Quale miglior occasione per parlare di ritorno. Settembre è il mese per eccellenza: ritorno a scuola, ritorno al lavoro in ufficio, ritorno alla normalità.
Ma cosa intendiamo quando parliamo di “ritorno”. Non credo sia qualcosa legato al solo spazio occupato o al contesto fisico, credo piuttosto che ognuno di noi pensi al ritornare più dal punto di vista del sentito in un determinato contesto.
Ecco, questa è una cosa davvero difficile da fare, perché nel frattempo sono cambiate le cose intorno a noi, siamo cresciuti, abbiamo fatto esperienze diverse… siamo cambiati.
Mi occupo di Health & Safety, non posso non considerare lo stato d’animo delle persone con cui ho a che fare, perché è proprio quello stato d’animo che la fa da padrone nelle tematiche legate alla sicurezza sul lavoro.
Allora cosa vuol dire ritorno per tutti quelli che si occupano di safety? Come affrontare l’argomento con i lavoratori? Come gestire il ritorno?
Non siamo certo degli psicologi, ma siamo sicuramente quelli che parlano molto con tutti i componenti di un’azienda, quelli che hanno speso molto del loro tempo per guadagnarsi la fiducia tanto della dirigenza quanto dei dipendenti, siamo quelli che se hanno fatto bene il loro mestiere sono visti come coloro che sono lì per proteggerli.
L’idea però non è quella semplicistica di “accontentare tutti”, bensì quella di cercare cosa accomuna questi “tutti”. Se è vero che “è il gruppo che fa la forza” dovremmo pensare al ritorno del gruppo e non al ritorno del singolo!
Il gruppo di scolari dovrà essere accompagnato in una sorta di reinserimento a scuola e così un gruppo di lavoro.
La parola chiave per noi quindi non è ritorno, ma reinserimento.
Reinserimento in una realtà fisica statica e non troppo differente da quella che abbiamo lasciato più di un anno fa, di persone dinamiche e attive che non sono esattamente quelle che abbiamo lasciato.
Per creare un nuovo equilibrio nelle dinamiche di uno stesso gruppo non basta una scrivania nuova e uno spazio diverso. C’è bisogno della partecipazione di tutti.
Co-costruire e co-creare hanno da sempre aumentato il senso di coinvolgimento e di aggregazione di ognuno di noi, per cui credo che la partecipazione attiva del singolo al “ritorno” sia l’unica chiave possibile per ri-creare quel senso di appartenenza a quella comunità.
Per natura siamo resistenti ai cambiamenti, ma nel tempo abbiamo compreso il loro potenziale e abbiamo capito che sono l’unica vera costante di tutta una vita…. D’altronde lo sappiamo tutti che non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento (C.D.).
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