Caro amico ti scrivo.
Così inizia una delle canzoni sicuramente più conosciute della discografia italiana, scritta ed interpretata dal mai dimenticato Lucio Dalla.
Sul cantautore bolognese hanno scritto tutti e di tutto come merita chi resta immortale nella storia della musica italiana, personalmente l’ho sempre considerato un poeta visionario e grande innovatore. E “L’anno che verrà” ne è degna rappresentazione. Una lettera scritta ad un amico forse immaginario come qualcuno ritiene, un valore mistico ad una canzone oggi ancora capace ascoltandolo di creare sensazioni uniche. Quello che considero straordinario è la contemporaneità del testo. Un capolavoro della comunicazione capace rileggendolo oggi dopo 42 anni di spunti di riflessioni.
La canzone viene scritta in un momento molto difficile della società, alla fine del 1978, collocandosi nel periodo degli anni di piombo.
Inizia proprio con un saluto ad un amico per raccontargli l’anno che sta terminando. Siamo in un momento storico particolarmente difficile, l’Italia si scopre povera con un’inflazione del 20% ma soprattutto da anni vive un momento di violenza, sono gli anni del terrore, solo pochi mesi prima viene ucciso Aldo Moro ma tutto il decennio è costellato da stragi che ancora per anni non avranno termine. Tutto questo appare nel testo ed è straordinario come queste parole oggi possano riflettere la situazione che stiamo vivendo invece noi.
“Si esce poco la sera compreso quando è festa e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra e si sta senza parlare per intere settimane, e a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane”.
All’epoca era la paura della violenza a causare effettivamente la chiusura in casa delle famiglie, oggi viene imposta per combattere un nemico invisibile che ci costringe a vivere meno liberi e a limitare proprio i rapporti sociali.
Ma la malinconia e la triste realtà scompaiono subito dopo.
“Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando”.
Da qui parte un inno di speranza alla vita attraverso parole che raccontano una società con un senso di comunità, dove avvengono miracoli, dove chi soffre smetterà di farlo attraverso un futuro di giustizia. Ma lo stesso Dalla sa essere un sogno man mano che leggiamo il testo
“vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare”.
sino a concludersi in una escalation di note e sonorità più incalzanti con la chiusa:
“vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch’io”.
Ed è la sua conclusione che ritengo straordinaria. In questa poesia musicale pop rock rileggo tutto il concetto di Safety Leadership. Viviamo un periodo storico non solo complicato. Mentalmente la stanchezza spesso la si avverte in un clima di incertezza sulla salute e di difficoltà anche economiche che ci toccano spesso nella sfera familiare. Ma i motivi di sofferenza devono lasciare spazio alla fiducia continuando ad esser presenti agli altri contro ogni paura, debolezza e soprattutto indifferenza comportamentale. Questa è la lezione che ci viene lasciata in eredità da Dalla, importantissima per tutti coloro che la sanno vedere. Se fosse possibile saltare questo tempo e andare direttamente a domani, credo che tutti vorremmo farlo. Ma non è possibile. La nostra responsabilità è quella di essere presenti e punto di riferimento, guidare in questo momento alle scelte più giuste, consigliare, far sapere che ci siamo, perché come diceva Dalla “come diventa importante che in questo momento ci sia anch’io” anche se non fisicamente. Rassicurare e far comprendere come ogni nostro gesto si ripercuote nella collettività spesso lavorativa intrecciandosi nelle vite di ognuno. E portare fiducia, siamo noi che l’alimentiamo, siamo noi che dobbiamo essere capaci di donarla agli altri attraverso la rassicurazione che passa da una continua comunicazione indicando la strada più giusta da intraprendere sempre insieme. O anche semplicemente ascoltando o attraverso una telefonata. Abbiamo una grande opportunità che questo periodo ci sta lasciando, ricominciare dai rapporti interpersonali e cucire quel tessuto sociale base per una società sana.
In fondo Cari amici, l’anno che sta arrivando tra un anno passerà, è questa la novità.
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