Ci meritiamo la vita

di Daniele Russo
Ci meritiamo di vivere

In questi giorni il conflitto tra Russia e Ucraina ripropone il tema della vita e la sua importanza. Che senso ha la vita?

La vita è un bene prezioso e in quanto tale va vissuta appieno. Va vissuta con passione perseguendo i propri ideali e con il coraggio di mettersi in gioco, sempre. Va vissuta perché è il bene supremo dell’uomo, va vissuta per le persone alle quali vogliamo bene e per le persone che sono a noi vicine e che ci vogliono bene. Va vissuta poiché costituisce un bene sociale e ognuno con la sua vita contribuisce a creare ricchezza e valore in ogni sua forma ed espressione. Va vissuta per creare un mondo migliore e per mille altre ragioni.

Per quanto possibile, la vita va sempre preservata. Nessuno dovrebbe morire per scontri di potere, per lo scoppio di una bomba, sotto le sirene e con la disperazione nel cuore. Nessuno dovrebbe morire in nome di falsi ideali  o per ideologie estreme, per egemonia propria o di altri, per odio o per violenza gratuita e nessuno dovrebbe morire di lavoro.

Il bilancio dei morti sul lavoro in Italia è sempre più pesante: in tre mesi 189 morti sul lavoro (fonte INAIL).

I proclami periodicamente si ripetono ma le azioni tardano a concretizzarsi. Si è auspicata una maggiore collaborazione tra imprese, istituzioni e sindacati, e spero che questo possa portare presto ad azioni più incisive.

Ma perché le persone sono così poco attente a tutelare la loro stessa vita?

Le ultime due vittime sul lavoro, riportate tristemente nella cronaca di questi giorni, probabilmente si sarebbero salvate se avessero adottato semplici accorgimenti, quali quello di indossare l’imbracatura e di vincolarsi a un’adeguata struttura portante. Infatti, una delle vittime è precipitata da un ponteggio probabilmente per la mancanza di un parapetto, mentre l’altra è precipitata nella tromba di un ascensore.

Cos’è che ha spinto queste due persone a non indossare questo importante dispositivo di sicurezza salvavita?

È stata ignoranza? Davvero non sapevano che dovevano imbracarsi?

È stata superficialità? Davvero non ci hanno pensato?

Avevano fretta? Davvero non c’era tempo per tutelare la propria vita?

È stata eccessiva confidenza con l’attività da svolgere? Davvero erano soliti fare queste attività senza protezioni da non percepire più il pericolo e da sottovalutarne le conseguenze?

È stata accondiscendenza? Davvero erano succubi del “capo’ e quindi non osavano richiedere quanto necessario per lavorare in sicurezza né potevano interrompere la loro attività?

Non avevano l’imbragatura? Ma perché non l’avevano? Non l’hanno mai avuta in dotazione oppure era rimasta nel furgone?

Non sapevano come imbracarsi? Non erano stati formati? Non era presente un preposto (caposquadra)?

Avevano una maggiore propensione al rischio? Potrebbero essersi esposti volontariamente al rischio dicendo: ”devo fare solo questa piccola operazione è questione di un attimo”?

Si comprende come non sia facile risalire alle vere cause. Non siamo sempre in grado di capire perché alcune persone non sono sufficientemente attente alla loro vita. La sicurezza parte da noi, ma in verità i fattori che determinano gli incidenti possono essere molteplici e sono legati anche al comportamento delle persone che a volte è imprevedibile e solitamente di difficile controllo.

Ci meritiamo la vita e non vogliamo più morti sul lavoro.

È necessario, quindi, diffondere la Cultura della Sicurezza nella società a tutti i livelli, mediante educazione nelle scuole, mediante campagne pubblicitarie locali e nazionali, parlandone sui media e sui social, organizzando eventi sul tema, contribuendo noi tutti a diffondere il messaggio in modo semplice e accattivante.

Un grazie a Rock’n’Safe per il grande sforzo e impegno profusi nel diffondere la cultura della sicurezza in un nuovo modo accostando la sicurezza al Rock e dando voce a coloro che credono nella sicurezza e che hanno fatto della sicurezza la loro filosofia di vita con l’auspicio che possano diventare gli influencer della nostra nuova società.

 

Guarda anche l’intervista!

SCORRI LA PAGINA E LASCIA UN COMMENTO.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento