Segue da Uno strano figlio dei fiori.
Insomma, roba da non credere, abbiamo visto Ares di bronzo (soprattutto la faccia, verrebbe da dire), ferito da un mortale, semplicemente piantare lì la battaglia e darsela a gambe, fugge dal campo di battaglia e va da padre Zeus a recriminare.
“Guarda! Guarda qui che cosa mi hanno fatto! Sanguino! Tutta colpa di Atena! Ma che te lo dico a fare? Tanto quella è sempre stata la tua prediletta, le lasci fare tutto quello che vuole, e non dici mai niente. Ma ti rendi conto? Mi ha scatenato addosso Diomede, e quello per poco non mi accoppava. Ma ti sembra giusto?”
Non ha scelto una buona giornata, Ares.
Zeus è di pessimo umore. Vuoi che non abbia mandato giù la faccenda del figlio dei fiori, una storia che per di più gli tocca tenere segreta per evitare le ironie, vuoi che, oggettivamente, Ares continuava a collezionare figuracce, insomma, lo aggredisce a male parole, sempiterno archetipo del padre incazzato.
“Vattene via da qui immediatamente, e smettila di piagnucolare! Non ti posso più vedere. Sei tutto tua madre! E poi, che ci facevi lì in mezzo, eh? C’entra lei, vero? Guarda, se non fossi mio figlio…” – e qui mi immagino il re degli dei che inghiotte amaro – “…se non fossi mio figlio, già da un pezzo ti avrei scaraventato giù dall’Olimpo a calci nel sedere. Sparisci!”
Poi però, in fondo un padre è un padre, e la storia del figlio dei fiori non era certo imputabile ad Ares, insomma Zeus ci ripensa, lo fa curare, lavare, cambiare d’abito, ed Ares, tutto contento,
“sedette presso il Cronide, fiero della sua forza”
Così, capite, come se non fosse successo niente…
Come che sia, questa sconfitta ad opera di Atena Ares se la lega al dito, e più tardi, nel libro XXI dell’Iliade, lo ritroviamo nuovamente lì, sul campo di battaglia sotto le mura di Troia, a cercare la resa dei conti con la dea.
La sfida, fa il gradasso, la insulta, le si fa incontro provocando, poi prende la mira e scaglia con forza terribile la tremenda lancia di bronzo addosso alla sorellastra.
Atena non fa una piega, passo di lato, para il colpo con lo scudo, poi non perde neppure tempo con la lancia, afferra direttamente un macigno enorme e glielo tira in testa. Ma forte. Talmente forte che Ares stramazza al suolo a gambe e braccia spalancate. Tanto per cambiare.
Ma insomma, per tutti gli dei, ci sarà pure qualche battaglia dove questo dio tutto chiacchiere e distintivo abbia colto un meritato trionfo, no? Dove abbia mostrato di eccellere.
Sì, c’è.
Avete presente la storia di Naomi Campbell con Mike Tyson? Ecco.
Il bruto Ares magari in quel genere di battaglie riusciva meglio, questo non si sa, fatto sta che conquista la bellissima Afrodite, la dea comincia a frequentarlo con una certa assiduità e senza alcun ritegno, ben presto i due amanti si fanno così sfacciati da utilizzare per i loro convegni, alla luce del sole, lo stesso talamo nuziale del povero, cornutissimo coniuge di Afrodite, lo storpio Efesto. Uno scandalo.
A tal punto che il Sole, mosso a compassione, si premura di informare il padrone di casa del particolare tipo di battaglia che si combatteva proprio sul suo letto.
Efesto sapeva di essere quel che era, piccolo, brutto, zoppo, probabilmente non si faceva troppe illusioni sulla virtù di quella moglie così bella e così corteggiata, però quando è troppo è troppo.
Ora, tenete presente che Efesto è un operativo puro, un grande tecnico, abilissimo nel settore industriale di competenza ma, diciamo così, un poco ingenuo sul lato relazionale. In questo caso, prende una decisione più di pancia che di testa.
Da fabbro professionista prepara una rete fitta di catene solidissime ma al tempo stesso invisibili, attacca il tutto al soffitto ed ai sostegni del letto, nasconde per bene la trappola. Poi annuncia: “Cara, ehm, io mi assento da casa per qualche giorno, ho un impegno di lavoro, lontano lontano…”
Neanche il tempo di rifare il letto, Ares ed Afrodite si fiondano a festeggiare l’insperata occasione, ed ecco che la trappola scatta, i due amanti avviluppati dalle catene, legati e appesi come salami.
Efesto, che si era nascosto appena dietro l’angolo, si precipita sul luogo del tradimento e comincia ad inveire ad alta voce:
“Zeus, padre, fratelli, dèi tutti, venite a vedere questi due svergognati! Proprio qui vengono a fare le loro porcherie, sul mio letto. Bella la tua figlia, Zeus, ma guarda un po’ che zoccola! Voglio indietro tutti i miei regali di nozze, subito immediatamente!”
Gli dèi accorrono, attirati dalle urla, si affollano per vedere.
La reazione, però, non è proprio quella che il povero Efesto si aspettava.
Invece di esprimere compunta solidarietà, gli dèi cominciano a ridacchiare, Apollo ed Ermes addirittura si danno di gomito. “Catene o non catene, io lì mi ci butterei anche subito, tu che dici?”. “Certo che è proprio un gran pezzo di dea…”. Cose così.
Insomma, alla fine anche Efesto capisce che è meglio chiuderla lì, accontentarsi del rimborso e far sfollare l’assembramento.
Libera dunque i due, Afrodite si rifugia a Cipro a darsi una rassettata, Ares dopo questa ennesima figuraccia decide di cambiare aria e va a nascondersi presso i Traci in attesa che le acque si calmino. A troncare la relazione, ovviamente, non ci pensa nessuno dei due. Ares ed Afrodite continueranno a fare gli amanti, pur con qualche divagazione lui, e con molte divagazioni lei.
Ma perché esattamente Ares, il dio delegato agli affari bellici, aveva deciso di stare dalla parte dei Troiani? Era il risultato di un’analisi strategica, di considerazioni geopolitiche, frutto di un business plan accurato? Non proprio.
Nonostante tutti sappiano che non è saggio mescolare il lavoro con le faccende di cuore, è solo per accontentare la sua bella Afrodite che Ares il massacratore si trova a parteggiare per i Troiani, benché si fosse precedentemente impegnato, con altrettanta leggerezza, in senso contrario.
“Quello è un pazzo, una sciagura, una banderuola,
che prima promise e proclamò a me e ad Era
di pugnar contro i Teucri e d’ aiutare gli Argivi,
ed ora è là fra i Troiani, e s’è scordato degli altri.”
Parola di Atena, mentre Ares è ancora steso per terra come un quattro di bastoni.
Ora, potevano mai vincere, i Troiani, con un simile dio della guerra dalla loro parte?
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