àntàt che pense a fo amò ù pàs
Mete òl pè ala fì de l’as
Al fàe franc e ànvece sète “crac”
Al mumènt capèse mìa bè tòt
Sota i gambe sète doma àl vòt
So mìa sa l’è pura o piò negot
E pase zo…E pase zo…E pase zo… E pase zo…
A go piò gnà àl tèp de tirà zo ù “Porco…”
Mentre penso faccio ancora un passo
metto il piede alla fine dell’asse
la facevo salda e invece sento “crac”
al momento non capisco più niente
sotto le gambe sento solo il vuoto
non so se è la paura o più nulla
e vado giù, vado giù, vado giù…
non ho più neppure il tempo per gridare un “porco…”
Quella lingua è dialetto bergamasco. Una lingua che per tanti anni è stata la lingua ufficiale dei cantieri edili di Milano, dove gli operai lavoravano a cottimo, una forma di retribuzione calcolata in base alla quantità di lavoro effettivamente fornito.
E quindi dai, che più si lavora e più si guadagna.
Tiziano Incani, il Bepi, è un poliedrico artista e cantautore bergamasco che nel 2008, anno che nella sicurezza è famoso per un certo decreto, nel suo album 5ar! pubblica “Pase Zo”, Cado Giù, la storia di un muratore, della sua vita, della sua quotidianità, dei suoi progetti, spezzati come si spezza la tavola del ponteggio che avrebbe dovuto sostenerlo e le sue sue sensazioni, mentre cade. Cade senza neppure il tempo per un’ultima bestemmia. Mi sembra Val Kilmer quando interpretando Doc Holliday nella sfida all’OK Corral in “Tombstone” dà l’ultimo saluto a Kevin Costner (Wyatt Earp): Che cazzata… Morire senza gli stivali.
Una canzone difficile da definire. E sicuramente atipica. A parte il dialetto, ma dura più di 7 minuti. C’è tutto quello che deve essere.
Credo che “Il Bepi” sia uno dei pochi cantautori che può dire di aver salvato una vita. A un corso di lavori in quota un operaio bergamasco all’epoca cinquantenne (2013 credo) mi disse che aveva ascoltato “Pase Zo” a un concerto a Grumello del Monte (BG). Qualche giorno dopo su un ponteggio non si fidò di alcune tavole ricordando la canzone, le provò con particolare attenzione e cedettero al suo passo. Ma lui era attento ed era legato con la cintura. Mi disse, in bergamasco: “‘La canzone del Bepi mi ha salvato la vita”. E io credo che non sia l’unico. Credo che quella canzone abbia fatto tanto per tanti. Per me “Pase Zo” è una bella pagina di storia della Sicurezza sul Lavoro in Italia. Come ROCK’N’SAFE.
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