrick Rose nei Bulls e hai stabilito dei record che resistono ancora. Wow sono super onorato di conoscerti”

“grazie mille Andrew”

“ho sentito di quella storia che cerchi un ultimo contratto NBA per aiutare tuo figlio. E’ lui? E cos’ha, se posso?”

“Autismo, è affetto da autismo. Sia lui che l’altro mio figlio, Kenzo, che ha 2 anni. E peraltro anche io, ho scoperto solo ora, grazie alla loro diagnosi, che sono affetto anche io da autismo”

“Wow uomo, è incredibile quello che hai fatto. Sei un grande! Non posso fare molto se non pregare per te e farti i migliori auguri perché tu possa realizzare i tuoi sogni”

“Grazie Andrew”

Tony si allontana, con Karter in braccio, sorridendo. Karter lo guarda e inizia a sorridere anche lui.

E a Tony sembra davvero che il mondo sia bellissimo.

 Credo che la storia di Tony Snell possa essere di ispirazione e faccia venire voglia di fare il tifo per lui.

Avrete sentito la storiella: “Il calabrone non sa che con la sua conformazione alare rispetto al suo peso non potrebbe volare, ma siccome non lo sa lui vola”.

Alcuni dicono non sia vera, dal punto di vista entomologico, tecnico, ma chi se ne frega.

Credo che la storia di Tony Snell sia la dimostrazione che, al di là della tecnica o della scienza, come l’entomologia, tutto è possibile, nel momento non siamo noi a porci dei limiti o, peggior ancora, a lasciare che gli altri ci pongano dei limiti. Ciò che ha fatto è incredibile, superando una disabilità che forse, se avesse avuta diagnosticata in età giovanile, gli avrebbe impedito di arrivare dove è arrivato.

Quante volte ci siamo lasciati fermare dalle condizioni a contorno o dal contesto?

Quante volte ci siamo detti che noi non potevamo farcela, magari perché qualcuno ci aveva detto che non eravamo in grado?

Se non conosceste la sua storia trovate tanto in rete, dagli articoli che narrano delle sue gesta alle notizie relative alla sua disperata ricerca di un ultimo anno di contratto in NBA. Eccovi intanto un link a Wikipedia!

 

 

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