Per ricevere bisogna imparare a dare

di Giuseppe Laregina
Per ricevere bisogna imparare a dare

Chip R. Bell, saggista e consulente, ha detto che “Un Mentor è una persona che aiuta un’altra persona ad imparare qualcosa che altrimenti avrebbe appreso meno bene, più lentamente o solo in parte, se fosse stata sola”.

Da maggio 2020 dedico una buona fetta del mio tempo libero ad attività di mentoring. Tutto è cominciato con un progetto che ho chiamato “Giovani senza Capo”; 100% Pro Bono e 100% Pro Giovani.

Eravamo in pieno lockdown. Per tutti, nessuno escluso, era un momento a dir poco straniante e su LinkedIn sono inciampato nel post di una ragazza che si scagliava contro quel muro di gomma che impediva ai giovani della sua generazione di entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro.

Mi sono rivisto in quell’assalto al sistema. Il conflitto intergenerazionale, se è vissuto come elemento di sviluppo e miglioramento collettivo, è da sempre il motore della crescita. Io stesso, 35 anni addietro, mi trovavo in quelle condizioni. Volevo cambiare il mondo e scrivevo lettere piene di furore e passione giovanile ad Indro Montanelli per contestare il sistema.

La cosa “folle” di quel mio impegno di amanuense? Montanelli rispondeva puntualmente e nel merito ad un ragazzino come me. Altri tempi? Forse.

Quattro anni fa risposi a quel post con l’obiettivo di essere io a posare il primo mattone per costruire un ponte tra generazioni. Non mi interessava lo scontro, è una pratica dispendiosa che lascia sconfitte ambo le parti, ma il dialogo basato sul reciproco ascolto.

Provai a raccontare che in un oceano sconfinato di problematicità ci sono eccezioni sia a livello di Aziende che di persone. Sono proprio queste eccezioni che rappresentano quel ponte intergenerazionale di cui abbiamo bisogno, perché sarà proprio quel ponte ad aiutare le due controparti ad unire gli sforzi per scavalcare quel muro che poco istanti prima appariva invalicabile.

È certamente vero che ogni cambiamento è nato da un momento di ribellione. Se Rosa Parks una sera non avesse deciso che era stanca di non poter scegliere dove sedersi chissà per quanto ancora le cose sarebbero rimaste immutate? In certi contesti serve più un patto che una guerra tra generazioni per permettere ai giovani di entrare in quel castello chiamato lavoro. Inutile far finta di non accorgersene, sono i “diversamentegiovani” a manovrare il ponte levatoio, oggi come trentacinque anni fa.

Raccontai come tutto gira attorno al trovare buoni maestri da cui poter imparare un mestiere, ma bisogna che, oggi come allora, sia chiaro che per farlo occorre la pazienza di ascoltare, perché un lavoro lo impari giorno dopo giorno, facendo anche parecchia fatica, e dicendo grazie a chi te lo ha insegnato al meglio.

Riconoscere con trasparenza i meriti dei nostri maestri ci aiuterà ad affrontare la sfida con noi stessi. Essere bravi come e più di loro. Lo racconta Kobe Bryant in un video, “siamo quello che diventiamo anche grazie alle persone che si sono prese cura di noi”.

Se ci fermiamo a ragionare su di un gesto considerato banale chi è riuscito ad allacciarsi le scarpe da solo al primo tentativo? Che io sappia nessuno. Senza la pazienza dei nostri genitori ed il nostro impegno individuale, e parecchi nodi inestricabili, probabilmente… indosseremmo solo mocassini.

Ho cominciato ad occuparmi di mentoring quattro anni fa e a “Giovani senza Capo” ho affiancato l’impegno in altri contesti come Mentrors4U, WomenX Impact, Young Women Network, Coltiviamoci di Ca’ Foscari ed il progetto Stanford Seed dell’Università di Stanford. Tutte queste opportunità mi hanno regalato tantissimo, aiutandomi a migliorare, solo per citarne una, la mia capacità di ascolto attivo.

Il bello di affiancare le persone giovani all’inizio della loro vita lavorativa è quello di seguire il decollo della loro carriera. I momenti in cui cerchi di mettere a fuoco la tua direzione, i tuoi sogni. Spesso li ho incontrati frustrati e smarriti, e, durante o a fine percorso, ho avuto la fortuna di condividere con loro la gioia del cambiamento e della crescita.

Impagabile. Una sorta di elisir di lunga vita!

È stato bello quando uno dei ragazzi mi ha raccontato che sarebbe diventato padre. O quando una delle mentee stava affrontando il tema del ritorno al lavoro dopo la maternità. In entrambi i casi mi sono rivisto nel ruolo di neopapà e, visto l’argomento, ho chiesto aiuto e consiglio a mia moglie, la donna che ha fatto di me una persona migliore, per cercare di offrire un solido supporto.

E come non gioire di fronte al whatsapp dello studente universitario che, alla fine del suo percorso di studi ed attraverso il mentoring, riesce a mettere a fattor comune studio e passione e ad ottenere uno stage post laurea nell’azienda dei suoi sogni? Sogno talmente grande che 9 mesi prima non aveva neppure il coraggio di confessarlo a se stesso.

Attraverso questi ed altri esempi ho capito che stavo costruendo qualcosa di veramente bello dal punto di vista della relazione tra esseri umani.

Mettere il nostro tempo a disposizione delle giovani generazioni è un investimento che, come direbbero quelli bravi, risulta win win.

Ne beneficia il mentee, ma anche il mentor che migliora ed affina alcune caratteristiche che faranno di lui un manager ed una persona migliore.

Per chi ricopre il ruolo di mentor i vantaggi sono molteplici:

  • Si imparare ad uscire dalla buca dei rapporti gerarchici.
  • Si valorizza l’importanza dell’ascolto.
  • Si reimpara a fare domande.
  • Si rafforza l’empatia (questa sconosciuta).
  • Migliorano le capacità di comunicazione.
  • Si ha l’opportunità di prendersi un momento di riflessione
  • Si scopre la ricchezza del reverse mentoring.
  • Si pratica il confronto generazionale, quello vero.
  • Alleniamo la comprensione delle aspettative e delle motivazioni di chi abbiamo di fronte.
  • Ci abituiamo al dialogo aperto, senza pre-giudizi rispetto al mentee.
  • Si accarezza la soddisfazione di sapere che sei stato importante per qualcuno.

 

Tuffatevi nel mentoring senza paura e pregiudizi.

Nuotate e spingetevi al largo.

Ne uscirete migliorati ed avrete offerto al vostro mentee un’occasione per costruire il suo percorso personale.

Aiutate i giovani a trovare quella strada dove si inoltreranno da soli e con maggiore… SICUREZZA.

 

We made a promise

we swore we’d always remember

no retreat, believe me, no surrender

Bruce Springsteen – No Surrender

 

 

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