… And in the naked light I saw
Ten thousand people, maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never share
No one dared
Disturb the sound of silence …
Nella nostra vita sociale, lavorativa, personale la tecnologia può darci una grande mano ma ricordiamoci sempre che non potrà mai sostituire le emozioni delle persone.
In questo periodo storico di grandi cambiamenti dovuti alla emergenza pandemica, ai nuovi orizzonti della ricerca, alle nuove frontiere dell’uomo, … l’elemento che farà sempre più la differenza ed aiuterà le persone a raggiungere obiettivi ricchi di emozioni sarà costituito dal “CUONTE” (CUOre + meNTE).
Sì, proprio la relazione tra questi due elementi aiuterà le persone a ricercare nuovi modi per condividere, motivare, supportare, favorire il confronto, coinvolgere e comunicare i valori di salute, sicurezza e ambiente evidenziando una nuova prospettiva di crescita personale e sociale.
Le parole “People talking without speaking” e “People hearing without listening” estratte dalla storica canzone “The sound of silence” di Paul Simon e Art Garfunkel risuonano nella mia mente ogni qual volta ci si confronta per comunicare con persone che hanno un approccio volto solamente a evidenziare gli errori commessi e non a valorizzare i piccoli risultati raggiunti.
È importante favorire attraverso le emozioni un’attenta comunicazione che dia evidenza in ogni settore della nostra vita di quanto più cose possibili vanno bene, essere continuamente proattivi provando continuamente ad anticipare gli eventi, capire come le cose normalmente vanno bene per spiegare perché a volte vanno male, riconoscere le persone come risorse necessarie per la resilienza e la flessibilità del sistema continuamente monitorato e gestito.
Volgiamo lo sguardo al cambiamento che tutti noi stiamo favorendo con maggiore responsabilità individuale oltre che sociale, alimentando ogni giorno canali di comunicazione non convenzionali per raggiungere il “CUONTE” delle persone lasciando una “firma” indelebile nei nostri comportamenti, aumentando la percezione del rischio nelle persone, utilizzando l’esperienza come motore della nostra consapevolezza e della nostra cultura verso un nuovo modo di “FARE BENE” le cose.
Non possiamo dimenticare che tutto ciò lo dobbiamo ai nostri figli, a coloro che saranno il futuro e che come sempre subiscono nel bene o nel male le decisioni degli adulti.
Proprio per questo motivo dobbiamo essere di esempio nei fatti e non solo nelle parole quando parliamo di “educazione volta a una nuova cultura in materia di salute, sicurezza e ambiente” così che quando anche loro saranno adulti possano dire con orgoglio: “Me lo hanno insegnato i mie genitori!”.
Occorre renderli partecipi della nostra passione!
Mi piace concludere dicendo che per comunicare bene occorre prima ascoltare bene e solo così potrai fare bene le cose qui!
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