Sul finire degli anni 90 del secolo scorso i ricercatori hanno iniziato a servirsi di nuove tecnologie più sofisticate e, allo stesso tempo, avvantaggiarsi di conoscenze sempre più avanzate sul cervello e sui siti della memoria implicita. Tali ricercatori hanno utilizzato alcuni agenti chimici noti per la capacità di distruggere nuove sinapsi instabili, non consolidate, ma non sinapsi già consolidate e bloccate: hanno applicato tali agenti poco prima o poco dopo la riattivazione di un apprendimento emotivo consolidato scoprendo che, in alcuni casi, risposte consolidate e ben apprese scomparivano completamente e non potevano essere rievocate.
Questo significava che sinapsi consolidate potevano essere sbloccate, cioè fisicamente convertite in uno stato plastico o labile simile a quello delle sinapsi prima del consolidamento iniziale. Questo nuovo stato di labilità o di destabilizzazione (“finestra di riconsolidamento”) è solo temporaneo, prima che venga bloccato da un nuovo consolidamento. Questo riguarda non solo le condizioni di laboratorio, ma anche quei ricordi impliciti riattivabili dalle esperienze di vita.
Contrariamente a come abbiamo pensato per un secolo, il consolidamento degli apprendimenti:
a) non è un processo definitivo, di una singola volta;
b) non è indelebile e può essere riportato temporaneamente ad uno stato deconsolidato che consente la cancellazione non solo con mezzi chimici, ma anche con dei nuovi apprendimenti che avvengo all’interno di una finestra di riconsolidamento.
Come funzione il riconsolidamento
In neuroscienze il termine “riconsolidamento” indica sia il nuovo bloccaggio delle sinapsi nella fase finale del processo naturale di sblocco, sia l’intero processo di sblocco che comporta la correzione ed il nuovo bloccaggio delle sinapsi (la ricodifica di un ricordo che permette la riorganizzazione della memoria esistente).
Inoltre i neuroscienziati si basano su dei marker comportamentali specifici che segnalano l’effettiva cancellazione del ricordo:
a) non-riattivazione: una risposta emotiva specifica diventa immediatamente e stabilmente non più riattivabile da parte di quei trigger o situazioni di stress capaci in precedenza di stimolarla;
b) cessazione del sintomo: sintomi sia nelle loro componenti comportamentali, emotivi, cognitive o somatiche o cognitivi scompaiono in modo stabile;
c) permanenza senza sforzo: la risposta emotiva e dei sintomi non si riattiva senza sforzo e senza misure contro-attive.
Quello che però i singoli ricercatori sottolineano è che la singola operazione di riattivazione di un ricordo target non è sufficiente a renderlo labile e quindi modificabile perché la riattivazione del ricordo è solo il primo dei due passaggi necessari per essere sostituito da un nuovo apprendimento. L’altro, di contro, è la percezione di un’esperienza che non corrisponde al ricordo target, che si deve porre rispetto al primo o come una novità o come una sua contraddizione. A questo punto, se dovessero sussistere queste condizioni, il ricordo potrà essere aggiornato da una nuova esperienza di apprendimento.
Pertanto, possiamo dire che, il riconsolidamento è reso possibile dalla violazione di un’aspettativa basata sull’apprendimento precedente (mancata corrispondenza), con conseguente sblocco delle sinapsi relative a tale apprendimento, altrimenti la cancellazione non si può verificare.
A completamento di tale discorso, occorre precisare che, la cancellazione è legata solo all’apprendimento definito come target, ma non agli altri apprendimenti strettamente legati ma non riattivati. Tant’è vero che, in alcune ricerche sull’uomo, si è dimostrato che la cancellazione di una paura appresa, non compromette la memoria episodica. L’episodio può essere raccontato ma la paura associata non viene più evocata. Questo prova che memoria implicita e quella episodica fanno parte di rete mnestiche diverse
Colonna sonora di questo mood gli Iron Maiden con Wasted Love, ricordi oramai decantati al punto giusto.
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