Il termine professore ci riporta a ricordi agrodolci del nostro passato. Ricordo la mia professoressa di filosofia che, con il senno di poi, avrebbe dovuto fare un altro mestiere nella vita. Una persona disinteressata a creare un rapporto con lo studente e che creava legami su simpatie soggettive, della serie se non mi stai a fagiolo puoi pure mummificarti con il banco, tanto non mi interessi. Al contrario ho ricordi entusiasmanti della mia professoressa d’inglese che ci portava in sala multimediale ad imparare il testo di Sunday bloody Sunday degli U2 così come in teatro a vedere la versione eclettica e rock di Amleto.
Esistono poi professori che mettono d’accordo la massa come John Keating de L’attimo fuggente e, di tutt’altra natura, Sergio Marquina de La Casa di carta, tornata sugli schermi per la stagione epilogo. Mi sono incuriosito sul perché del titolo della serie TV tra le più seguite della storia. La casa di carta è la Zecca di Stato, la casa dove si producono i soldi, ma c’è un’altra interpretazione che associa le machiavelliche pianificazioni del Professore ai castelli di carta. Sistematicamente quando i piani sono compromessi vengono smantellati come dei veri e propri castelli di carta per essere sostituiti dall’immancabile Piano B.
Guardando le puntante del primo volume dell’ultima stagione ho cominciato a vedere in Tokio, Lisbona, Rio e tutti gli altri delle Safety Rockstar. Sorridiamo perché di Safety c’è molto poco in quelle scene, ma abbiamo di fronte degli idealisti che con effetti speciali mettono in campo i propri valori. Il nemico è concettuale più che fisico, così come la cultura. Lo scopo dei personaggi non è quello di uccidere, ma quello di mostrare un’alternativa che risvegli le menti da un Sistema sbagliato e corrotto.
La cultura generale purtroppo è macchiata da comportamenti che remano contro la vita determinandone la pessima qualità quando addirittura la sua fine. Allora, se così stanno le cose, ben venga che ci siano dei reietti rivoluzionari che si armano di fucili carichi di idee e passione tentando qualcosa che a molti sembra impraticabile e impossibile.
Il Professore nella realtà non è un’unica persona, magari ci fosse, ma è un’allegoria di una mentalità che come una macchia d’inchiostro su una carta assorbente si allarga coinvolgendo sempre più persone. Ci saranno caduti, i soliti infortuni e morti sul lavoro, ma nel dolore escogiteremo qualcosa di nuovo per far penetrare nelle persone quel senso di giusto che ci permetta di preservare la vita. Non indosseremo tute rosse e maschere, ma in fin dei conti siamo degli idealisti che lottano per se stessi e per la Società.
Affrontiamo questa giornata sulle bellissime note di Cecilia Krull in My life is going on, tema della quinta e ultima stagione de La Casa di Carta.
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