PIT AREA’S VOICES #38 – Franco Arborio, Amministratore delegato EcoSafe & RSPP

di Rock'n'safe
Franco Arborio

Ciao, sciogliamo subito il ghiaccio, come ti chiami e quale ruolo rivesti in azienda?

Il mio nome è Franco Arborio.

Nella mia attività lavorativa ricopro due ruoli ben distinti:

  • Amministratore delegato della società EcoSafe S.r.l.
  • consulente/R.S.P.P: in diverse aziende di differenti tipologie di business andando dalla piccola azienda fino a multinazionali come IVECO – Stellantis – CNH ecc.

Questo doppio ruolo mi permette di esaminare la sicurezza da due prospettive differenti ovvero dal punto di vista dell’imprenditore e dal punto di vista dell’R.S.P.P./consulente.

Bisogna comprendere che chi conduce un’azienda è sottoposto a pressioni di stress molto importanti ed è coinvolto in numerosi questioni come ad esempio trovare i clienti, organizzare il lavoro per tutti, gestire la privacy, incassare i soldi, verificare i conteggi ecc. La sicurezza e l’ambiente sono quindi uno dei tanti argomenti con cui il datore di lavoro deve rapportarsi costantemente. Molte volte nel ruolo di R.S.P.P. quando effettuo i sopralluoghi periodici, chiedo al datore di lavoro di preparare dei documenti o fare delle attività di miglioramento per la sicurezza. Molto spesso al sopralluogo successivo chiedo se è stato fatto ciò che avevo chiesto ma molto spesso nulla è stato fatto. È per una questione di menefreghismo o per una questione di priorità?

In genere è valida la seconda risposta. I datori di lavoro sono ben consapevoli dell’importanza della sicurezza e della gestione ambientale ma nel contempo devono necessariamente seguire altri aspetti che hanno un’importanza strategica per permettere all’azienda di sopravvivere. Poi molto spesso il datore di lavoro ha una visione della sicurezza distorta e vede tutto come un obbligo senza riuscire a cogliere le opportunità legate alla sicurezza stessa e al benessere che potrebbe portare al suo personale.

Ecco che allora il ruolo dell’R.S.P.P. o del consulente assumono un ruolo importante. Affinacare il datore di lavoro per proporgli soluzioni valide che non solo per ottemperare ad una norma ma anche per migliorare la produttività e il benessere aziendale.

 

Come ti sei avvicinato/a a questo lavoro e cosa ti ha fatto capire che questo è il lavoro giusto per te?

Mi sono avvicinato a questo lavoro per caso. Dopo il diploma in meccanica volevo fare un corso per diventare un tecnico controlli non distruttivi. Il corso non è partito per mancanza d’iscritti e mi hanno proposto un corso per la sicurezza sul lavoro. Era il 1988!

Uno dei docenti principali era un tecnico della sicurezza in pensione che aveva lavorato per tutta la vita presso le Ferrovie dello Stato ed era stato incaricato di seguire la sicurezza nel 1956. Era una persona molto appassionata al lavoro che svolgeva e questo mi ha contagiato.

Probabilmente c’è stato un altro evento nella mia vita che ha segnato la mia strada. Quando avevo sei anni il papà della mia vicina di casa ha avuto un infortunio che lo ha paralizzato sulla sedia a rotelle. Un giorno che ero a casa di questa mia amica le ha domandato: “papà perché non mi accompagni più ai giardini?”
Ricordo la faccia triste del padre che rispondeva: “Sai Alessandra, non posso più accompagnarti perché non cammino più”.

Penso che questo evento mi abbia portato ad arrivare a dove sono arrivato.

 

Nel corso della tua carriera qual è stato l’episodio che ricordi con più piacere e quale con meno?

Il ricordo più bello lo vivo tutte quelle sere in cui mi rendo conto che fra le aziende che seguo nessuno si è fatto male. Non sempre è così. Mi pongo allora la domanda del perché è successo un infortunio. Il trovare nuove soluzioni mi porta a pensare che potrò migliorare la vita di molte persone.

