Protagonista del nostro Live di oggi: Ruben Zappoli, Rider, rappresentante lavoratori e sindacalista
Incontriamo Ruben sindacalista e rider di professione. Ha 22 anni, ed è laureato in Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale. Fa il rider da 4 anni.
Ci racconta alcune peculiarità del suo lavoro. Con la pandemia l’utilizzo delle piattaforme per le ordinazioni del cibo a domicilio è aumentato in modo esponenziale e di conseguenza anche l’impegno richiesto a chi si occupa delle consegne.
Quello del rider è un mestiere che porta con sé una serie di rischi, connessi alla circolazione nel traffico di bici o scooter. L’azienda per cui lavora Ruben non consente l’utilizzo del monopattino per effettuare le consegne, in quanto il mezzo è inadatto, anche il relazione al carico dello zaino.
Per la bicicletta è obbligatorio invece l’utilizzo del casco. Ruben evidenzia come sia facile commettere errori di violazione del codice della strada, specie per chi non è in possesso di una patente e quindi non ha studiato tali norme.
Un altro problema che colpisce il lavoro del rider è la spinta a effettuare più consegne in minor tempo che certe aziende operano. Spesso viene preferito il percorso più breve a quello più sicuro per ridurre le tempistiche, rendendo il lavoro frenetico, i tempi proibitivi e aumentando i rischi per la sicurezza dei lavoratori.
Sono poche le aziende che hanno regolarizzato i contratti di lavoro subordinato coi loro rider, e in quelle che lavorano ancora in regime di autonomia i contratti cambiano più volte nel corso dell’anno. In questi casi mancano anche i momenti di confronto coi lavoratori sul tema della sicurezza.
Ruben ci racconta di come fortunatamente nella piazza fiorentina i clienti abbiano sempre riconosciuto il lavoro dei rider, il loro impegno e fatica. D’altra parte per la nostra comodità di avere il cibo direttamente alla porta di casa, sono loro che si mettono quotidianamente in strada.
Articolo e postproduzione video di Graziano Ventroni
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