“The Gazette”, Montreal, 9 agosto 1992 – […] “A combination of bad vibes, bad luck and bad health combined to turn last night’s purported hard-rock explosion into a dud”. […]
“Brutta aria”, “pessimo presentimento”, “sfortuna”, “cattive condizioni di salute”, “infortunio”, “catastrofe”. Tutte espressioni dalla connotazione evidentemente negativa, correttamente utilizzate e/o sottintese dal quotidiano locale per descrivere i fatti accaduti la sera precedente, quando la combinata di co-headliner Metallica – Guns n’ Roses avrebbe dovuto generare una deflagrante “hard-rock explosion”, che finì invero per trasformarsi in un “dud”, un disastro.
Antefatto: durante il consueto briefing avvenuto poco prima dello show dei Metallica, i pirotecnici dimenticano di comunicare a tutti i membri della band l’aggiunta di alcune cariche esplosive/incendiarie, installate non solo a fronte palco ma anche nelle due aree laterali.
Conseguenza: il frontman James Hetfield, non essendo a conoscenza dell’esatto posizionamento dei nuovi dispositivi pirotecnici presenti, finisce (“bad luck”) con l’essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, venendo avvolto da una fiamma generata da polvere di alluminio esplosa ed incendiata a 3.200 gradi, alta 12 piedi (circa 3 metri e mezzo).
Danni subiti dall’infortunato: ustioni di secondo e terzo grado al lato sinistro del corpo, in particolare mano, braccio, schiena, volto.
Entità dell’infortunio: 17 giorni di temporanea inabilità al lavoro, più diverse settimane di inabilità parziale al lavoro (essendo stato “declassato” da cantante e chitarrista, a solo cantante, per il resto del tour, avvierà una causa al datore di lavoro – …naaa, questo non è vero!).
Conseguenze dell’infortunio: chiusura anticipata dello show dei Metallica, conseguente pessimo umore di Axl Rose in quanto già morso dal dubbio di non essere il protagonista assoluto della serata ancor prima che la sua performance abbia inizio, scaletta degli stessi Guns n’ Roses dimezzata, pubblico inferocito che si sfoga dando fuoco a bicchieri, lattine, riviste, seggiolini e ingaggiando duelli con i soli 200 “UPG” presenti.
Danni materiali: stimati in circa 400.000$, più il valore dell’anello incandescente che è stato tagliato dal dito di Hetfield durante i soccorsi.
Ora, al di là di qualche accenno umoristico, tutt’al più dovuto all’allora straripante narcisismo del vocalist della band di Los Angeles, cosa emerge dai fatti sopra descritti? In altre parole, quali sono state cause e conseguenze di quello che in altri termini nulla è, se non un infortunio sul lavoro?
Andiamo per gradi.
Innanzitutto, alla base dell’evento infortunistico troviamo un problema di mancata comunicazione (qualcuno ha per caso cantat… detto “Communication Breakdown”?): come mai alla band non è arrivata un’informazione così importante, in un momento cruciale? Tutto porta quindi a pensare che, come noto, detto e ribadito, anche nel momento in cui potrebbero apparire ridondanti e scontate, alcune procedure fondamentali devono essere seguite ed eseguite a regola d’arte (è sempre quel qualcuno di cui sopra, che ha detto “articolo 2224!”? …vi ricordo che qui non si fanno riferimenti legislativi!).
In seconda battuta (cronologicamente per secondo, primo per importanza): il danno all’infortunato. Poteva andare peggio. Dite, poteva anche andare meglio? Certo, lo avrebbe preferito anche Hetfield. Ma il caso avrebbe comunque rappresentato un clamoroso, inquietante esempio di near miss. E, a prescindere, l’analisi dei rischi si fa partendo dal worst case, ragazzi!
Continuando, possiamo elencare i danni economici, tra risarcimenti e mancati introiti, subiti dagli organizzatori e da tutte le aziende appaltatrici; i danni d’immagine, subiti dalle stesse aziende in termini anche peggiori di quelli economici – parafrasando, “più l’evento è esposto, più il danno è visibile ed ingente”.
Non “procedurizziamoci la vita” (che brutta parola!), ma evitiamo di sottovalutare i rischi! Potremmo rimare… “scottati”, per così dire.