Vorrei oggi analizzare il termine da un punto di vista pedagogico e psico-comportamentale utile al fine degli interventi da attuare per arginare un fenomeno che porterebbe in safety molti adolescenti: il fenomeno del bullismo.
Il mio interesse è spiegare la figura del leader del branco quindi, specularmente, quella della vittima.
Nella globale solitudine e nella carenza educativa e di principi morali in cui si trovano purtroppo tantissimi adolescenti e bambini in e fuori da una classe, genitori equi ed osservatori ed insegnanti si trovano ogni giorno ad affrontare situazioni molto difficili.
Per prima cosa vorrei spiegare il termine “branco” in relazione all’argomento bullismo, perché quando si parla di bullismo l’etimologia è chiara e univoca: è utilizzato in senso negativo o dispregiativo, è inteso per delineare un gruppo di bambini o di ragazzi che si uniscono e tengono comportamenti inadeguati, pressori, incattiviti, lesivi per altri adolescenti e bambini.
I bambini che si uniscono in gruppo non sono di per sé qualcosa di negativo, anzi, l’unirsi è segno di civiltà: stare insieme per giocare, per studiare, per chiacchierare, far parte di un gruppo è qualcosa di positivo.
È importante per la crescita, per lo sviluppo, soprattutto per imparare le abilità di comunicazione sociale, per imparare a confrontarsi con gli altri, imparare a comunicare, a interagire.
Far parte di un gruppo che sia familiare, di amicizie, di lavoro, favorisce la maturazione di un individuo dalla famiglia alla scuola e quindi oltre l’inserimento nel mondo del lavoro.
Non a caso i risultati migliori e soprattutto duraturi, per contrastare il branco ed il bullismo si hanno quando si lavora in equipe.
In un contesto sano ed in safety è più negativo l’isolarsi ed emarginarsi dalla vita sociale che far parte di un gruppo.
La tendenza ad isolarsi nasconde, il più delle volte, uno stato psicologico precario, come può essere il caso della vittima.
Le conseguenze saranno cicatrici difficilmente eliminabili.
Qualunque forma di associazione che tende a denigrare, opprimere, escludere l’altro può diventare pericolosa.
il gruppo può degenerare, come per esempio quando al suo interno ci sono bambini o adolescenti con un equilibrio psichico precario.
Le cause della degenerazione che spesso portano alla violenza sono molteplici: odio, intolleranza, al di sopra di tutte.
Il più delle volte questi gruppi di bimbi o adolescenti hanno a capo un leader carismatico sicuro di sé.
In realtà in una società sana, fatta di persone sane, un leader negativo non avrebbe vita poiché nel momento in cui dovesse proporre idee folli, erronee e compressive lederebbe la safety ed il suo gruppo lo abbandonerebbe.
Ma non è così, pertanto bambini ed adolescenti di cui alcuni genitori non si interessano abbastanza o peggio, pur conoscendo il problema, minimizzano, debbono essere sotto la massima attenzione.
Bisogna dar luce ai fatti.
Coloro che fanno parte di un gruppo, che seguono un leader, che amano il proprio leader, sono in realtà persone con un equilibrio psichico molto instabile e il bisogno di piacere, di compiacere, di sentirsi parte di quel gruppo li porta ad avere una fede “malata” nel proprio leader.
Si tende a chiudere gli occhi, a sminuire o ad abbracciare la causa come il sentirsi parte di una ragione per la quale tutto è lecito. Altri bambini od adolescenti, invece, pur avendo un equilibrio più stabile rispetto ai membri più deboli, condividono con il leader le idee, anche quelle più folli, per interessi, per un tornaconto personale.
L’unione fa la forza il gruppo può incominciare a sentirsi potente, diventa violento, abusa del proprio potere, e oltrepassa i limiti, sfascia, rompe, distrugge, prevarica i più deboli. Il leader o i componenti più carismatici decidono le scelte di un gruppo, gli altri li seguono.
Così accade con il bullismo adolescenziale: il bullo odia, il bullo decide, il bullo prevarica la vittima ed il branco e i suoi gregari lo seguono.
Ma quali sono le motivazioni per cui bambini ed adolescenti vengono attratti dal branco? Vi invito a scrivere su un foglio queste motivazioni e provare ad applicarle al caso concreto: l’incapacità di opporsi al leader, l’essere soggiogati dal leader, il senso di appartenenza, la disgregazione familiare scolastica lavorativa sociale, l’assenza di strutture adatte ai giovani, la #noia e la mancanza di una solida base educativa, la mancanza di empatia, la mancanza di regole morali, instabilità psichiche.
Quanto più lasciamo soli ai loro sentimenti negativi o a riflessioni erronee i nostri bambini ed adolescenti, più questi formeranno branco e diverranno o leader o vittime silenziose del bullismo.
Proteggiamo quindi la loro safety.
Guarda l’intervista di Anna Maria Di Palma per il LIVE DELLE SAFETY ROCKSTAR.
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