Foto: https://ilbolive.unipd.it/it/news/cosmo-dalla-z
Ci voleva il secondo singolo che preannuncia Memento Mori a distoglierci dal repeat in loop di Ghosts Again. Una manciata di settimane e torno a parlare della band inglese con il lutto al braccio per la scomparsa di Andrew Fletcher, ma credo che il quindicesimo album mi imporrà più volte di prendere spunto dai suoi brani per parlare di cultura della sicurezza.
My cosmos is mine evoca atmosfere ben diverse dal primo singolo, di gran lunga più cupe e riverberanti. Non giocare con il mio mondo, non mandare in confusione la mia mente, il testo ci rinvia al concetto che dobbiamo trattare le persone come…persone.
Non giocare con il mio cuore, non abbattere i miei santuari. Quante volte abbiamo invaso il campo altrui proprio come un invasore in guerra e, quindi, non più guerra e non più paura qui.
Cosa succede quando le nostre decisioni fanno una invasione di campo nella sacralità della vita degli altri?
Possono impattare nel loro stile di vita, incuranti del celebre balance, piuttosto che metterla a rischio. Perché per una nostra scelta qualcuno dovrebbe portare una cicatrice o una inabilità.
Non fissare la mia anima, i suoi confini sono delineati, il mio cosmo è mio. Le nostre domande entranti, come se sul lavoro gli altri fossero di nostra proprietà, sono una violenza che non tutti tollerano. Non sempre ce lo manifestano, ma magari il loro dialogo interno esce dalle loro pupille e in qualche modo ce lo stanno comunicando in modo grave come la voce di Dave Gahan.
Sarebbe significativo se imparassimo a conoscere i confini che non possiamo superare. Facile a dirsi, difficile a farsi visto che in tante occasioni l’altro o l’altra sono persone soltanto a parole perché nei fatti sono un’entità non ben definita.
Il mondo del lavoro ha impellenza di umanità e riconoscimento dell’umanità. Che sia una canzone a portare a galla questa urgenza o il nostro buon senso poco importa, basta farlo da subito.
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