In un momento del genere tutto quel che succede, o quasi, è comprensibile soprattutto se arriva da chi è vittima di un’ingiustizia in cui possiamo far ben poco.
I nostri occhi sono rossi e il cuore ridotto ad una noce di fronte ai fatti che hanno messo in ginocchio l’Emilia Romagna. Molti di noi hanno amici nelle zone sommerse dal fango e, anche chi non ne ha, sorge la domanda spontanea e se fosse successo a me?
La cronaca ci racconta di un concerto del tour mondiale di Bruce Springsteen che si è svolto alle porte delle zone devastate, nella splendida città di Ferrara. Le polemiche nei confronti di Bruce Springsteen e soprattutto nel tour promoter Barley Arts nella persona di Claudio Trotta, si sono accavallate con la solita violenza da social.
Per quanto dalla parte degli amici romagnoli, sarò obiettivo nel fare la valutazione (dei rischi) che segue. Rischio viabilità. Si è detto che far affluire 50 mila persone nel ferrarese abbia rallentato il fermento di mezzi in transito per i soccorsi.
Io c’ero e posso assicurare che sia nelle arterie che portano a Ferrara sia nell’interland del ferrarese, sia in arrivo sia in uscita, non ha subito alterazioni di alcun tipo. Rischio di depauperamento soccorsi. Si è detto che la protezione civile è stata impegnata con 150 risorse nell’evento. Dei giorni di preparazione non ho contezza quindi mi taccio, ma il giorno del concerto i miei occhi hanno visto tanti volontari, steward privati, polizia municipale e carabinieri locali e una sola jeep dei vigili del fuoco.
Veniamo a ciò che è meno misurabile, l’aspetto etico.
Non posso dire di conoscere così bene Claudio Trotta da esserne amico, ma l’ho intervistato su BSIDE e lo seguo costantemente nella sua opera di diffusione di cultura. Detto che non mi sembra una persona avida, rifletto sul fatto che Ferrara non è mai stata zona rossa per l’emergenza, così come Parma, Firenze, Roma e tutte le altre città d’Italia. Perché avrebbe dovuto fermare un circo che, a buon senso, costa cifre mostruose? Che valore avrebbe avuto annullare il concerto nelle persone colpite?
A lui si aggiunge la polemica su Bruce Springsteen. Non avrebbe dovuto salire sul palco, avrebbe dovuto dire qualcosa sulla tragedia, avrebbe dovuto donare i proventi agli alluvionati. Dato il personaggio, anche io mi sarei aspettato qualche parola di conforto per chi in questo momento si trova la vita devastata.
Per il resto perché ci attacchiamo ad un privato, ad un cittadino del mondo per risolvere i problemi?
Qui veniamo al dunque.
L’emergenza climatica è un dato di fatto e dovremmo incazzarci con chi continua ad organizzare dispendiose convention mondiali, senza prendere azioni concrete e immediate. Dovremmo incazzarci per l’assenza di prevenzione nelle scelte politiche, dalle casse di espansione al rafforzamento degli argini, dalla pulizia degli alvei dei corsi fluviali ai ricettori del sistema fognario.
Questo è il problema, vero, palpabile e misurabile e ci avete stancato con le vostre dichiarazioni di convenienza.
Potranno intervenire con tutte le misure economiche del caso, sempre che arriveranno al povero cristo che ha perso allevamenti, raccolti, piuttosto che macchine e case, ma cosa gli direte a chi ha perso i propri cari?
La cultura della sicurezza passa da una classe dirigente accorta e impegnata a evitare il peggio, in azienda così come a livello sociale. In un’azienda certi manager sarebbero stati simpaticamente licenziati. La classe manageriale in politica può essere incompetente quanto vuoi sul concetto di prevenzione, ma non le sarà mai tolto il sorriso da quel volto rotondeggiante, tranne quando le videocamere li inquadrano.
Altro che Bruce!
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