Per il quieto morire

di Marco Colombo
per il quieto morire
Vivi e lascia vivere
Vivi e lascia morire
 
When you were young and your heart
Was an open book
You used to say live and let live
(You know you did)
(You know you did)
(You know you did)
But if this ever changin’ world
In which we’re livin’
Makes you give in and cry
Say live and let die

…“tuttavia, se fossi morto, sono sicuro che sarei l’ultimo a saperlo”. Così, 50 anni or sono (per l’esattezza, 52, nel momento in cui scriviamo), Paul McCartney chiosava il proprio commento circa le ricorrenti voci che lo avevano dato come stecchito e prontamente sostituito con un sosia già selezionato e formato molto tempo prima. Del resto, la combriccola complottista aveva già in mano non solo lo scoop musicale del decennio (sulla band del secolo), ma possedeva anche un mitologico book fotografico con tanto di biografie dei fantomatici possibili sostituti degli scarafaggi, in caso di dipartita improvvisa di uno dei componenti. Solo qualche anno dopo, con i Beatles ormai in ghiacciaia e i Wings tiepidamente accolti, lo stesso McCartney si ritrovò a parlare di morte in diverse modalità ed occasioni, una delle quali nella politicamente impegnata “Give Ireland Back to the Irish” (giù in strada ho sentito qualcuno urlare “Sunday Bloody Sunday” o sbaglio?).

Chiamata in causa in maniera più goliardica, ironica e perversamente asciutta, la morte fa poi nuovamente capolino in “Live and let die”, storico brano scritto e registrato nel 1972, che raggiunse il secondo posto nella classifica statunitense dei singoli più venduti, anche in quanto pilastro della colonna sonora dell’omonima pellicola della serie di 007, riprodotta nei cinema l’anno successivo.

“Una volta pensavi ‘vivi e lascia vivere’, ma se questo mondo in continua evoluzione ti fa arrendere e piangere, allora dì… vivi e lascia morire”. ‘Lasciar morire’. Espressione sdoganata a livello planetario proprio dal più solare ed energico dei quattro di Liverpool. Cosa si lascia morire? Per vendetta, per denaro, per incuria, ma anche per disinteresse, disillusione; si lasciano morire idee? Ideali? Semplici ambizioni? Aspirazioni? O si lasciano morire anche persone?

Non c’è bisogno di un nuovo articolo che ci racconti delle stragi dentro e fuori i luoghi di lavoro.

C’è bisogno di smettere di scrivere. C’è bisogno di smettere di leggere. Pit stop. Pausa. Time out. C’è bisogno di tagliare le parole, e iniziare a far andare le mani. E i piedi, nel caso. Camminare, salutare, comunicare. Lavorare. Ripensare. Riprogettare. C’è bisogno di ragionare diversamente. C’è necessità di vivere diversamente. Vivere, sì, questa è la parola esatta. Che nulla è se non l’ormai proverbiale complicazione che distrae mentre si è impegnati a stendere altri progetti. Progetti che rischiano di restare drammaticamente tali, per sempre. Perché la sicurezza è la complicazione che distrae mentre si sta svolgendo il proprio lavoro, con l’intento di lasciare agli altri solo l’inferno. E allora per quieto vivere, solo perché è obbligatorio, si fa il minimo indispensabile. Senza esporsi, senza affrontare apertamente e con lungimiranza l’argomento scomodo, improduttivo e costoso.

What does it matter to ya
When you’ve got a job to do
You gotta do it well
You gotta give the other fellow hell

“Che ti importa, quando hai il tuo lavoro da fare? Devi farlo bene, … e devi lasciare indietro gli altri” (or give ‘em hell back, if you prefer).

Per il quieto vivere.

Per il quieto vivere, si lascia che il buon viso raggiunga il proprio scopo tramite un cattivo gioco.

Per il quieto vivere, si cerca di far risparmiare un centesimo al direttore e un noioso corso ad un operatore.

Per il quieto vivere, si usano fette di mortadella dorata, pur di coprire gli occhi di chi dovrebbe vedere.

Grazie al quieto vivere… Non è mai migliorato nessuno.

Grazie al quieto vivere… Non si è mai salvato nessuno.

Perché se uno è stronzo, non je posso dì stupidino – si crea delle illusioni – je devo dì stronzo!

Perché “per il quieto vivere” non si dicono e non si fanno troppe cose.

Ed è per le cose non dette e le azioni non fatte, che il quieto vivere si trasforma inevitabilmente in quieto morire.

[and we] “can’t take it no more, please hit the lights”.

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