Protagonista del nostro Live di oggi: Pierluigi Lanzarini, CEO Campustore.
Pierluigi, cos’è Campustore?
Campustore è un’azienda italiana, una cosiddetta Ed-Tech. Siamo una delle principali aziende in Italia per la fornitura di tecnologie didattiche alla scuola. Durante la pandemia uno dei due numeri verdi che erano sul sito del Ministero dell’Istruzione era il nostro, nel mese di marzo abbiamo risposto a 3540 chiamate di insegnanti. Siamo ente di formazione certificato dal Miur.
Cosa è successo al mondo dell’istruzione durante la pandemia?
Tutto il mondo è cambiato tantissimo e rapidamente. È partita quasi una quarta rivoluzione industriale. In futuro non avremo più la DAD ma avremo l’Hybrid Learning. Se alla mia generazione fosse capitato il Covid non avremmo fatto lezione. Chi ha un’idea più bella della DAD lo dica, a condizioni sanitarie pari! Abbiamo avuto la percezione di una grandissima passione e di un grandissimo impegno sociale da parte degli insegnanti, abbiamo trovato telefonate non risposte dal centralino il sabato e la domenica o alle 10 di sera. Dall’altro lato però abbiamo notato un’assenza di conoscenze tecniche e informatiche. Negli anni precedenti non tutti hanno investito nella formazione o per scelta personale o per scelta della scuola. Le scuole che hanno investito in formazione prima della pandemia sono partite praticamente il giorno dopo con la didattica a distanza.
Qual è la necessità oggi quando parliamo di educazione dei ragazzi?
Io credo che questa cosiddetta generazione Z sia nata col digitale, pensare di non utilizzarlo a scuola è una lotta contro i mulini a vento. Il digitale fa parte della loro cultura, il problema è riuscire a dare delle regole ai ragazzi sull’utilizzo del digitale e di darcene anche noi come adulti. Le grandi paure sono la sicurezza e la dipendenza. La sicurezza non la puoi decidere con un decreto legge, ma a tavoli come quello del G20, insieme alle grandi multinazionali che hanno in mano i cosiddetti social. Il riconoscimento dell’identità digitale dei ragazzi e il GDPR purtroppo non sempre collimano. Per capire se un ragazzo ha 12 o 16 anni, ci potrebbe aiutare l’intelligenza artificiale, ma molti sono contrari al suo utilizzo. Per legge stabilisci che un certo strumento sotto i 12 anni non lo puoi usare, ma poi lo devi applicare.
L’Europa sta parlando con le grandi multinazionali per cercare di trovare delle regole condivise. Siamo molto avanti sulla tutela della persona, si deve però trovare un accordo sulla parte tecnologica. Nessuna di queste grandi aziende ha interesse che il suo strumento venga usato male.
Vietare il digitale è anacronistico oggi, cosa si può fare?
Serve l’educazione da parte all’uso del mezzo digitale. Iniziamo a fare utilizzare il mezzo digitale, social compresi, ai ragazzi facendo lezione, capiranno da soli quali sono i pro e i contro, si renderanno conto della pericolosità del mezzo, ma gli va spiegata.
Il secondo aspetto è che vanno fatti dei lavori all’interno delle scuole e delle famiglie a livello di sicurezza, per fare in modo che ci sia una navigazione protetta. Abbiamo fatto una serie di webinar con Telefono Azzurro proprio su privacy e cyber security.
Articolo e postproduzione video di Graziano Ventroni
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