PIT AREA’S VOICES #29 – Fabio Rivolta, QHSE Manager

di Rock'n'safe
PIT AREA'S VOICES #29 - Fabio Rivolta, QHSE Manager

Ciao, sciogliamo subito il ghiaccio, come ti chiami e quale ruolo rivesti in azienda?

Mi chiamo Fabio Rivolta e in azienda ricopro il ruolo di QHSE Manager, ASPP e Formatore (sicurezza e tematiche ESG).

 

Come ti sei avvicinato/a a questo lavoro e cosa ti ha fatto capire che questo è il lavoro giusto per te?

Il mio approccio con la sicurezza, quella con la S maiuscola, risale a più di 15 anni fa, quando lavoravo nei cantieri di perforazione petrolifera. In quegli anni ho lavorato in molti Paesi dell’Africa, in Sud America, Iraq, Borneo. Lì ho imparato che ognuno di noi ha in mano la propria vita e quella dei colleghi con cui lavora. Nulla è scontato o gratuito, ma se tutti mettiamo in essere i giusti comportamenti riusciamo a tornare a casa “interi” a fine turno.

Nei cantieri petroliferi il rischio che si corre ogni giorno è grande e, soprattutto, la sua percezione chiara e condivisa. Le esercitazioni di evacuazione vengono fatte a sorpresa a qualsiasi ora del giorno e della notte, e tutti le prendono sul serio. Eppure in quel contesto gli incidenti sono meno di quanto ci si aspetti: le persone non si distraggono, non cercano la via più comoda, non pensano che i DPI siano solo un intralcio. Per questo continuo a non capire, a non accettare, che nei nostri cantieri, nelle nostre fabbriche il rischio sia altrettanto chiaro ma gli incidenti all’ordine del giorno!

 

Nel corso della tua carriera qual è stato l’episodio che ricordi con più piacere e quale con meno?

Ora, a distanza di anni, ricordo con piacere un turno lunghissimo fatto in piattaforma offshore Libia, quasi 5 settimane perchè il mio cambio si era ammalato. Unico Italiano. Montaggio di attrezzature in condizioni molto proibitive, monitoraggio continuo delle stesse e delle misure effettuate. Per chi non lo sapesse un cantiere petrolifero lavora 24/7, e i turni giornalieri sono di dodici ore. Non si scherza. Esercitazioni a sorpresa: in piena notte suona la sirena, tutti al Muster Point con i DPI di sicurezza indossati pronti ad evacuare. Tutti ben istruiti su come identificare e segnalare i NeaMiss. Ho imparato molto, non tanto dalle procedure, ma proprio dalle persone che lavoravano con me. Ho imparato la serietà ed il rispetto. Rispetto verso gli altri, verso il lavoro e verso il rischio.

Episodi che ricordo con meno piacere? Non saprei, anche quelli meno piacevoli lasciano cicatrici che aiutano a crescere.

 

Quali sono le soft skills che un/una professionista del mondo della salute e sicurezza sul lavoro deve assolutamente avere?

Una soft skill che considero assolutamente fondamentale è la capacità di entrare in sintonia con le persone con cui lavoro, sia a livello comunicativo che empatico. Ho avuto la fortuna di collaborare con individui provenienti da paesi e contesti culturali, sociali, educativi e religiosi molto diversi.

Questa esperienza mi ha arricchito profondamente: ho imparato che condividere una lingua non è sempre sufficiente per una buona comunicazione; ciò che conta davvero è avere un obiettivo comune.

 

Cosa ti aspetti nel futuro della salute e sicurezza sul lavoro? Pensi che le nuove generazioni siano più attente a queste tematiche?

Mi piacerebbe essere ottimista.

I giovani si dimostrano più sensibili a queste tematiche, come alle tematiche ambientali. Tuttavia questa sensibilità sovente rimane solo nel mondo della teoria. Anche le nuove tecnologie dovrebbero concorrere a sviluppare una maggiore sicurezza sul lavoro. Tuttavia rimane sempre un caposaldo fondamentale: il lavoro di ognuno di noi, anche se non sembra ognuno di noi, nel suo piccolo può fare la differenza. Lo dico sempre nei miei corsi, il nostro esempio può essere contagioso. Ciò che mi aspetto, che spero, è che sempre più persone capiscano questo, e mettano in pratica comportamenti sicuri sul lavoro, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni, a casa, come in strada, o in discoteca o altrove.

 

Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane che si avvicina a questa professione?

Prima di imparare le leggi, le procedure, vorrei consigliare ai giovani di imparare ad ascoltare.

Ricordo una vecchia frase di uno spettacolo teatrale: “prima di parlare, taci e ascolta”. Ho visto giovani appena usciti dall’università, o dai corsi specialistici, scendere in produzione tutti perfettini e pretendere il rispetto di norme e procedure. Sembrerà banale, ma con gli anni ho imparato che è fondamentale guadagnarsi prima la fiducia delle persone, lavorare insieme, dare l’esempio, creare punti di contatto e condivisione.

Ricordiamoci sempre che per molti la sicurezza è ancora solo una seccatura: per alcuni datori di lavoro, come per molti lavoratori. Il lavoro di safety agent a qualsiasi livello di responsabilità, è un lavoro scomodo, sovente faticoso, a volte sembra di lottare contro i mulini a vento, ma ogni passo avanti, ogni piccolo successo e una tessera del puzzle chiamato benessere comune.

 

 

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