La magia del Natale è un concetto che rimanda tutti noi, appassionati degli addobbi e non, a immagini di luci, glitter, scie stellate e pacchi colorati da scartare.
Da piccoli, ascoltando le storie che ci venivano narrate, immaginavamo degli elfi, angeli, santi o anziane signore, a seconda della provenienza, confezionare i nostri regali o farli apparire dal nulla, portati a turno su slitte, scope o asinelli.
Crescendo, la realtà si fa molto meno magica. La ricerca del regalo perfetto, dell’abbigliamento impeccabile, degli addobbi per rendere la casa a prova di Instagram, dell’intrattenimento per trasformare le nostre vite in esistenze perfette, del cibo che invece di darci la soddisfazione che cerchiamo ci provocherà un indigeribile senso di colpa, genera uno stress che irradia intorno a noi al pari delle lampadine che scintillano per le strade.
Oltre allo stress generato, la frenesia degli acquisti e del consumo natalizio ha delle ripercussioni devastanti sull’ambiente e sulle persone che, in un modo o nell’altro, sono coinvolte nella produzione o nella vendita di ciò che consumiamo.
La tematica rimanda al fast fashion (qui un mio articolo dello scorso anno sul tema), ovvero una produzione rapida ed economica che fa leva sul vantaggio dato dalla produzione in larga scala, ma che in realtà nasconde conseguenze dannosissime per l’ambiente e per le persone.
Da un sondaggio del 2023 condotto da Censuswide e promosso da Hubbub, un’associazione britannica senza scopo di lucro con scopi ambientali, nel Regno Unito una persona su otto, ovvero 7 milioni di persone, ha in programma di acquistare almeno un nuovo capo di abbigliamento per il periodo natalizio. Oltre agli acquisti, 12.3 milioni di capi verranno resi, il che ha un doppio effetto negativo sull’ambiente: le emissioni aggiuntive della spedizione di ritorno e il fatto che molti resi non vengono più rivenduti e finiscono in discarica, generalmente in Paesi in via di sviluppo.
All’abbigliamento si aggiungono addobbi e alberi di Natale: il fast shopping consente a tutti noi di fare acquisti oltre il necessario grazie ai bassi prezzi e in conseguenza dell’enorme spinta all’acquisto data dalla pubblicità e dalla necessità di apparire, spesso sui social.
Ma da dove vengono gli addobbi a basso prezzo che rendono così luminose e colorate le nostre case? Come sono prodotti e come verranno smaltiti?
Il business degli alberi di Natale è conosciuto da tempo: se gli alberi di vero abete creano un danno per la deforestazione, gli alberi posticci sono prodotti generalmente in PVC che è molto difficile da riciclare, e si stima che un albero di Natale finto debba essere utilizzato per almeno 10 anni affinché abbia un impatto ambientale inferiore a un albero vero. Spesso, però, questi alberi sono riacquistati da nuovo ogni anno o a distanza di pochi anni.
Ma non dobbiamo sentirci scoraggiati o sopraffatti: la soluzione è nelle nostre mani.
Per questo Natale, compriamo di meno e meglio. Facciamo attenzione al tipo di abbigliamento che utilizziamo per le nostre feste: è ok indossare lo stesso vestito dell’anno scorso. Se acquistiamo, cerchiamo capi sostenibili. Per le decorazioni, scegliamo addobbi durevoli che possiamo riutilizzare, che siano in grado di trasmettere un vero calore. Per i regali, possiamo dare un’occhiata alle moltissime iniziative, spesso locali, di prodotti artigianali e a sostegno del territorio, o scegliere prodotti di aziende che perseguono una causa sociale o ambientale.
Anche quest’anno, non dimentichiamoci della gentilezza, e sfruttiamo al meglio la magia che questo periodo di Natale sa donarci.
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