Troppe volte ci appelliamo all’accidentalità delle cose per spiegare alla nostra mente la tragicità di certi eventi. Senza essere fisici o metereologici sappiamo che uragani, tornado e cicloni devastanti sono il risultato di una combinazione di pressione, clima e correnti d’aria che Madre Natura vuole in perfetta sintonia tra loro.
La tragica notizia che ha dato titolo alla gran parte degli articoli e post in rete la settimana scorsa è stata la morte durante il lavoro di Luana D’Orazio. Purtroppo sappiamo anche che non è stata l’unica perché erano già oltre 100 le vittime sul lavoro di quest’anno, a cui ne sono seguite altre questa settimana tra cadute dai ponteggi, esplosioni e schiacciamenti. Esattamente 15 dopo la morte di Luana (fonte: Osservatorio indipendente di Bologna). Cosa è successo? Niente di troppo diverso, ahimé, da quanto succede in tutte le settimane italiane, da gennaio a dicembre, con una sola differenza: se ne parla.
IL FATTO QUOTIDIANO:
Incidente sul lavoro a Busto Arsizio: operaio muore schiacciato da un tornio meccanico. La procura indaga per omicidio colposo
IL QUOTIDIANO DEL SUD:
Tragedia sul lavoro a Lamezia, si ribalta un trattore: morto un uomo di 50 anni
GAZZETTA DI MODENA:
Pavullo. Il trattore si rovescia: muore schiacciato
FANPAGE.IT:
Incidente sul lavoro a Tradate: operaio di 52 anni cade da un ponteggio e muore
LA NAZIONE – UMBRIA:
Esplosione di Gubbio: un boato e il lavoro si tinge di sangue. Due morti
Il motivo per cui se ne parla è dato dalla notizia del grave incidente sul lavoro accaduto a Montemurlo. Quella notizia ha tutti gli ingredienti della tempesta perfetta: una giovane donna dal volto dolce, ragazza madre di un piccolo bambino, le sue modalità di impiego nella Ditta nonostante fosse un’apprendista, la carente formazione, il mancato controllo e poi le modalità dell’incidente che hanno le tinte rosso sangue del più cruento film di George Romero. L’opinione pubblica è stata inevitabilmente scossa da una vita interrotta dalla Bestia che continua a mietere vittime.
Non starò a disquisire sulle motivazioni che hanno scatenato questo inferno perché le indagini daranno luce ai fatti; resta il fatto che coloro che si sono sporcati di grasso le mani nel corso di anni con le valutazioni dei rischi, sanno bene che il problema è uno. La cosiddetta PMI, ovvero oltre il 90% delle partite IVA in Italia, soffre dell’adeguamento agli standard minimi di sicurezza. All’adeguamento è ciò a cui dobbiamo puntare il più delle volte e non di miglioramento come dice la norma. Questo è il motivo per cui ci sono fotocellule non funzionanti, capi reparto che non conoscono le loro responsabilità e, cosa ancor più grave, titolari d’Azienda e manager ignari del peso delle proprie scelte.
Si dice che la legge non ammetta ignoranza. Invece non sono pochi gli imprenditori e manager che si nascondono dietro un’agenda troppo piena per parlare e formarsi sui temi della sicurezza sul lavoro. Tutti coloro che vogliono fare impresa sanno che devono andare da un commercialista per aprire partita IVA, ma da dove apprendono che esistono delle regole del gioco per tutelare la vita delle persone? Penso che ci vorrebbe un patentino abilitante per la persona che voglia intraprendere l’avventura dell’imprenditore perché nessuno ci insegna a farlo. Sarebbe l’occasione per educare ai doveri in materia antinfortunistica, ma soprattutto di etica e valori sul condurre un’Organizzazione. Invece affidiamo al consulente il ruolo di sensibilizzare il piccolo imprenditore, sempre che il consulente venga chiamato e ascoltato. Siamo nel guado e le frasi di circostanza di coloro a cui viene messo un microfono davanti alla bocca scivoleranno via come l’olio sull’acqua. Il nulla cosmico.
Dovremmo parlare di questi tragici eventi tutti i giorni, in modo accorato e dettagliato così come è stato fatto per la povera Luana. Dagli errori dovremmo imparare e riflettere su essi è motivo di crescita. Fin quando non visualizziamo quel tragico momento, il sangue, le urla e le lacrime che solcano il volto di un figlio o di un genitore non realizzeremo che la salute e la sicurezza sul lavoro non sono temi da prendere sottogamba, non impareremo che la vita non è sacrificabile sull’altare del profitto.
La vita di Luana ha lo stesso valore della vita di qualsiasi altro essere umano che ha perso la vita sul lavoro, ma se parlarne scuoterà più gli animi rispetto ad altre tragedie è comprensibile. L’importante è che dopo esserne rimasti scossi tutti quanti modificheremo almeno una qualche nostra cattiva abitudine, altrimenti si tratterà di aspettare la prossima inevitabile tempesta perfetta.
Dedichiamo a tutte le persone che non sono più tornate a casa, dopo essere uscite per andare a lavorare, una canzone che a metà degli anni ’80 Bono Vox degli U2, che ieri ha festeggiato il suo compleanno, dedicò a Martin Luther King.
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