Sciogliamo subito il ghiaccio, come ti chiami e quale ruolo rivesti in azienda?
Ciao a tutti e grazie per l’invito a partecipare a questa vostra rubrica che seguo fin dall’inizio con molto interesse. Mi chiamo Vito Schiavone e lavoro per l’Agenzia Spaziale Italiana rivestendo il ruolo di RSPP.
Come ti sei avvicinato/a a questo lavoro e cosa ti ha fatto capire che questo è il lavoro giusto per te?
È stato un lungo percorso; mi sono laureato in ingegneria elettronica nel 1993 e subito ho iniziato a lavorare in una società di ingegneria. La società era piccola, come dimensioni, e questo mi ha permesso di lavorare su più fronti come la progettazione, verifica e certificazione di impianti elettrici, il dimensionamento di serbatoi a pressione e la loro verifica mediante controlli non distruttivi, la verifica della rumorosità di impianti e attrezzature meccaniche nonché la verifica e la certificazione di attività industriali in conformità alle norme di qualità ISO 9000.
Finalmente mi occupai di radioprotezione e iniziai a svolgere l’attività di esperto qualificato. La radioprotezione si occupa della progettazione di strutture nonché della elaborazione di procedure volte alla protezione dei lavoratori e dell’intera popolazione dalle conseguenze legate all’impiego civile ed industriale di radiazioni ionizzanti quali raggi X, alfa, beta e gamma.
Questa attività mi entusiasmò più delle altre perché univa la passione che avevo per la fisica ad una indole personale che mi portava a prendermi cura delle altre persone. Pensare alla salute delle persone mi gratificava molto ed ogni giorno ero felice nell’andare a lavoro ed ero soddisfatto nel tornare a casa: avevo trovato il mio “perché”.
Di lì a poco entrò in vigore il D. Lgs. 626 del 1994 e, come potete immaginare, il salto dalla radioprotezione alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro fu veramente immediato.
Nacque così una vera e propria passione che ancora oggi, dopo quasi trenta anni ancora mi accompagna nel mio lavoro.
Nel corso della tua carriera qual è stato l’episodio che ricordi con più piacere e quale con meno?
Con piacere sicuramente quando iniziai a lavorare per l’Agenzia Spaziale Italiana: essere stato scelto con un concorso a svolgere il ruolo di RSPP in un ente così straordinario è stata una soddisfazione immensa: episodi negativi, fortunatamente, ne ho vissuti pochi e, probabilmente anche per carattere, oggi li ho totalmente rimossi. Solo mi resta qualche piccolo rammarico nel ricordare l’inizio della mia attività quando assistevo a comportamenti non sicuri senza riuscire ad avere la giusta autorevolezza per intervenire.
Hai mai dovuto affrontare un grave infortunio di un collega? Se sì raccontaci la tua personale esperienza.
No, fortunatamente no.
Quali sono le soft skills che un/una professionista del mondo della salute e sicurezza sul lavoro deve assolutamente avere?
Sicuramente la capacità di ascoltare: il lavoratore che assume comportamenti non sicuri spesso ha motivazioni che hanno a che vedere con la sua situazione personale e/o con l’ambiente in cui lavora. Capire il lavoratore è la prima cosa da fare per poter iniziare a mettere in campo tutta una serie di azioni che vanno dalla formazione alla motivazione, necessarie ad indurre un comportamento sano e sicuro.
Cosa ti aspetti nel futuro della salute e sicurezza sul lavoro? Pensi che le nuove generazioni siano più attente a queste tematiche?
Penso che nel futuro ci sarà sempre più attenzione verso queste tematiche; prima si diventava esperti in questa materia per caso, oggi invece tali figure nascono direttamente nelle università. E poi i ragazzi oggi sono molto più ricettivi rispetto alle passate generazioni. La cultura sta cambiando, grazie a tanti nostri colleghi che nel tempo hanno dedicato il loro tempo a trovare nuovi modi per trattare e comunicare questi argomenti. I giovani che si affacciano oggi al lavoro, da quel che vedo nell’ente dove lavoro, hanno sicuramente un atteggiamento più proattivo ed una sensibilità maggiore rispetto a quella che avevamo noi.
Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane che si avvicina a questa professione?
Studiare tanto e capire che questa attività necessita di una grande passione ed una forte motivazione affinché non diventi un semplice “adeguamento alle norme” ma un nuovo modo di vivere.
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