Siamo ormai nel 2023, un altro anno è passato e per fortuna si parla molto di sicurezza sui luoghi di lavoro (anche se per certi versi dovremmo dire “purtroppo” perché solitamente si parla di sicurezza quando succedono gli infortuni e di una certa rilevanza mediatica); ma vi siete mai chiesti da quanto tempo nel mondo viene affrontato veramente questo tema?
E non mi riferisco solamente a quando sono “nate” le leggi e le norme in materia di sicurezza ma a quando in modo più o meno formale è stato affrontata la tematica da parte dell’umanità?
Per mantenere viva la nostra memoria storica vorrei portarvi con me in questo viaggio indietro nel tempo, vorrei essere un po’ il vostro DOC Emmett Brown come lo è stato il magistrale Christopher Lloyd per Michael J.Fox nel grande classico “Ritorno al Futuro”, e inizio allora partendo da molto molto lontano.
Voglio iniziare con degli accenni che sono stati e sono sotto gli occhi di miliardi di persone da secoli e secoli, e per far questo andiamo insieme a “spulciare” addirittura all’interno della Bibbia!
Nel Deuteronomio (il quinto libro della Bibbia cristiana) al Passo 22-8 possiamo scovare questa indicazione rivolta agli operai edili dell’epoca, in merito alla realizzazione e l’impiego di dispositivi di protezione collettiva:
“Quando costruirai una casa nuova, farai un parapetto intorno alla tua terrazza, per non attirare sulla tua casa la vendetta del sangue, qualora uno cada di là”.
(non voglio soffermarmi sul fatto che per le case vecchie invece non ci fossero particolari indicazioni… anche perché sembra essere tanto simile all’applicazione moderno come concetto).
Proseguendo nel nostro viaggio tra le curve del tempo, possiamo trovare ulteriori spunti interessanti viaggiando nel IV secolo a.C. per ritrovare quelli che furono gli insegnamenti di Ippocrate, personaggio decisamente noto e definibile senza ombra di dubbio il padre della medicina scientifica moderna.
Tra i tanti insegnamenti che Ippocrate CONDIVIDEVA, si può trovare un suggerimento che veniva rivolto spesso ai suoi allievi per far sì che potessero svolgere al meglio il proprio compito, e che più o meno ai giorni nostri direbbe questo:
“Informati sempre del mestiere del tuo paziente”
Considerare la persona nel suo intero stile di vita così da poter conoscere e combattere le sue malattie, comprese quelle derivanti da aspetti presenti nel suo lavoro e poter così effettuare diagnosi più accurate.
Andando avanti nella storia, arriviamo fino al I secolo d.C. e incontriamo l’imperatore Tiberio Claudio Druso, interessato a migliorare le condizioni degli schiavi: l’imperatore decise che gli schiavi che si fossero ammalati, in caso di guarigione sarebbero stati considerati liberi… (nota personale: sicuramente possiamo definirlo certamente un buon proposito, anche se qualche dubbio sull’efficacia devo dire che mi rimane).
Nell’epoca medievale si hanno notizie in merito al lavoro svolto da corporazioni di arti e mestieri che in quel periodo supportavano i propri associati garantendo loro cure ed assistenza riguardo il lavoro.
Sempre nel tardo medioevo una bellissima indicazione si può trovare negli scritti di Paracelso e che ci riporta al concetto di esposizione ai rischi
“Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.
Chiaro no? Ok voglio essere buono, la traduzione è indicativamente questa:
“Tutto è veleno, nulla esiste che non sia velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto”
Come non pensare immediatamente a tutti quei rischi per la salute, dal chimico al rumore, dalle vibrazioni alla movimentazione manuale dei carichi, in cui proprio i valori dell’esposizione, per quantità e per tempi sono così importanti per valutare il livello di rischio e sui quali intervenire per ridurlo?
Ma proseguiamo nel nostro viaggio temporale facendo un balzo in avanti fino al 1556, anno in cui fu pubblicato il trattato di Georg Pawer il “De re metallica”, un testo incentrato sulle attività minerarie e metallurgiche che comprendeva tutta una serie di analisi su infortuni e malattie correlate riscontrate in quei settori (nota: come non ricordare con tanto affetto i profili di rischio di comparto che predisposti da ISPESL?). È interessante vedere che nel testo, all’epoca, la colpa degli infortuni era sostanzialmente addossata all’incapacità da parte dei lavoratori di svolgere i propri compiti.
Spostandoci un po’ in avanti, rimanendo nella sfera “letteraria”, arriviamo al 1700 in cui spicca, con orgoglio, il connazionale Bernardino Ramazzini fautore della pubblicazione del primo trattato sulle malattie occupazionali, il “De Morbis Artificum Diatriba”; il testo analizza circa 40 lavori osservati direttamente dal Ramazzini, con una valida descrizione dei rischi per la salute dei lavoratori e i possibili rimedi (e direi che un bel “Beccati questo Georg Pawer” ci sta tutto vista l’evoluzione del modo in cui è stato trattato l’argomento).
Voglio concludere il nostro viaggio nella storia in Italia, così da ritornare a quelle che furono le prime tutele emerse e le relative Leggi, tra le quali è doveroso richiamare la cosiddetta Legge Berti del 1886, relativa al lavoro dei fanciulli nelle cave, nelle miniere e negli opifici, che andava a vietare il lavoro in quei settori prima dei nove anni e metteva un paletto al lavoro notturno a non prima dei 12 anni.
Come abbiamo potuto vedere in questo breve viaggio, nel corso dei secoli i riferimenti ad elementi di salute e sicurezza sono molteplici e insieme ne abbiamo visti solo una piccola parte, sperando di aver stimolato la curiosità su quello che ci ha portato dove siamo oggi… e in che direzione dovremmo andare domani.
Qualora conosciate altre storie e aneddoti vi invitiamo a farceli sapere, in modo da poter allargare le nostre conoscenze grazie a voi e condividerle così con tutti quelli interessati in una grande storia della sicurezza.
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