Pizzicare le corde della mente

di Anna Franchina
pizzicare le corde giuste

È mai capitato di sentire la vostra canzone preferita alla radio ed avvertire una scarica di energia immediata?

Oppure ascoltando la melodia di note leggere al piano percepire un brivido di commozione scorrere sulla pelle? La musica ha un potere incredibile.

Onde vibranti che ci possono trasportare in un vortice di energia positiva o accentuare la nostra malinconia. Non a caso le parole che state leggendo si sono palesate mentre ascoltavo Leave a Light on di Tom Walker durante un rientro solitario in auto da una trasferta di lavoro.

Avete mai fatto caso al fatto che, quando siamo felici, il ritmo ci coinvolge e ci conquista? Invece se siamo tristi la mente rincorre il significato delle parole della canzone, portandoci a identificare sprazzi della nostra vita in quelle frasi malinconiche?

La musica può essere terapia, può essere ispirazione, può essere energia vitale. Permette di connetterci creando una forma di comunicazione istintiva che ci pizzica nel profondo. Sblocca ricordi, connette anime ed emozioni. È semplicemente aria che vibra per via di un corpo che oscilla: qui entra in gioco il nostro cervello che interpreta i segnali elettrici captati dal nostro sistema uditivo. Siamo una macchina meravigliosa quanto complessa, seppur estremamente delicata: le nostre orecchie se non adeguatamente protette possono irrimediabilmente danneggiarsi senza via di ritorno.

Non a caso, gli otoprotettori sono diventati dispositivi di terza categoria, quelli che proteggono da danni permanenti.

Mio nonno paterno, reduce dalla seconda guerra mondiale, perse progressivamente l’udito a causa degli scoppi delle bombe: quando nacqui io era già completamente sordo, aveva imparato a convivere serenamente con questa situazione ed io conservo un ricordo bellissimo del nonno che parlava sempre a voce tanto alta (avete notato che lo facciamo anche noi quando siamo semplicemente raffreddati? Perché non ci sentiamo!) ed al quale – per contro – dovevo parlare lenta per dargli il tempo di leggere le mie labbra. Suonava la tromba il nonno, nonostante non ci sentisse più.

Viveva di ricordi e trasmetteva forti emozioni: le vibrazioni non le sentiva con le orecchie ma erano accolte e sentite su un piano differente coinvolgendo tutto il corpo oltre alle mani con le quali, veloce e orgoglioso, pigiava i tasti del suo strumento.

È possibile apprezzare la musica anche se non la si sente? Si, è possibile.

Ogni parte del nostro corpo può avvertire una vibrazione differente a seconda dell’impatto delle onde sonore sui nostri fluidi corporei. Possiamo immaginare il nostro corpo come una enorme cassa di risonanza. E quando un senso ci viene a mancare, spesso gli altri assumono un ruolo compensativo e vengono elevati a livelli più alti di percezione.

Scegliete la vostra canzone in base al momento in cui siete: energica se avete bisogno di sprint, rilassante se avete bisogno di scaricarvi e rigenerarvi. Chiudete gli occhi: concentratevi sul ritmo del respiro accogliendo le note prima con le orecchie, lasciatele fluire nella mente, libere di esplorare.

Immaginate gli impulsi elettrici che raggiungono il cervello e liberate i pensieri. Lasciate andare.

La mente inizierà a viaggiare regalandovi un’avventura meravigliosa. Godetevi questi minuti completamente per voi in cui il tempo sembra quasi rallentare portandovi in un universo scevro da pericoli, ma… occhio al volume! 😉

 

 

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