Quante volte, anche al di fuori dal lavoro, è capitato di compiere un’azione in modo non propriamente adeguato, ma risparmiando tempo?
Può essere che il risultato sia quello che ci eravamo prefissati, però quanto ne risente la nostra percezione del rischio?
Siamo ugualmente attenti e vigili o pensiamo soltanto a svolgere quella determinata azione nel minor tempo possibile?
Al lavoro capita spesso di dover essere sempre alla ricerca di quel metodo che possa far risparmiare tempo, sia per le esigenze di produzione che per i controlli giornalieri dei tempi. Personalmente, ritengo molto stressanti queste due cose perché, a livello psicologico, ti portano involontariamente a compiere azioni senza tener conto del fattore di rischio e, sempre secondo il mio parere, costringono l’operatore a lavorare male e in modo non sicuro.
Credo sia importante, oltre al risultato, anche la qualità del lavoro e come venga svolto. Se ci limitiamo a considerare soltanto il tempo come indicatore, costringeremo gli operatori a lavorare sempre sotto pressione, distogliendo l’attenzione verso un’accurata procedura che garantisca sicurezza, attenzione e precisione.
Ormai sembra che tutto debba essere in funzione al tempo impiegato nello svolgere un lavoro, qualunque esso sia. Non interessa a nessuno sapere cosa ci sia dietro a un pezzo realizzato in un decimo di secondo; non interessa a nessuno conoscere quella persona che ha perso un dito, una mano o si è ferito gravemente, perché così facendo avrebbe risparmiato tempo.
Cerchiamo sempre di lavorare nel miglior modo possibile e di considerare che la fretta è cattiva consigliera!
Non possiamo svolgere un lavoro in costante foga e pretendere che il nostro grado di lucidità sia sempre a un livello che possa garantire sicurezza!
Ricordo che le macchine lavorano, si muovono e rispondono a dei comandi sotto forma di numeri.
Noi non siamo macchine anche se, quando timbriamo il cartellino, compare un numero!
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