Vi siete mai chiesti come possa essere possibile tornare sotto o sopra un palco in piena pandemia?
Per chi stesse leggendo per la prima volta i miei articoli, ci tenevo a presentarmi brevemente.
Mi chiamo Raina Berin, in arte Only Rey, sono un’infermiera libera professionista e mi occupo dal 2017 di Medicina del Lavoro, sicurezza e prevenzione, in provincia di Udine. Inoltre sono diventata con il tempo una music (rock e metal) influencer, presentatrice di eventi musicali e bands.
Partendo dal fatto che non sono una virologa, ci tengo comunque ad esprimere un’idea su come eventi, festival e musica dal vivo possano tornare a far parte della normalità.
Come abbiamo già visto negli ultimi due anni, nella stagione estiva 2020 e 2021 pare che molti palchi siano stati ripopolati da artisti e gruppi, mentre nella stagione autunnale/ invernale il tutto venga bloccato nuovamente. Sembra che questo 2021 ci sia stata una “riapertura” più consapevole e rigida per non ricadere come l’anno scorso.
Come possiamo evitare che succeda?
La novità dell’estate italiana 2021 partita da luglio è sicuramente il Green Pass, ovvero il certificato di completa vaccinazione covid, il quale è stato richiesto sempre di più per partecipare a qualsiasi tipologia di evento pubblico, un tampone rapido negativo con valenza di 48 ore o un attestato di completa guarigione. All’estero non viene chiamato Green Pass ma semplicemente “certificato di vaccinazione completata”.
Nella gestione di un concerto, ci troviamo di fronte a tantissime persone: artisti, tecnici, manager, organizzatori, e soprattutto gli spettatori, quindi l’organizzazione degli spazi e lo svolgimento dell’evento vanno rivisti nel minimo dettaglio.
In linea di massima nella stagione estiva la maggior parte dei concerti sono all’aperto, quindi si potrebbe considerare il distanziamento sociale, evitando così assembramenti, mentre nelle aree al coperto prevedere un numero limitato di persone, ma recentemente la presenza del Green Pass ha riorganizzato le cose.
Se prima la ridistribuzione delle aree da concerto, la presenza della “security”, il controllo della temperatura corporea, l’uso di mascherine, distanziamento, la disponibilità di erogatori per la disinfezione delle mani, i cosiddetti “Hands Gel Point”, erano dei fattori che potevano prevenire, in questo momento storico sembra che l’ “arma” vincente per tornare alla normalità sia il vaccino.
Da non fraintendere che ciò sopra elencato, almeno finché non si sia trovata una cura, non vada più considerato, anzi bisogna continuare a seguire questi comportamenti di prevenzione, ma sicuramente il ciclo vaccinale fa la differenza, e diminuisce bruscamente la possibilità di contagio. Oggi giorno ci sono sempre più persone che aderiscono alla campagna vaccinale, migliaia di vaccini al giorno dove aderiscono tutte le fasce d’età, per prevenire la salute della collettività e la propria e poter tornare agli eventi nella totale serenità e tranquillità.
Un altro aspetto da tenere in considerazione, nato proprio lo scorso mese, è la tracciabilità delle persone ad un evento, registrando dati anagrafici e un recapito telefonico, così da essere segnalati nel caso in cui durante il concerto o evento vi sia qualche “positività” al virus.
Penso che l’ingrediente fondamentale della gestione della sicurezza del covid, forse il più importante, sia il buon senso da parte di tutti: solamente tramite piccole azioni le cose cambiano. Se ognuno di noi contribuisse nel proprio piccolo a dare una svolta, si tornerebbe più forti di prima.
Purtroppo è emerso molto astio e ribellione nei confronti del vaccino e anche dell’attenersi alle condizioni di sicurezza, rivendicando la libertà di decisione delle proprie scelte.
Cito ad esempio certi festival avvenuti all’estero pochi giorni fa, come Metal on the Hill in Austria o Metal Days in Slovenia, dove i concerti nonostante la pandemia si sono svolti, in quanto molti si sono attenuti alle regole “anticovid” ma allo stesso tempo all’insegna del divertimento.
In merito, sicuramente un aspetto da considerare, che molto spesso viene trascurato, è lo spazio dietro le quinte, in quanto è stato gestito in maniera che le band non potessero portare staff aggiuntivo per evitare assembramenti o disguidi nel backstage; vi era un accesso limitato, un ordine programmato nell’esibizione e la predisposizione di aree riservate per gruppi. Soprattutto quest’ultimo aspetto l’ho riscontrato al Festival Rock “Fusi di Rock” a Turriaco (Go), dove sono stata la presentatrice ufficiale della 24esima edizione, e ogni band aveva il suo camerino dedicato, ed è stato organizzato tutto seguendo le norme vigenti anticovid, con tanto di esibizione all’ingresso del Green Pass.
Detto ciò, la gestione dei concerti durante il covid è possibile, ma deve essere consapevole.
Penso che affinché non si sia trovata una cura sicura e approvata da esperti e virologi al covid, bisognerebbe prestare attenzione a questi piccoli dettagli che possono fare la differenza, a meno che vogliamo tornare al punto di partenza.
Il vaccino al momento è un’arma a favore ma non una sicurezza assoluta, non è condiviso da tutti anche perché reso quasi obbligatorio, e sviluppato in un tempo molto breve, mettendo in dubbio molte persone, senza parlare di chi è contro.
Sicuramente il mio pensiero può essere condiviso o meno. Come ribadisco negli articoli che scrivo, sono elastica e aperta a nuove idee. In parte posso capire il disaccordo di molti, ma a mio parere facendo così si va indietro anziché avanti. Inoltre penso che l’importante sia di cercare nel nostro piccolo di collaborare come comunità musicale, artistica ed organizzativa a gestire e prevenire il covid, per tornare con il tempo alla normalità e a divertirci mille volte di più rispetto a prima, con la consapevolezza di non dare per scontato certe cose, che prima sembravano normali e ora non lo sono più.
Spero di cuore che questo articolo venga letto con un’ottica di reale cambiamento e innovazione, e dopo aver trascorso mesi di “reclusione” in casa, supportando artisti e bands, ora è arrivato il momento di farlo personalmente ma in sicurezza e sui palchi, dove possano esprimere al meglio la loro forma d’arte.
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