Nelle storie dei soggetti ansiosi spesso ciò che risulta incrinato è il “pensiero positivo” e il sistema di fiducia verso l’altro, verso chi ci vive di fianco. La fiducia è un tema fondamentale per attraversare il territorio della paura, la paura può produrre insicurezza. Solo affidandosi ad un’altra persona si può correre il rischio di attraversare qualcosa che ci spaventa. In fin dei conti, la vita è proprio tutta una questione di fiducia.
In questo senso ci viene in aiuto l’organizzazione del nostro contesto sociale. Noi esseri umani abbiamo creato una società in cui deleghiamo funzioni, affidiamo compiti, attribuiamo ruoli a persone che se le assumono in quanto affidabili e sicure, o così dovrebbero essere.
Questo basta alla maggioranza, ma laddove l’hard-disk della sicurezza e della protezione si è “fallato” in fase di messa a punto, ecco che il soggetto si trova in balia del proprio senso di vulnerabilità.
La vulnerabilità unita ad un atteggiamento egoistico a cosa porta? Pericolosità.
Le strade sono piene di persone che sovrastimano le proprie capacità (l’uso del cellulare alla guida aumenta di ben 23 volte la possibilità di incorrere in un incidente!), conducenti focalizzati sulla propria missione come un puledro da corsa dalla visione periferica limitata. Guidare in strada porta con sé una grande condivisione, una rinuncia a qualcosa che non viene insegnata direttamente. Il codice della strada va raccontato spiegando la sottile relazione tra una regola e l’importanza della stessa tra utenti della strada, bisogna educare alla comprensione. Fuori dalle aule le persone potrebbero educare alla scelta giusta se non vigesse la regola del “più trasgressivo, più cool”: al lavoro ligio, al bar idiota, a casa mia pulisco, nei luoghi pubblici getto la carta per terra.
La fiducia può incrinarsi facendo nascere situazioni spiacevoli come un incidente, un trauma di grave entità o peggio una vita spezzata. Il 21 novembre è la Giornata della Memoria per le Vittime della Strada, giorno in cui le istituzioni si chiudono a riccio adottando soluzioni punitive senza investire nella vera prevenzione: spingere per educare, per riflettere, per capire come fare la scelta giusta.
Il mio appello si rivolge a tutti: ci vuole tanto tempo a costruire un ponte chiamato fiducia, le strade possono essere un fattore sgretolante, persone intimorite dall’atteggiamento degli altri piuttosto che dal proprio, idonee capacità alla guida, persone adatte alla condivisione protettiva.
Oggi va così, riflessivo, penso a questa parola e mi viene in mente l’anno 1986. Mentre l’Hair Metal stava cercando di trovare il proprio posto nell’olimpo delle classifiche, il sig. Bon Jovi ufficialmente dichiara che il sopracitato genere non era solo reale, ma doveva dominare le classifiche di tutto il mondo. Dopo aver fatto uscire due solidi album Bon Jovi cambiò le carte in gioco: Desmond Child fu chiamato per scrivere le canzoni, Bruce Fairbairn produsse l’album e Bob Rock si occupò
del mix. Il risultato fu al di sopra del livello raggiunto dai Def Leppard: Slippery When Wet rimase in classifica per otto settimane al numero 1 e nella Billboard per 2 anni!
Essere ribelle significa rinunciare a qualcosa per dar fiducia a qualcun altro, fiducia e non togliergli la vita perché pensiamo a noi stessi, ci fidiamo solo di noi e non riflettiamo abbastanza, solo insieme si può essere ROCK’N’SAFE.
Oggi va così, rammaricato e riflessivo, penso alla fiducia e ad un grandissimo album.
Oggi va così.
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