Sciogliamo subito il ghiaccio, come ti chiami e quale ruolo rivesti in azienda?
Mi chiamo Massimo Mascagni ed ero RSPP/HSE del Gruppo Montepaschi sino al 30/11/2022, dopodichè sono entrato in esodo.
Come ti sei avvicinato/a a questo lavoro e cosa ti ha fatto capire che questo è il lavoro giusto per te?
Nel 1997 ho iniziato ad occuparmi di safety e ambiente, prendendo tra le altre aziende anche il Gruppo Montepaschi. Quindi ho iniziato ad approfondire le due tematiche in contesti complessi, articolati e sfidanti. Ho capito che erano le due materie a cui mi sarei dedicato maggiormente.
E così è stato per 27 anni circa.
Nel corso della tua carriera qual è stato l’episodio che ricordi con più piacere e quale con meno?
Senza dubbio quello di aver portato come prima banca la mia azienda alla certificazione OHSAS 18001 nel 2007, convertita poi allo standar ISO 45001.
Il meno piacevole le difficoltà che si incontrano nelle grandi aziende ad implementare progetti per migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti.
Hai mai dovuto affrontare un grave infortunio di un collega? Se sì raccontaci la tua personale esperienza.
In più occasioni mi sono trovato ad affrontare infortuni gravi sia di dipendenti che di appaltatori, non ultimo il periodo del COVID che ci vedeva tutti impegnati ad evitare contagi in azienda con conseguenze in certi casi (soggetti fragili) molto critiche. In tutti i casi ha prevalso l’attenzione che l’azienda ha sempre dedicato alla tutela in prevenzione dei lavoratori in genere, ivi compreso l’utilizzo dei DPI e le buone prassi.
Quali sono le soft skills che un/una professionista del mondo della salute e sicurezza sul lavoro deve assolutamente avere?
Comunicazione, diffusione della consapevolezza, problem solving, creatività, visione d’insieme, resilienza e ascolto.
Cosa ti aspetti nel futuro della salute e sicurezza sul lavoro? Pensi che le nuove generazioni siano più attente a queste tematiche?
Maggiore consapevolezza e quindi maggiore attenzione da parte di tutti.
Di conseguenza maggiore partecipazione e il mondo della safety integrato con le materie di management aziendale. I temi safety nei piani industriali come strumenti di successo (qualità della vita aziendale, job satisfation, clima aziendale, ecc.)
Temo che avremo due mondi quello dei lavori a tempo, per le categorie di lavori “poveri” dove andrà sempre peggio, lavoro al nero, caporalato e in quei contesti saranno sempre più probabili gli infortuni mortali e le lesioni croniche o acute gravi o gravissime.
In controtendenza per i lavori da terziario o altamente specializzati o di livello top avremo condizioni di lavoro sicure, protette e votate prevalentemente alla prevenzione, condivisione e consapevolezza.
Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane che si avvicina a questa professione?
Crederci, credere che un mondo del lavoro più sicuro, più tutelato, più attento a tutti i lavoratori è anche un mondo di lavoro più felice, più produttivo che e quindi conviene a tutti prendersi cura dei luoghi in cui lavoriamo.
Ascoltare e confrontarsi con tutti.
Approfondire, capire cosa sta succedendo e perché, non arrendersi alle prima sconfitte, ma studiarle per capire la dinamica sottostante. Sporcarsi le mani, e far crescere chi ti sta accanto, una crescita collettiva è ricchezza per il contesto in cui si lavora.
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