Di fronte a numeriche di infortuni che non accennano a migliorare, gli interventi si sprecano per cercare di trovare una soluzione a quella che, ormai da anni, ha tutte le caratteristiche per essere definita una strage.
La formazione sui rischi e sulle attività è di certo un metodo tra quelli ritenuti più efficaci per generare negli operatori la giusta conoscenza che possa permettere di evitare i pericoli e di svolgere le attività lavorative nella maniera più corretta e quindi sicura.
Eppure, ancora oggi, assistiamo ad infortuni e mancati infortuni anche da parte di personale che è stato ampiamente formato, rendendo la formazione una misura che, da sola, spesso non è efficace a prevenire comportamenti pericolosi. La formazione, l’informazione e l’addestramento, seppur tra le misure principe per la riduzione degli infortuni, sembrano non essere da sole sufficienti a operare quel cambio di mentalità e attitudine che tanto serve a innescare una vera inversione di tendenza della curva degli infortuni.
In tale scenario, la parola chiave è consapevolezza. L’obiettivo della formazione è, in effetti, quello di creare consapevolezza dei rischi e degli effetti che una situazione pericolosa può generare, ma non penetra nel profondo abbastanza da generare quel cambiamento di cultura che tanto è necessario.
È fondamentale invece oramai proporre soluzioni basate sullo sviluppo dell’attenzione e della consapevolezza profonda, in altre parole, mindfulness.
La mindfulness mira alla piena consapevolezza dello stato attuale in cui si vive, coinvolgendo e condizionando le percezioni soggettive e le esperienze sensoriali: applicata sul lavoro, migliora l’individuazione e la risposta ai rischi e ai pericoli, aumenta la concentrazione nei comportamenti rilevanti per la sicurezza e facilita risposte migliori ai carichi emotivi.
Le tecniche di meditazione e di mindfulness presuppongono e costantemente migliorano la consapevolezza del momento presente, generando una maggiore capacità di reagire in modo appropriato a situazioni potenzialmente pericolose o di emergenza, con conseguente miglioramento della sicurezza complessiva dell’ambiente di lavoro. Le stesse tecniche, poi, consentono a tale consapevolezza di mantenersi nel tempo, migliorando la capacità di concentrazione; si pensi a casi in cui i lavoratori sono impegnati in compiti complessi con implicazioni di sicurezza.
Questo processo di piena consapevolezza dello stato attuale in cui si vive, consente un sempre maggiore decentramento dai contenuti della coscienza (ovvero pensieri, emozioni e percezioni) in favore di una visione più chiara e obiettiva della dell’esperienza presente.
La mindfulness, evidentemente, ha un effetto positivo anche nella gestione dello stress, poiché incentiva a un atteggiamento non giudicante, ovvero un distacco equilibrato dalle esperienze della vita, anche da quelle negative, che consente di affrontare situazioni anche molto impegnative in modo calmo e resiliente.
In sintesi, studi hanno dimostrato che la mindfulness consente ai lavoratori di mantenere la concentrazione, di prendere decisioni più ponderate e consapevoli, di gestire meglio lo stress e, in generale, di essere più presenti e attenti alle attività che stanno svolgendo, riducendo così il rischio di incidenti o errori.
Una corretta applicazione di nuove tecniche e delle neuroscienze ai processi formativi può rappresentare la chiave per un concreto sviluppo e per il cambio di cultura necessario a dare una definitiva e concreta svolta agli numero degli infortuni.
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