Qualche giorno fa, mentre ero per strada in un centro abitato, davanti ai miei occhi si svolge una scena che mi fa riflettere: una madre che attraversa la strada con il figlio tenuto in braccio.
Il punto è che la donna, mentre attraversa la strada, sta telefonando.
Il punto è che la donna, mentre attraversa la strada, non è sulle strisce pedonali.
Il punto è che il figlio non è un bebè, avrà su per giù 5 o 6 anni, e la madre lo tiene con un braccio solo, perché l’altro è impegnato a tenere il cellulare.
Guardo con stupore questa scena, mentre la donna passa in mezzo alla strada come se stesse attraversando il corridoio di casa, con il cellulare da una parte e il bimbo dall’altra, il quale tenuto sotto braccio come un sacco di patate, inizia a scivolare, perché è ormai troppo grande per essere tenuto con un braccio solo.
La donna non è preoccupata, perché in tutto questo, sta anche raggiungendo l’amica che l’aspetta dall’altra parte della strada, e quindi la saluta con un bel sorriso.
È troppo impegnata per accorgersi dei pericoli che ha intorno e per valutare le conseguenze di quello che sta facendo.
Per fortuna siamo in un centro abitato, gli automobilisti viaggiano lentamente e madre e figlio riescono a raggiungere l’altro lato della strada senza spiacevoli conseguenze.
Rifletto sulla scena e penso a quante volte capita, ogni giorno, di assistere a situazioni in cui le persone, per distrazione o perché troppo prese dalle circostanze, mettono in pericolo se stesse e gli altri. Attraversando la strada, alla guida, per le scale, facendo lavori a casa.
È la normalità, quella in cui non ci si prende il tempo di valutare ciò che ci sta intorno e che potrebbe diventare un pericolo.
“Ma si! Tanto è uguale… cosa vuoi che succeda”
È quello che ci si sente spesso dire, e che minimizza ciò che, per chi fa il nostro mestiere, rappresenta un problema serio, e una delle cause della strage silenziosa delle morti bianche che stiamo vivendo, e non solo.
Perché è anche questo il problema: essere convinti del fatto che se non è mai successo, mai succederà e comunque di sicuro non a me. Quando, al contrario, sarebbe opportuno prendere coscienza del fatto che se una cosa non è mai successa, non è detto che mai succederà. E se succede, sarebbe opportuno non chiamarla sfiga.
È ora che la tutela della salute e della sicurezza, diventino gesto quotidiano e parte della cultura di ogni persona, che in ogni azione ci si prenda un momento per valutare le circostanze e le potenziali conseguenze delle stesse.
Bisogna essere coraggiosi se si vuole ottenere un mondo migliore.
Per fortuna noi possiamo scegliere, e non restare intrappolati in un “mondo nuovo” in cui tutto è già deciso, come nel libro di Aldous Huxley. Io che amo l’hard rock e anche l’heavy metal, però, voglio ricordarmelo con l’album degli Iron Maiden Brave New World.
Guarda anche l’intervista a Rita Stagnoli!
SCORRI LA PAGINA E LASCIA UN COMMENTO.
1 commento
Vero tutto quello che è stato scritto. Spesso teniamo in ordine il nostro orticello e non ci accorgiamo dei problemi del mondo circostante, spesso non ci rendiamo conto dei rischi che corriamo e che facciamo correre. Quindi ben venga un articolo che ci fa riflettere. Grazie Rita.