Questa storia è stata scritta prima della recente scomparsa del protagonista della narrazione. Abbiamo voluto pubblicarla comunque, senza modifiche, in ricordo di un fatto meno noto ma sicuramente positivo, di un personaggio che non ha bisogno di presentazioni (n.d.r.).
“Figli di …”.
Non è certo la prima volta che sui giornali se la prendono con lui.
La sua storia è costellata di volte nelle quali i giornali lo hanno attaccato per i suoi comportamenti. E lui se n’è sempre fatto una ragione ripetendosi che non importava. Magari qualche lamentela, ma tutto finiva lì.
Stavolta però gli importa eccome.
Non riesce però a spiegarsene il motivo. Forse è perché le altre volte avevano anche ragione a criticarlo, ma questa volta no.
Che diamine, continuano a bombardarci di comunicazioni su come proteggerci dal virus e poi…
“Che si fottano”. Sua moglie è entrata nella stanza con un tablet in mano e gli mostra l’articolo.
Lui annuisce, ma non gli basta. Lasciarsi scorrere addosso l’ennesimo attacco non gli va. Perché stavolta c’è qualcosa di diverso: stavolta lui è sicuramente dalla parte dei giusti.
Afferra lo smartphone, cerca una foto e scrive un post su Instagram.
Poi esce, si toglie le ciabatte e inizia a camminare sull’erba. La sensazione che gli dà è sempre la stessa. Libertà, connessione con la natura, felicità. Basta poco in fondo per sentirsi bene, si ripete.
Non era così qualche anno fa, quando invece credeva sempre che gli mancasse qualcosa.
Ripensa alla sua vita da bambino quando camminare sull’erba, quella poca erba che si poteva trovare dove abitava lui, gli trasmetteva le stesse sensazioni. E gli bastava allora e gli basta ora.
Certo, nel mezzo, è successo di tutto.
Rientra in casa per pranzare. Dopo pranzo prova ad aprire un libro, seduto nella sua poltrona preferita.
Ci prova, ma non ci riesce. Si è imposto di guardare meno possibile lo smartphone e di usare i social veramente poco. Ma stavolta è diverso e vuole vedere come hanno reagito i suoi follower al post di qualche ora fa.
Lui si sente dalla parte dei giusti, questa volta, ma cosa ne penseranno gli altri?
Apre l’app e nota subito con piacere che sono tantissimi i cuoricini arrivati in poco tempo e che ci sono anche tanti commenti. Non può certo leggerli tutti, ma la app ne segnala uno.
È di Giannina, sua figlia: “Chi critica così tanto quello che fa un altro è perché non ha niente da fare. Lasciali parlare…”.
Ultimamente non hanno parlato spesso e lui pensava che lei stesse sempre più allontanandosi da lui.
E ora invece questo commento lo riempie di soddisfazione. Lo fa sentire fiero.
Ha fatto bene a controbattere, ha fatto bene a prendere posizione.
Li lascerà parlare, ma lui ha detto la sua. Stavolta non ha voluto dargliela vinta.
Quei giornalisti troppe volte hanno scritto contro di lui sebbene non fossero certo dei santi.
Troppe volte quei giornalisti hanno influenzato milioni di persone, facendo in modo che lui diventasse un brutto ceffo, uno da evitare.
E invece stavolta sono loro quelli da evitare e lui quello da seguire.
Stavolta lui è l’esempio positivo. E questa nuova sensazione gli regala una scarica di adrenalina. La stessa che provava quando segnava meravigliosi gol davanti a migliaia di persone.
Ora può provare la stessa sensazione essendo di buon esempio. E lo possono fare tutti.
Prende le chiavi dell’auto e va verso suo figlio di 7 anni che sta guardando un video. Gli dice “andiamo, usciamo a fare un giro e mi raccomando, non dimenticare la maschera, perché tutti possiamo essere un esempio positivo per gli altri e tutti possiamo trarne beneficio”.
Non avrebbe mai pensato di dire una cosa del genere, ma prova un grande piacere uscendo dal cancello di casa con suo figlio mentre alla radio parte una canzone dei Green Day, una delle sue preferite: Basket Case.
“Do you have the time to listen to me whine?”
Eh no, questa volta non era una lamentela, era prendere una posizione. Una posizione di leader per la salute!
Questa storia è ispirata a un fatto realmente accaduto relativo a Diego Armando Maradona.
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