Con Jimy Hedrix la chitarra segna il suo punto di non ritorno, la massima gloria desiderabile da chitarrista rock. Sì, ma che fatica: negro, drogato, violento, rockettaro… in quegli anni le persone “per bene e timorate di Dio” dell’America perbenista lo etichettò insieme ai suoi amici fricchettoni di Woodstock con mali parole. Sappiamo tutti che la novità in sé spaventa, il cambiamento come raccontato in altri articoli, blocca gli arti, terrorizza.
Con Hendrix parte l’anno Zero. Un po’ come “Prima di Hendrix e Dopo Hendrix”.
Eric Clapton rimase esterrefatto dall’esecuzione di Jimy di Killing Floor di Howlin’ Wolf, che presentatosi alla festa dell’inglese gli chiese di suonarla; considerata dallo stesso Clapton (“Clapton is God” citano i fan negli anni ’70) difficile e molto complicata. L’esecuzione di Jimy lasciò Eric a bocca aperta, stupefatto.
Jimy suonava la chitarra dietro la schiena, mordeva le corde, mostrava una grinta fuori dal comune, aveva una presenza scenica senza equali. Insomma Mr. Clapton rimase sorpreso da quel… “ragazzetto di colore magro come un cencio”.
Quindi, dopo l’era dei Santi e di Jimy chi sa dirmi il nostro Anno Zero sulla strada? I personal computer e gli smartphone? Fuochino… prima dei veicoli elettrici, dopo i veicoli elettrici. Si guidano ribaltando la prospettiva fino ad ora usata, sono diversi e non basta comprarli senza capirli. Sono gli adulti capaci di capirli? I giovani sì e pretendono glielo si insegni o così dovrebbe essere.
Potrei scrivere di come noi eravamo tanto pratici, manuali, ogni appuntamento era un’incognita: il giorno prima ti mettevi d’accordo con gli amici ed il giorno seguente o eri lì, anche in ritardo, o non c’eri. Non c’era dato sapere il perché dell’assenza se non al seguente incontro. Posso continuare quanto eravamo smanettoni tra gli ingranaggi di una bicicletta quanto di un veicolo a motore a due tempi. Oppure descrivere le ore passate a salire sulle piante, correre nei campi, nascondere riviste osé in posti reali, aspettare le mensilità per tenersi aggiornati.
Gli stessi adulti a cui è stato insegnato con pressappochismo a guidare e condividere spazi pubblici, a cui era demandata la propria vita senza una giusta riflessione e dove la strada era ancora poco affollata rispetto ai giorni odierni e la Lira permetteva di svuotare un intero serbatoio in un solo weekend grazie a motori sovralimentati, veri e propri idrovore su quattro ruote.
Ricapitolando: i formatori stradali insegnano male e chi guida sfoga le frustrazioni con mediocri performance, vantandosi al bar bevendo un amaro dopo cena, infine non siamo in grado di affrontare un cambiamento.
Ora invertiamo prospettiva: i veicoli costano, non vale la pena indebitarsi o spendere tanti soldi per uno status symbol che i “vecchi” tentano di tenere a galla ed io voglio spendere tempo e risorse mentali per far altro. Non sembra così male in fin dei conti. La gente guida così male che perdere la vita in strada o farsi venire il fegato amaro alla guida è da schiocchi. Anzi io giovane voglio guidare ma non a questa stregua e inizio a dimostrarlo dissentendo con gli adulti, lo faccio in maniera silenziosa con cambiamenti culturali duri da affrontare, di quelli che o mi capisci o sarai fregato ed il futuro sono io. Voglio guidare veicoli Green, silenziosi, non inquinanti e rilassanti protetti da tecnologie che mi difendano dagli adulti che mal sanno interpretare la guida come piacere, ma come sfogo e frustrazione personale.
Il mondo continua ad essere deciso dalla generazione giovane di turno nonostante la recalcitrante tendenza degli adulti. Basterebbe pensare ai giovani quando si diventa adulti senza egoismo, alimentando di fatto un’economia culturale circolare, basterebbe educare.
Facciamo diventare la guida un piacere da passare insieme, una guida Inclusiva, Rock e Safe.
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