Gli episodi più brutti quando mi rendo conto che, nonostante la dedizione e l’impegno, non riesco a far passare i concetti di sicurezza in maniera adeguata. Ciò però mi spinge a riflettere e cercare nuove soluzioni per migliorare.

 

Quali sono le soft skills che un/una professionista in questo lavoro lavoro deve assolutamente avere?

Un RSPP non deve solo possedere competenze tecniche, ma anche una serie di soft skills per svolgere efficacemente il proprio ruolo. Ecco alcune delle principali:

  1. Comunicazione chiara e persuasiva
  • Trasmettere informazioni complesse in modo semplice e diretto.
  • Convincere i vari interlocutori dell’importanza della sicurezza sul lavoro.
  • Modulare il proprio modo di parlare per adattarsi a ogni tipo di pubblico.
  1. Capacità di leadership
  • Guidare le persone verso comportamenti più sicuri con autorevolezza.
  • Stimolare il senso di responsabilità collettiva senza imporre regole in modo rigido.
  1. Gestione delle problematiche
  • Trovare soluzioni rapide ed efficaci di fronte a situazioni critiche.
  • Affrontare sfide inaspettate con un approccio pratico e propositivo.
  1. Abilità nell’ascolto
  • Prestare attenzione alle opinioni e alle preoccupazioni dei collaboratori.
  • Valorizzare idee e suggerimenti per migliorare la gestione della sicurezza.
  1. Empatia e comprensione
  • Comprendere le dinamiche interne e il punto di vista dei lavoratori.
  • Favorire un clima di fiducia, rendendo più facile il dialogo e la collaborazione.
  1. Controllo dello stress
  • Affrontare le emergenze mantenendo calma e lucidità.
  • Gestire pressioni e responsabilità in maniera equilibrata.
  1. Organizzazione strategica
  • Pianificare attività e interventi in modo ordinato ed efficiente.
  • Rispettare le priorità e le scadenze senza trascurare alcun dettaglio.
  1. Analisi critica e lungimiranza
  • Valutare i rischi con un occhio attento ai dettagli.
  • Identificare opportunità per prevenire problemi prima che si verifichino.
  1. Flessibilità operativa
  • Adattarsi velocemente ai cambiamenti nelle esigenze aziendali.
  • Modificare piani e procedure in base a nuove circostanze o imprevisti.
  1. Capacità di mediazione
  • Raggiungere un equilibrio tra sicurezza e produttività aziendale.
  • Creare compromessi che rispettino sia le esigenze aziendali che quelle normative.
  1. Gestione dei conflitti
  • Affrontare tensioni e divergenze con approcci concilianti e costruttivi.
  • Promuovere un ambiente di lavoro sereno e collaborativo.

Un RSPP, quindi, non deve limitarsi alle competenze tecniche ma saper interagire con le persone, motivarle e guidarle verso una gestione efficace della sicurezza in azienda.

 

Cosa ti aspetti nel futuro della salute e sicurezza sul lavoro? Pensi che le nuove generazioni siano più attente a queste tematiche?

Sono abbastanza fiducioso verso le nuove generazioni. Vedo tanti esempi virtuosi, quindi penso che la sicurezza sul lavoro nel prossimo futuro non verrà più vista come un qualche cosa a se stante ma come un elemento integrato e fondante all’interno delle organizzazioni presso cui si opera e nella propria vita.

 

Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane che si avvicina a questa professione?

Di riflettere bene sulla scelta che sta facendo. È un lavoro che da grandi soddisfazioni ma è anche un lavoro di grande responsabilità. Chi si occupa di sicurezza ha in mano la vita delle persone. Le scelte che prende possono causare dei danni gravi se sono sbagliate o grandi benefici se sono corrette. Quindi la responsabilità è veramente grande.

Poi valutare bene se possiede oltre che le competenze tecniche, anche le soft skill viste sopra. Ho visto RSPP che dopo pochi anni hanno dovuto cambiare lavoro perché non reggevano lo stress oppure non riuscivano a rapportarsi con persone che gli davano contro ecc.

 

 

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