Giovedì 7 luglio 2022, dopo più di due anni dall’acquisto del biglietto arriva il giorno tanto atteso del concerto degli Iron Maiden.
Concerto che doveva tenersi nel 2020, rinviato per pandemia, come tanti altri.
Partecipo con il mio amico Luca, abbiamo il nostro posto prenotato nel palchetto disabili, io lo accompagno. È anche in una buona posizione, cosa non scontata ai concerti. Vediamo i gruppi spalla e ci prepariamo alla serata, gli Iron sono attesi per le 21.
Verso le 20.30 il cielo inizia a oscurarsi, erano previsti in effetti temporali sparsi, e si alza il vento.
Proprio a causa del vento, poco dopo viene evacuato il pit, ovvero l’area sotto al palco, per paura che le raffiche possano far crollare le impalcature. Guardo alla nostra destra, anche a fianco a noi c’è un’impalcatura. Ma a noi nessuno dice di evacuare, quindi restiamo lì, in attesa. Nel frattempo gli steward iniziano a coprire le attrezzature e le casse e li vediamo trafficare mentre mettono in sicurezza le apparecchiature. Il personale della Croce Rossa Italiana è stato sotto il nostro palchetto tutto il tempo del concerto, anche loro iniziano a muoversi.
Nel frattempo inizia a piovere; troviamo il telo di plastica che è stato usato per coprire le attrezzature, e lo usiamo per coprire i ragazzi sulle loro sedie.
Facciamo fatica, perché non riusciamo a tagliarlo, così scendo dal palchetto e cerco gli steward che fino a poco prima erano lì sotto a coprire le attrezzature, ma non trovo nessuno. Sono spariti tutti. Non trovo neanche il personale della Croce Rossa, sono andati via anche loro.
Riusciamo ad arrangiarci in qualche modo, fino a che, dopo circa 40 minuti che sembrano ore, una voce dal palco ci avvisa che su indicazione della Protezione Civile siamo tutti invitati a evacuare l’area per ragioni di sicurezza. Comincia così l’evacuazione delle 30.000 persone presenti.
Ho letto in questi giorni molte polemiche sull’annullamento del concerto, perché ovviamente un’oretta dopo ha smesso di piovere. Ma col senno di poi è tutto più facile, al momento dell’evacuazione non si sapeva, ed è giusto che la sicurezza venga al primo posto. Sono abituata a valutare il rischio e so che una situazione di panico per raffiche di vento, caduta di impalcature o grandine sarebbe potuta essere disastrosa. Non posso quindi che essere d’accordo con chi ha preso la decisione di sospendere la manifestazione, nonostante anche a me girassero, dopo così tanto tempo che aspettavo questo concerto!
Ma chi ha organizzato si è completamente dimenticato di quelle persone con il posto riservato che in un’evacuazione sono quelle che possono avere più bisogno di assistenza. Credo che chi non l’abbia vissuto non possa capire il senso di smarrimento che si prova davanti all’imminenza del potenziale pericolo, con la consapevolezza di quanto possa essere difficile scappare.
Aspettiamo che la fiumana di gente defluisca e evacuiamo per ultimi, perché non è possibile procedere in mezzo alla folla di persone arrabbiate, spaventate e con la pioggia, che nel frattempo veniva giù, eccome. Passiamo sull’erba ormai inzuppata e diventata fango, e alla fine siamo fuori, bagnati e infreddoliti.
Quella a cui ho assistito è stata una grande lezione di vita. Ho visto una grandissima dignità e forza da parte di persone che comunque ce l’hanno fatta da sole, ed erano le uniche a non lamentarsi.
Quando si hanno difficoltà di movimento o sensoriali, tutto diventa più difficile, anche quella che sembra un’evacuazione ordinata. In questo caso non serviva mettere in campo più forze, il personale c’era, era lì, è andato via.
Si parla ancora troppo poco di disabilità, sogno un mondo in cui non se ne debba parlare perché non ce n’è bisogno, ma questo mondo purtroppo è ancora lontano.
Bene che la sicurezza sia stata al primo posto. La sicurezza però è di tutti, è essenziale non dimenticarlo mai.
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