Fare domande: un superpotere prezioso che tutti avevamo da bambini.
Con il passare del tempo, però, sembra che abbiamo fatto un accordo con noi stessi: meno domande, meno rischi di fare brutta figura.
Sono i “nemici delle domande” che ci tengono lontani da questo potente strumento.
Ne riconosco almeno 4
- La paura del giudizio: un grande ostacolo a fare il primo passo per chiedere.
- La sensazione di sapere già tutto: un tranello della troppa sicurezza.
- I preconcetti: come un muro fatto di certezze, prevengono molte domande.
- La fretta: ci impedisce di fermarci e farsi le domande giuste, preferendo invece l’azione frettolosa.
È un vero peccato, perché le domande sono il carburante per la creatività, mettono il focus sulle criticità e ci aiutano a evolvere e migliorare. In un’organizzazione, le domande dovrebbero fluire liberamente, come un fiume in piena: dal basso all’alto, dall’alto al basso, fuori e dentro, dentro e fuori.
Sembra che il silenzio, l’assenza di domande, ci tenga al sicuro. Come possiamo ribaltare la situazione e rendere le domande “sicure”?
Ecco qualche dritta:
- Creare momenti dedicati: anche se all’inizio sono popolati solo da un silenzio che sembra interminabile, se creiamo spazi appositi per le domande comincerà a diventare un’abitudine e qualcuno si “butterà”
- Niente giudizi: niente sguardi strani né “etichette” da appiccicare a chi ha parlato
- Ogni domanda è benvenuta: Anche quelle che fanno un po’ male. La diversità di pensiero è oro. Ascoltare per capire, non per giudicare o confutare
- Anonimato iniziale: All’inizio, se serve, inizia raccogliendo le domande anonime
- Applausi per le domande TOP: Premia chi si fa avanti con domande che fanno pensare. Gli altri si sentiranno più invogliati a condividere le loro domande
E tu, hai qualche trucco per rendere le domande ancora più “sicure”?
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