Hard to say I’m sorry

di Paolo Zambianchi
Hard to say I'm sorry

(Si consiglia la lettura di questo articolo ascoltando la canzone HARD TO SAY I’M SORRY dei Chicago)

 

“Everybody needs a little time away (ognuno ha bisogno di un pò di tempo distante)

I heard her say, from each other (le ho sentito dire, l’uno dall’altro)

Even lovers need a holiday (anche gli innamorati hanno bisogno di una vacanza)

Far away, from each other (lontani l’uno dall’altra)”

Nelle sale interne all’ospedale riecheggiano le note di una vecchia canzone dei Chicago. Theo, ci fa caso e pensa “eh già”. Non è lì per trovare qualcuno, sta aspettando di sapere cosa è successo a Christian, che poco prima aveva portato lì, in ambulanza.

Theo, di viaggi come quello, ne ha fatto più di qualcuno, portando persone che lottavano tra la vita e la morte.

Quell’attesa per sapere come stia andando a volte non ha potuto permettersela perché c’era una nuova emergenza a cui fare fronte.

Stavolta c’è qualcosa di diverso perché quel Christian, che ha appena accompagnato, non è un paziente qualsiasi: è un calciatore della nazionale del suo paese, che poco prima ha avuto un arresto cardiaco in uno stadio, davanti a migliaia di persone.

Theo non avrebbe mai pensato di avere così tanti telespettatori a seguirlo mentre cercava di rianimare qualcuno.

 

“Hold me now (resta con me ora)”

Theo sorride mentre pensa che la canzone sembra proprio aver centrato il suo pensiero quando cerca di rianimare qualcuno: resta con me ora!

Ogni volta Theo è come se implorasse le persone in arresto cardiaco, di non andarsene, è come se chiedesse loro di tornare dalla morte (d’altronde il termine inglese è proprio “resuscitation”).

 

“It’s hard for me to say I’m sorry (è dura per me dire che mi dispiace)”

Anche perché altrimenti significherebbe dire a qualcuno “mi dispiace”.

E Theo non ha potuto non notare la moglie di Christian, al bordo campo, terrorizzata per quanto stava vedendo.

 

“I just want you to stay (voglio solo che tu resti)”

E questo gli ha dato ancora più forza nel fare ciò che stava facendo: resuscitare Christian.

Un uomo che avrà più o meno la sua età, diverso da lui, per fama e stipendio, ma probabilmente con a cuore le stesse cose

 

“After all that we’ve been through (Dopo tutto quello che abbiamo passato)”

Così come lui sicuramente anche Christian avrà fatto dei sacrifici per arrivare dove voleva.

 

“I will make it up to you, I promise to (voglio farlo per te, lo prometto)

Theo non riesce a non pensare che un giorno potrebbe esserci lui dall’altra parte.

 

“And after all that’s been said and done (e dopo tutto quello che è stato detto e fatto)”

E a come forse, grazie alla presenza di sempre più persone formate e defibrillatori.

 

“You’re just the part of me I can’t let go (tu sei la parte di me che non posso lasciare andare)”

Anche altri avranno modo di resuscitare qualcuno e di godere di quanto quella persona poi avrà una vita meravigliosa, anche grazie a chi ha operato quella manovra salvavita, che permette di resuscitare le persone, che è la manovra di rianimazione cardiaca.

E magari di ritornare a giocare, 3 anni dopo, un campionato europeo con la propria nazionale e, dopo aver subito un arresto cardiaco nella prima partita di quello precedente, segnare un gol, alla prima partita.

 

Questa è la vera storia di quanto accaduto a Christian Eriksen:

Ho inventato la figura di Theo e dei suoi pensieri ma c’è stato realmente qualcuno che ha resuscitato Christian sul campo, davanti a migliaia di persone, e lo ha scortato in ospedale perché venisse curato.

Il ruolo di queste persone è fondamentale. Come lo è la presenza di un defibrillatore.

Christian ha avuto la “fortuna” di avere un arresto cardiaco su un campo da calcio con migliaia di spettatori e alcune ambulanze presenti.

Staticamente è decisamente più probabile che ciò avvenga in luogo con poche persone e senza nessuna ambulanza presente.

Per questo motivo è un dovere di ognuno di noi impegnarsi affinchè siano presenti più defibrillatori possibili e più persone formate possibili.

Ciò perché è un diritto di tutti ritornare alla vita se un arresto cardiaco dovesse colpirci.

Magari non saremo poi in grado di segnare un gol all’europeo 3 anni dopo, ma sapremo sicuramente rendere la nostra vita ancora più bella.

Se non conosceste la storia di Christian Eriksen, eccovi un articolo: https://sport.sky.it/calcio/europei/2024/06/16/eriksen-danimarca-euro-2024-gol#02

 

 

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