Ve lo immaginate un ragazzo di 20 anni intrappolato nella scelta tra un’ipotetica carriera come cantante Hard Rock e una quasi certa piccola carriera come Responsabile Qualità in un’officina metalmeccanica? Eccolo, ero io a vent’anni, nel ’93.
Studiavo chitarra classica e la notte cantavo nelle birrerie.
Di giorno portavo avanti quella che considero una microscopica rivoluzione. Officina metalmeccanica del bresciano di 30 dipendenti (allora… ora sono 60), nata dallo sforzo del titolare: un uomo piccoletto pieno di muscoli (muscoli da ore di lavoro, non da palestra) e grinta da vendere… e volontà instancabile.
Io invece “sensibile” e con la netta sensazione di essere un pesce fuor d’acqua.
Ma… passo a passo… sono riuscito nell’intento.
Nel 2003 ho chiesto il part-time e, miracolosamente, l’ho ottenuto. Mi sono quindi diplomato in musicoterapia e ho portato avanti con successo, per altri 15 anni, il lavoro nell’officina promuovendo una cultura della Qualità degna di questo nome.
Ho fatto due piccole rivoluzioni:
- ho lasciato una traccia di originalità
- mi sono formato contemporaneamente come responsabile dell’officina e come musicoterapista
“Ora non abito più là, tutto è cambiato non abito più là”, come cantava Gino Paoli in La Gatta.
Ora abito a Biella, faccio il musicoterapista e l’insegnante di canto.
La musicoterapia è un mondo in espansione che si occupa di Persone a partire dai bambini con disabilità, passando per i pazienti oncologici, quelli psichiatrici, quelli in stato vegetativo, etc. I musicoterapisti si occupano di Terapia, Benessere, Educazione e Formazione: è gente che fa cantare insieme persone che non si conoscevano fino a mezz’ora prima, riesce a fare suonare chiunque, si confronta con medici e professionisti, lavora sull’unico suono che un bambino gravemente disabile riesce a produrre, lavora spesso là dove tutti gli altri si son fermati, accompagna le persone alla morte con una canzone e altre mille svariate cose.
Varie sono le applicazioni e molteplici i modelli e le modalità.
E nelle aziende?
In un momento delicato come questo, con le relazioni che restano a distanza, possiamo partire “semplicemente” dall’ascolto della musica.
Un ascolto per fermarsi.
Un ascolto che necessita di desiderio.
Un ascolto che necessità di un po’ di energia.
Un ascolto per riscoprire, direi svelare possibilità inaspettate.
Non stiamo quindi parlando di un ascolto di sottofondo: non di una musica mentre… mentre si lavora per esempio.
Ci si riferisce ad un ascolto che ci aiuti ad accedere a tre funzioni della nostra mente: concentrazione, immaginazione e creatività.
Ma… non si tratta di ascolti prestabiliti in stile “ricetta per sviluppare l’intelligenza”.
Si tratta di guidare le Persone a ritrovare, riscoprire, perfezionare per prime la capacità di disidentificarsi da quella parte della mente che non smettendo mai (o quasi) di produrre dialoghi ci impedisce di accedere ad aspetti, per ora, esclusivamente umani (penso alla tecnologia che avanza inesorabile).
Mi riferisco appunto alla capacità di immaginazione per prima. Saper immaginare per poter progettare al meglio il futuro, per saper prevedere le difficoltà, per creare.
Possiamo “immaginarci l’immaginazione” come un corpo da nutrire e da allenare.
Prima di allenarlo dobbiamo però prendere coscienza della sua esistenza. E poi possiamo scegliere come trattarlo.
Possiamo spingerlo ai limiti senza preparazione e misura o possiamo amarlo. Bach Bwv 846 Preludio 1 in Do.
Provate ad ascoltarlo.
… dopo le prime note: “Ah sì, lo conosco”.
… dopo qualche secondo la mente è già altrove.
Allora se proviamo a concentrarci faremo scoperte.
La prima è che la musica classica (la Magnifica del titolo) respira!
… anche l’immaginazione, come “corpo”, ha bisogno di respirare.
Ecco qui il primo passo.
Ritornando all’attuale situazione lavorativa.
A cosa serve la Musica?
A cosa serve la musicoterapia?
E soprattutto a cosa serve il musicoterapista?
Parto dall’ultima domanda: serve perché è una persona (ecco spiegato perché all’inizio mi sono soffermato su di me) che può sentire le persone, può sentire il gruppo, le sue dinamiche, le sue tematiche.
Serve a proporre i brani adatti proprio a quel gruppo di lavoratori in smart working. Serve a facilitare il dialogo e la condivisione.
E la musicoterapia?
Serve perché “è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale” Wikipedia. E la Musica?
Serve perché è Magnifica e noi siamo piccoli!
Il frutto quale sarà?
Immaginatevi il corpo (anzi i corpi) dell’Immaginazione che danzano: eccolo il frutto… la Creatività.
Quindi…
Una possibilità di intervento in ambito aziendale dedicato ad un gruppo di lavoratori in smart working che vuole ritrovare migliori modi comunicativi e stimolare l’immaginazione di gruppo è questa: una serie di incontri di ascolto collettivo (on-line) di brani di musica condotto da un musicoterapista.
Si tratterà quindi di ascoltare ma anche condividere, confrontare, trovare assieme.
Buona Musica!
SCORRI LA PAGINA E LASCIA UN COMMENTO.