Sicurezza Mentale 5.0

di Michele Grigato
Sicurezza mentale 5.0

“Vuoi avere ragione o essere felice?”

Qualche mese fa c’eravamo lasciati con questa bella domanda. Come va con le Vostre risposte?

Partiamo da un dato, purtroppo, assodato e reale. Ad oggi, dicembre 2024, il 5% delle persone di tutta la popolazione aziendale si sente realmente coinvolto nel proprio lavoro; una restituzione forte e chiara. Le politiche aziendali e la cultura del lavoro producono un risultato allarmante, insindacabile. Ma forse scritto così in piccolo non rende bene l’idea, proviamo ad allargare la dimensione del carattere utilizzato, a cambiare font e metterlo in grassetto:

5%

Va meglio così?

Ripetiamo tutti assieme!

Il 5% delle persone, oggi, si sente parte di un’Azienda (Gallup Docet).

Sì, ok Michele, abbiamo ricevuto il messaggio, e che facciamo? Noi vogliamo essere felici ed avere ragione, lavorare poco, stare bene e prendere tanto, fare le nostre ore e poi goderci la vita! Non vogliamo essere parte di un’Azienda e nemmeno di una Famiglia.

È così? Oppure c’è dell’altro? Dentro di noi, davvero, cosa c’è? Chi c’è? Cosa vogliamo? Lo sappiamo? Abbiamo voglia di scoprirlo? Oppure va bene anche così?

Lo volete un consiglio? Iniziate da questo link!

Rivoluzione Umana è un progetto che seguo e sto cercando di sviluppare assieme ad altri Rivoluzionari, che come me, si sono stancati dei soliti metodi e del racconto di un mondo del lavoro che produce mediocrità, malattie, burnout, differenze di genere. È tempo di cambiare davvero, ma ne parleremo più avanti con il tempo. Torniamo ai nostri numeri sulla sicurezza mentale, da una serie di ricerche e di studi di EU OSHA, che sarebbe l’agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, l’80% dei lavoratori ha incontrato difficoltà mentali che hanno interferito con la propria capacità lavorativa.

Il malessere porta all’improduttività.

Uno su cinque ha considerato di lasciare il lavoro nel 2023 a causa del proprio stato mentale e del relativo impatto sulla quotidianità lavorativa. L’indagine OSH Pulse 2022, condotta su oltre 27.000 lavoratori di tutti gli stati membri dell’UE più Islanda e Norvegia parla chiaro: i professionisti della sicurezza sono pienamente consapevoli dell’importanza di migliorare l’aspetto psicologico e mentale dei lavoratori negli ambienti di lavoro. Dallo studio condotto emergono una serie di segnali molto precisi e preoccupanti, che spesso non vengono percepiti e rimangono sottovalutati, eccone alcuni:

 

  • Ritardi frequenti e incapacità di rispettare le scadenze
  • Stanchezza costante e apparente esaurimento o malattia frequente
  • Umore instabile e frequenti fluttuazioni
  • Cambiamenti improvvisi nella personalità, come il ritiro dai progetti e dalle attività sociali
  • Nervosismo estremo e tensione
  • Difficoltà di concentrazione e completamento dei compiti
  • Conflitti frequenti con i colleghi
  • Declino della qualità del lavoro non risolto da cambiamenti nei parametri di lavoro
  • Maggiore sensibilità rispetto al comportamento precedente
  • Declino dell’interesse per le iniziative

 

Le condizioni di salute mentale più comuni, come depressione e ansia, continuano a colpire una vasta parte della forza lavoro, anche se nel secondo post pandemico, si è semplicemente smesso di parlarne. Sebbene sempre meno dipendenti negli ultimi tempi, riferiscano di stress e burnout, i numeri sono in direzione contraria e si denotano aumenti dei problemi più gravi come disturbi alimentari, uso di sostanze alcoliche e stupefacenti, fino ad arrivare all’idea suicidaria.

Qualche numero: durante la Pandemia, il 63% degli Italiani che già bevevano in modo rischioso ha aumentato il consumo di alcool, con il conseguente aumento delle probabilità di incappare in esperienze di alcolismo. Inoltre, il 28% di chi era considerato a basso rischio, ha incrementato il consumo arrivando ai livelli pericolosi per la propria salute.

Questi dati indicano che più che la pandemia, molto dell’impatto lavorativo che ne è seguito e tutte i disturbi di stress da lavoro correlati, hanno avuto un impatto significativo sui comportamenti legati al consumo di alcol, portando a un aumento dei casi di alcolismo.

Qualche altro numero preoccupante:

nel 2023, il 66% dei lavoratori Europei intervistati ha riferito di aver avuto problemi mentali che hanno pregiudicato la propria capacità lavorativa, rispetto al 59% del 2022; due lavoratori su tre non sono sufficientemente produttivi. Lo stress legato al lavoro e il burnout sono il secondo fattore più grande che contribuisce alle preoccupazioni per la salute mentale dei dipendenti; circa il 30% ha segnalato questa dinamica come una delle principali emergenti nell’ultimo anno, secondo solo allo stress finanziario (41%). Poco più del 40% delle persone ha ricevuto cure per la salute mentale nel 2023, un aumento del 24% rispetto al 2022.

Questo per certi versi è un bene, in quanto significa che c’è più consapevolezza nei lavoratori verso la propria salute mentale, tuttavia, molte persone con bisogni acuti di salute mentale faticano a trovare supporto adeguato; meno della metà dei casi più gravi hanno ricevuto cure adeguate, circa un decimo ha cambiato tre o più specialisti nell’anno. Ogni volta che un lavoratore cambia specialista, ricomincia il percorso, azzerando i tempi, con grandi ritardi nel recupero.

Come potete leggere, la situazione è complessa. Scrivere e parlare di numeri lascia il tempo che trova, dobbiamo creare luoghi di confronto, ma non solo, dobbiamo creare le condizioni culturali necessarie ad affrontare tutte queste dinamiche che influiscono sulla salute mentale delle persone.

Dobbiamo farlo assieme!

 

 

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