“Come descriveresti il colore oro ad una persona che non vede?”
Mi sono imbattuta in questa domanda guardando una serie tv mentre in una pigra mattina d’autunno sorseggiavo latte e caffè, gustandomi una colazione in solitaria.
Avevo in mente di accompagnarvi in una lettura che parlasse della vista e del potere dei nostri occhi. Fino a quel momento nella mia mente si erano avvicendate immagini sfocate, annebbiate, come punto di partenza. La nebbia infatti era stato il mio gancio prima di incappare in questa interessante domanda.
Perché sì, la nebbia in effetti ci avvicina a quella sensazione di smarrimento dettata dal non poter vedere, di fatto è il preludio meteorologico di un qualcosa che ci inibisce completamente e ci abbandona nel buio totale. Questo se abbiamo avuto il privilegio di avere una vista funzionante per almeno una parte della nostra vita ma che ad un certo punto, vuoi anche per motivi legati a fattori degenerativi, ha iniziato ad abbandonarci o è stata bruscamente danneggiata ad esempio a causa di un incidente o infortunio. Ecco che lo sfocato ci impedisce di apprezzare prima i dettagli, poi l’immagine di insieme, privandoci man mano di un senso essenziale.
Provate a pensare: cosa spaventa tanto i nostri bimbi poco prima di andare a dormire? Qual è il colore con cui tendiamo a identificare il negativo, il perduto, il vuoto? Il nero.
Nero, assenza di colore. Il nulla. Che inghiottisce e assorbe tutto, compreso il calore del sole, in maniera più efficiente di molti altri (ma non sottovalutate il verde scuro!). L’unico non colore che è concesso conoscere a chi gli occhi non li può usare più o non li ha mai potuti sperimentare.
E allora, come descriveremmo la tonalità oro ad una persona che non conosce i colori? Quali parole, emozioni, metafore potremmo usare per rappresentare quella sfumatura brillante, accecante, luminosa? Tutti questi aggettivi sono strettamente connessi alla vista, ci avete fatto caso?
Ma no, dobbiamo sforzarci di ampliare la nostra mente e abbattere le invisibili barriere del noto cercando immagini che ci accompagnino alla riscoperta di qualcosa, che è talmente radicato in noi dalla nascita, da diventare scontato.
Oro. A me ricorda il miele, le feste, l’atmosfera Natalizia. Capodanno. Biscotti burrosi di pan di zenzero e cannella. Il calore del sole sul viso, la sabbia di alcune spiagge dall’acqua trasparente. Che forma daremmo al colore oro? A me viene in mente un cerchio, forse perché lo associo alle palline dell’albero di Natale, sicuramente qualcosa di curvo e arrotondato, come i nastri dei pacchetti regalo.
Vi invito a giocare a riflettere su quanto in maniera del tutto inconscia assorbiamo tramite gli occhi, a quante sensazioni sopperiamo con un battito di ciglia. Ci limitiamo spesso a vedere senza vedere, a raccogliere stimoli a cui ci siamo assuefatti, senza soffermarci su quanto in realtà ci stanno trasmettendo.
Proviamo ad alzarci una mattina e guardare il mondo con gli occhi di un bambino che ancora non conosce nulla, ma con quella consapevolezza adulta che quando il buio arriverà potremo accantonare con decisione quella sensazione di paura che potrebbe palesarsi, accogliendola come l’opportunità di vivere il non visto con un’emozione totalmente nuova.
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1 commento
Il colore Oro probabilmente molti di noi inconsciamente lo associamo ad una forma tondeggiante perché spinti dall’immaginazione associativa di ciò che realmente conosciamo faccio l’esempio dell’aureola dell’angioletto o di un anello di fidanzamento. Ma in effetti come potremmo spiegare ciò a chi purtroppo non ha mai avuto la possibilità di vedere osservare la vita ? . Se fossi io a doverlo spiegare opterei per una associazione musicale beh si descriverei i colori con delle note musicali ed il colore oro lo assocerei alla chiave di violino o chiave di sol che da inizio nel pentagramma a quella magia che noi da millenni chiamiamo musica.
DG .