Pop history #07 – Chic

di Marco Chelo
Pop history #07 - Chic

Eleganti nell’abbigliamento, raffinati nelle sonorità ricercate, non potevano che chiamarsi così.

Sto parlando degli Chic gruppo funk statunitense nato nel 1976 dall’incontro di due anime geniali, il chitarrista Nile Rodgers e il bassista Bernard Edwards, a cui si unirono Tony Thompson, l’ex batterista delle Labelle, e le cantanti Norma Jean Wright, poi sostituita da Luci Martin, e Alfa Anderson.

Un gruppo importante nel periodo della Disco Music per numero di vendite dei propri 45 giri e tra i più influenti sino ad oggi.

Escono subito con “Dance Dance Dance” ed “Everybody dance” ottenendo un discreto successo facendosi conoscere nel circuito underground e da Grace Jones che li invita la notte del 31 Dicembre 1977 allo Studio 54. La Jones è la regina indiscussa della nightlife newjorkese, è lei la star del celeberrimo Club di Manhattan, casa del jet set mondiale, vuole incontrare Nile e Bernard e proporli di produrre il suo prossimo album.

Entrare allo Studio 54 era difficilissimo, farlo la notte del 31 Dicembre impossibile.
I due si presentano per entrare, dicono di essere amici di Grace Jones, come lei aveva detto di fare, ma ricevono di contro una bella sportellata in faccia. Decidono così di tornare a casa, stappano una bottiglia di Dom Perignon, prendono la chitarra e il basso e iniziano a suonare. Il “fuck off” dedicato al door selector dello studio 54 si trasforma in “freak out”.

Nasce “Le freak” e la leggenda degli Chic.

Dopo le 6 milioni di copie vendute di “Le Freak”, escono “Soup for one” , “The great dancer”,  “I Want Your Love” , “Chic Cheer” e “Good Times”.

Finisce il periodo della disco music, Nile e Bernard che fanno?

Semplice, iniziano a produrre musica per altri. Sister Sledge, Madonna, Mick Jagger, Diana Ross. E ancora Steve Winwood, Carly Simon, Sheila  and B. Devotion e Debby Harry dei Blondie.

Tutti successi, apprezzati dal pubblico, usando lo stesso concept e metodo.

Nile e Bernard capiscono per primi che puoi essere bravo quanto vuoi ma l’aspetto fondamentale è catturare l’attenzione delle persone e per farlo diventano fondamentali i primi 10 secondi di ogni canzone. Ottenuta l’attenzione ci legano il breakdown anche di 4 minuti, un’infinità se pensiamo che i 45 giri di quel periodo durano poco più di 3 minuti mentre le loro canzoni più del doppio.

Un innovazione e un insegnamento della comunicazione anticipando i tempi di 40 anni, oggi infatti le persone sono abituate a skippare la musica dopo pochi secondi ascoltandola su Spotify, quei 10 secondi inziali sono quelli che permettono di dirci mi piace l’ascolto oppure non mi piace passo alla successiva traccia. Se ci pensiamo bene succede anche per la scelta di un film su Netflix ma anche in altri aspetti compreso un webinair, un corso, una lezione.

Come catturare l’attenzione delle persone?

Quei maledetti 10 secondi iniziali, quelli che fanno sì che le persone ti seguano, ti ascoltino. Se in presenza si percepiscono sensazioni e vibrazioni, on line tutto è più difficile. Inoltre siamo sinceri, ci sono argomenti che spesso sono difficili da far passare. Bisogna essere bravi, capire come trovare la strada giusta.

Non ho la cura per dirti quale sia, personalmente mi piace fare spesso il discente proprio per imparare da chi ha tanto da insegnarmi, un po’ come andare a un concerto per trovare quel loop di basso con i tocchi di chitarra elettrica di Nile Rodgers e Bernard Edwards capaci di tenere le persone in pista a ballare per tutta la durata delle loro canzoni.

Bastano solo 10 secondi, subito e tutto sarà differente.

 

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