PIT AREA’S VOICES #32 – Davide Chiarantini

di Rock'n'safe
Davide Chiarantini

Ciao, sciogliamo subito il ghiaccio, come ti chiami e quale ruolo rivesti in azienda?

Il mio nome è Chiarantini, Davide Chiarantini, parafrasando la celebre presentazione dell’agente 007 James Bond… Sono il Comandante di una piccola grande barca di soli 6 metri dal nome leggendario, Perla Nera, e dalle leggendarie sue imprese per il Tirreno, dalle Pontine alla Corsica e scrittore delle avventure veliche di Perla e non solo.

 

Come ti sei avvicinato/a a questo lavoro e cosa ti ha fatto capire che questo è il lavoro giusto per te?

Il navigare e lo scrivere (sono autore di un libro sulla vela “per tutti” e di tanti articoli a riguardo) hanno sempre fatto parte del mio DNA, essendo cresciuto in un posto di mare e avendo sempre scritto fin da quando ho imparato a tenere una penna in mano. Il navigare poi è uno scrigno di emozioni intense e molteplici mentre il saperle raccontare è un dono verso gli altri, di condivisione e coinvolgimento.

 

Nel corso della tua carriera qual è stato l’episodio che ricordi con più piacere e quale con meno?

Ogni uscita in barca a vela è un piacere inebriante, per la sua dimensione particolare in cui natura e barca si fondono in un dialogo tra vento, onde e vele. Quando poi con un barchino di soli sei metri partito da Santa Marinella ti avvicini a una meta in terra straniera dall’altra parte del Tirreno, l’emozione è profonda.

Di contro, quando l’incredibile potenza del mare e del vento si scatenano in modo inaspettato, si possono vivere attimi di grande tensione, come quella volta che Perla Nera fu colpita in pieno da una tromba d’aria e da un temporale violentissimo, al largo di Anzio. Furono tre quarti d’ora in cui la tensione di poteva tagliare con un coltello. Per fortuna la robustezza della piccola barca e le giuste azioni di conduzione in quella circostanza così improvvisa e violenta permisero di superare quel groppo senza alcun danno né a Perla Nera, né a chi era a bordo, mentre sulla costa i danni furono ingenti.

 

Quali sono le soft skills che un/una professionista in questo lavoro lavoro deve assolutamente avere?

Nel mondo della navigazione a vela, proprio perché si è in un elemento particolare come l’acqua (sia essa di un mare, di un oceano, o di un laghetto) e perché si è soggetti agli umori del meteo, uno skipper, o Comandante che dir si voglia, deve innanzitutto avere un grande auto controllo, perché dalle sue decisioni e dai suoi comandi verso le giuste azioni da intraprendere in certe situazioni, dipendono la salute e la sicurezza di tutto l’equipaggio.

I comandi non devono essere “ordini”, a meno di situazioni che stanno precipitando e necessitano di azioni rapide e corrette, ma indicazioni correttamente comunicate, in modo chiaro, ovviamente anche in funzione del tipo di equipaggio che è a bordo: se si hanno dei giovani in fase di formazione, sarà utile e prezioso anche spiegare il perché di una manovra da effettuare; se si è con altri professionisti o naviganti esperti, basterà “chiamare” la manovra da fare (es. “Pronti a virare”). Sempre fondamentale, prima di intraprendere un viaggio con un equipaggio soprattutto se non lo si conosce, fare un briefing in cui le norme di sicurezza e di salute a bordo vengano condivise con chiarezza, dai turni di guardia, all’uso delle dotazioni, alle azioni in caso di pericolo, ai ruoli a bordo. Infine, secondo me, un bravo Comandante, come tutti noi d’altronde, dovrebbe avere anche avere quella empatia e capacità d’ascolto che sono fondamentali per l’armonia e per capire come meglio far permeare i fondamentali su salute e sicurezza in barca ai membri dell’equipaggio. Quindi, ricapitolando, autocontrollo, capacità di comunicazione, empatia.

Ovviamente do per scontato che il Comandante sia con i controfiocchi, tanto per usare un termine nautico, e non un millantatore di credito che alla prima difficoltà se ne va a scogli…

 

Cosa ti aspetti nel futuro della salute e sicurezza sul lavoro? Pensi che le nuove generazioni siano più attente a queste tematiche?

Credo che tantissimo vada fatto in termini di consapevolezza e costruzione delle competenze relative a come costruire, in tutte le situazioni, la sicurezza del contesto in cui si è.

Vedo ovunque persone all’opera senza DPI e per mare vedo troppo spesso manovre di “marinai della domenica” che rischiano, ad esempio, di mettere una mano o un piede nella catena dell’ancora che sta calando in acqua, o il non indossare i giubbotti in caso di vento “fresco” (si intende con questo termine il vento che comincia a essere teso) né si legano per evitare cadute accidentali in acqua, o persone che fanno operazioni sull’albero della barca senza le giuste protezioni. Ampliando il discorso, vedo in realtà un peggioramento dei comportamenti, non solo sul mondo del lavoro (e i numeri delle vittime sono drammatici), piuttosto anche negli stili e nelle abitudini, per cui, se non si interviene in modo strutturale sul valore e sull’importanza della salute, della sicurezza e della prevenzione con un lavoro importante e stimolante già dalle scuole, la situazione potrà solo peggiorare.

Riguardo le nuove generazioni, continuo a vedere ragazzini dei licei fare impennate sui motorini davanti alle scuole o slalom tra chi degli studenti attraversa la strada davanti alla scuola, vedo un dilagare del fumo e dell’alcol in giovanissima età, abitudini che minano il fisico dei ragazzi, oltre all’uso di sostanze di tutti i tipi, anche solo “per provare”. Vedo i preoccupanti effetti dati dai social, da TikTok, a Threads o altri siti che permettono facili guadagni in cambio di qualche immagine. Lì è la salute mentale a essere messa a rischio e probabilmente non se ne parla a sufficienza. Noi adulti siamo troppo presi da altro, invece di tutelare i ragazzi con una loro più forte consapevolezza e l’aiuto a costruire la loro personalità, che non sia quella che va scimmiottata da stimoli dannosi e senza senso proposti dai social, che hanno ben altri interessi che non la salute dei nostri ragazzi.

 

Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane che si avvicina a questa professione?

Non solo a questa professione, ma a qualsiasi gesto quotidiano, che va da come si cammina, a cosa si beve, cosa si mangia e come si mangia, a come si taglia una fetta di pane senza affettarsi anche un dito, fino a raggiungere la propria impresa personale, che sia il riuscire in un proprio obiettivo, piccolo e grande che sia: vincere un concorso, una Olimpiade, laurerarsi, superare una paura o conquistare il sorriso di chi si ama: la salute e la sicurezza sono la vita.

E non c’è dono più bello della vita stessa. Custodiamola con cura.

 

 

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