La parola ad Alessandro Minuzzo, Amministratore Delegato Relicyc

di Annarita Cacciamani
Relycic

Con oltre 40 anni di esperienza nel settore, Relicyc, con sede in provincia di Venezia, rappresenta una realtà attiva nel riciclo delle materie plastiche e legno e ha alle spalle una lunga storia nella gestione completa del materiale da pallet a fine utilizzo, dal suo recupero alla reintroduzione nel mercato. Ne abbiamo parlato con Alessandro Minuzzo, amministratore delegato di Relicyc..

 

 Alessandro, ci può spiegare in breve cosa fa Relicyc? 

Relicyc si occupa da sempre del recupero dell’imballaggio a fine utilizzo, rigenerando il pallet in legno e riciclando le cassette e i pallet in plastica. Negli anni si è evoluta per seguire le nuove tipologie richieste dal mercato, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della plastica riciclata, passando dallo stampaggio di cassette per ortofrutta a quello di pallet. Attualmente ritiriamo oltre 3.500 tonnellate di plastica e oltre 3.200 tonnellate di legno.

 Quali sono le principali fasi del recupero e riciclo di un pallet? 

Nel caso del legno, ritiriamo i pallet e procediamo alla loro selezione così da eliminare subito il pallet non più riparabile (solitamente, quando presenta più di tre elementi da sostituire) e suddividere in tipologie quelli che possono invece essere riparati. La riparazione avviene con i componenti dei pallet non riparabili che provvediamo a smontare. Per quanto riguarda la plastica, viene selezionata per eliminare la piccola parete di impurità ancora presente (carta, legno, plastiche non compatibili) e viene poi macinata nel nostro impianto. Il macinato plastico viene poi trasferito al nostro stampatore, distante pochi chilometri, per essere utilizzato per stampare nuovi pallet in plastica, 100% riciclati e riciclabili.

 Quali misure di sicurezza devono seguire i vostri operatori? 

La formazione e l’addestramento in affiancamento sono prassi, così come i DPI sono correttamente indossati e nell’impianto di macinazione gli operatori tengono addosso un rilevatore di caduta che ferma l’impianto in caso di rilevazione positiva sul nastro di carico (esempio, un malore che fa cadere l’operatore privo di sensi sul nastro di carico). Le altre misure di sicurezza, oltre a quanto stabilito dalla legge, consistono in due impianti di spegnimento a sprinkler che non sono obbligatori ma sono stati installati come ulteriore misura di sicurezza. In caso di danneggiamento di un’attrezzatura o di non corrispondenza ai requisiti previsti dal fabbricante (a causa dell’usura) queste vengono sostituite. Vengono adottati gli accorgimenti per agevolare la movimentazione manuale dei carichi, come per esempio rulliere sopraelevate per diminuire l’angolo di piega dell’operatore e per avvicinargli il materiale mantenendo i mezzi di movimentazione (tutti elettrici) a distanza di sicurezza, evitando di spingere i pallet all’interno dell’area presidiata dall’operatore e diminuendo così il rischio per lo stesso. Abbiamo sperimentato anche gli esoscheletri, che supportano l’operatore nei movimenti degli arti superiori e nella zona lombare, ma il personale non ha al momento ritenuto efficace la loro adozione.

Relycic

Ci può spiegare il vostro impegno per la neutralità climatica?

Noi facciamo attivamente riciclo fin dall’inizio della nostra attività, per cui volevamo fare qualcosa che non fosse già compreso nella nostra attività caratteristica. Abbiamo così decido di misurare l’impatto dei nostri prodotti così da poter misurare preventivamente quali possono essere i benefici derivanti, per esempio, dall’introduzione di un nuovo macchinario. Lo studio LCA effettuato sui nostri prodotti non è un punto di arrivo, ma di partenza perché così abbiamo un punto fermo al quale parametrare le migliorie che andremo a introdurre, appunto, nel processo produttivo, sia che si parli di nuove attrezzature o dell’aumento della potenza dell’impianto fotovoltaico. Siamo in grado, infatti, di inserire queste informazioni all’interno del nostro modello di calcolo e vedere come varia di conseguenza la nostra impronta.

Quali iniziative di welfare aziendale avete in corso per i vostri collaboratori?

Per qualche anno abbiamo attivato una forma di welfare appoggiandoci a una società che permetteva di “spendere” il premio di risultato in una vastissima scelta di beni o servizi. Negli ultimi periodi abbiamo optato per l’utilizzo della possibilità di elargire fringe benefit per un importo maggiore rispetto a quanto solitamente permesso. Questo innalzamento del limite oltre i 250 euro circa permette di attivare iniziative di sostegno più sostanziali che in passato e anche quest’anno utilizzeremo questa opzione. Valutiamo periodicamente anche l’attivazione di servizi (pacchetti sanitari, solitamente) ma non abbiamo ancora trovato una forma che possa essere accettata da tutti allo stesso modo. Noi punteremmo a un pacchetto sanitario, perché solitamente la salute è una cosa che non si cura fino a che non viene a mancare ma è una cosa che il collaboratore fatica a percepire perché spesso è preso, appunto, da problemi più pratici. Noi riteniamo, comunque, che la salute sia un bene primario e che, se la sua tutela deve passare per un “incentivo” aziendale allora questo valga la pena di essere preso in considerazione.

 Come gestite la formazione aziendale?

Le varie fasi di sviluppo aziendale hanno richiesto un aggiornamento di competenze che ha trovato soddisfazione nella formazione effettuata agli operatori. A prescindere da quella obbligatoria, monitorata e scadenzata con anticipo, abbiamo attivato programmi di formazione di competenze specifiche e su competenze trasversali: formazione in ambito 4.0 o di utilizzo di software CRM, attivazione di piani di affiancamento per aggiornare i collaboratori al nuovo corso dell’azienda, corso di lingua inglese con Shenker Institute e altre iniziative che derivano dal collega interessato.

 

 

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