Il tempo delle mani

di Anna Franchina

Ottobre!

E finalmente l’autunno fa capolino tra una pioggia scrosciante e un tiepido sole che rammenta il calore dell’estate appena conclusa. Gli alberi iniziano timidamente ad ingiallire le foglie e il loro colore mi sblocca un ricordo: a fine mese sarà tempo di intagliare la zucca! Una tradizione – poco italiana lo so – che da qualche anno mi coinvolge attivamente con i bambini per ricreare una simpatica faccia da illuminare durante le sere che imbruniscono rapidamente avvicinandoci al Natale.

E proprio l’intaglio delle zucche mi ha dato lo spunto per questo articolo con il quale vorrei iniziare una piccola saga legata ad un focus sui nostri cinque sensi veicolati dai nostri organi e arti e alla loro importanza.

Il tempo delle mani

Partiamo quindi dal tatto osservando le nostre mani: sono uno strumento preziosissimo e proprio l’opportunità di creare con esse un intaglio sulla zucca mi ha fatto riflettere su quanto spesso sottovalutiamo qualcosa che ci appartiene così strettamente da farci rendere conto della sua importanza solo quando viene a mancare.

Nell’insegnare ai miei figli (6 e 14 anni ndr) ad intagliare la zucca utilizziamo degli strumentini che sono ergonomicamente pensati per piccole mani, ma non hanno nulla da invidiare a veri e propri strumenti di precisione: un piccolo seghetto e un punteruolo sono i più “pericolosi”. E proprio qui, vestendo i panni del HSE, mi sono fermata a riflettere su quanto spesso usiamo nel contesto domestico le mani senza la preoccupazione di proteggerle in alcun modo. Sarebbe infatti impensabile proporre ai bambini di mettere dei guanti antitaglio: non permetterebbero la giusta sensibilità. E se ci pensiamo in effetti, il mestiere del cuoco spesso è accompagnato più da delle protezioni da sostanze (guanti in nitrile/lattice) che dal rischio – sempre presente – di taglio in cucina!

E allora come fare a trasmettere anche ai più piccoli, come ai più grandi, un’indicazione chiara per “lavorare in sicurezza”, se la protezione alle volte è ostativa all’attività da fare?

La soluzione c’è.

Lavoriamo in prevenzione: prendiamo il giusto tempo per studiare quello che dobbiamo fare e come farlo, osserviamo gli strumenti, tocchiamoli con lentezza e attenzione, prendiamo confidenza riconoscendo il pericolo: la lama appuntita, dove e come posizionare la mano che regge la zucca nel momento in cui affondo nella buccia. Prendiamoci il tempo che serve. Sfioriamo la superficie, apprezziamo le riverse rugosità e consistenze della polpa. Assaporando il momento, godendoci passo passo il piacere che deriva dal costruire qualcosa con le nostre mani.

Le nostre dita possono afferrare, possono sentire. Per alcuni, possono addirittura leggere. Sono preziose. E le possiamo proteggere dai pericoli che si palesano nei gesti più semplici della nostra quotidianità familiare anche senza necessariamente indossare qualcosa. Rendendoci conto che sono parte di noi e senza di esse tutto sarebbe diverso. Nella quotidianità solo noi possiamo fare la differenza, non c’è un preposto a vigilare o un Datore di lavoro a veicolare comportamenti sicuri.

Regaliamoci il tempo per fare con cura e attenzione quello che abbiamo progettato di portare a termine. Un secondo può fare veramente la differenza.

Arrivati a questo punto, concedetevi questo secondo per osservare le vostre mani: unite indice e pollice, lasciate scivolare le dita, sfiorate il palmo, fatevi una carezza. Abbiamo uno strumento potentissimo: le nostre mani. In grado di creare, sentire e trasmettere emozioni. Trattiamole con cura!

 

 

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