Qual è il limite oltre il quale sfidare la nostra vita?
Una sera una cara amica mi segnala un film documentario, Steo, lo devi vedere per la safety. Così pochi giorni dopo mi metto a vedere Respiro Profondo che all’apparenza parla dell’epopea della nostrana apneista Alessia Zecchini, ma ben presto si scopre ben altro.
Ammetto che fino a quella sera non sapevo nemmeno dell’esistenza di Alessia e mi ha affascinato la caparbietà che l’ha condotta, non solo a superare il record della sua sportiva di riferimento Natalia Molchanova, ma di frantumarlo diventando la campionessa del mondo a 123 metri di profondità con monopinna, record ufficialmente riconosciuto dall’International Association for the Development of Apnea.
Non è solo una questione di tecnica e preparazione atletica, l’apnea è una sfida contro la nostra mente stessa, contro il buio degli abissi e della spinta gravitazionale che ti fa andare giù a picco sotto i 30 metri di profondità. Laggiù i polmoni degli atleti diventano piccoli come un pugno per la pressione e la grande sfida è ritornare in superficie sani e salvi.
Ho imparato che la parte più rischiosa della prova sono gli ultimi 10 metri, per questo ci sono più Safety Diver pronti ad assisterti e, se necessario, soccorrerti fino alla risalita. Nella carriera di Alessia il Safety Diver diventato suo angelo custode è stato Stephen Keenan.
Il problema più grande di un apneista è avere una sincope che, in parole povere, è una forma di protezione del cervello per assenza di ossigeno. In questi casi è come se il cervello andasse in arresto e l’atleta deve essere soccorso entro due minuti con la respirazione bocca a bocca. È così che, tornati in superficie, un Safety Diver salva la vita alle persone.
Il 22 luglio 2017, Stephen Keenan era in apnea in attesa di Alessia che sarebbe dovuta uscire da un arco roccioso sommerso, ma qualcosa andò storto. Lei non trovò la corda di riferimento e prese una direzione diversa dalla posizione di Stephen. Stephen andò a cercarla, sforando i tempi previsti per la risalita e, una volta trovata, l’aiutò nella risalita perché in sincope.
Purtroppo anche un Safety Diver può soccombere ad un problema del genere ed è così che, per una serie di cause fortuite e non, il giovane irlandese ha salvato la vita della ragazza, ma non la sua. La sicurezza sul lavoro è un mondo davvero vasto e pensarle tutte è la grande sfida e scherzo del destino è stato a pagarne il prezzo colui che garantiva la sicurezza degli altri.
Alessia lo sa bene, lo testimonia nel film così come tutt’oggi sui canali di comunicazione.
Coloro che investono la vita per la nostra sicurezza sono dei veri angeli custodi, magari non rischiano la vita come Stephen, ma la nostra gratitudine non deve essere mai abbastanza e nascosta.
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