Ciao, sciogliamo subito il ghiaccio, come ti chiami e quale ruolo rivesti in azienda?
Mi chiamo Stefano Massera e sono il RSPP del Policlinico Gemelli di Roma.
Come ti sei avvicinato/a a questo lavoro e cosa ti ha fatto capire che questo è il lavoro giusto per te?
Sono geologo; ho iniziato nel 1993 nel comparto estrattivo e da lì ho continuato a lavorare e specializzarmi nel settore della sicurezza e della consulenza ambientale. È il lavoro giusto per me perché non amo le cose monotone, mi piace confrontarmi con le persone e sono curioso. Mi sono reso conto che era il lavoro giusto per me quando ho visto che non mi pesava e che mi divertivo anche impegnandomi molto.
Nel corso della tua carriera qual è stato l’episodio che ricordi con più piacere e quale con meno?
Di episodi piacevoli ne ricordo parecchi. I riconoscimenti, le gratificazioni, la soddisfazione di raggiungere obiettivi ambiziosi. Buttare il cuore oltre l’ostacolo e farcela. Non ne citerei uno in particolare; a guardare indietro vedo un percorso che mi ha gratificato.
Il meno piacevole invece riguarda un infortunio mortale per il quale ho fatto la prima volta da perito. Quello che ho visto e ascoltato in quell’occasione mi ha segnato molto. Sia dal punto di vista professionale sia umano, ammesso che ci sia una differenza tra queste due sfere.
Quali sono le soft skills che un/una professionista in questo lavoro lavoro deve assolutamente avere?
Mah. Di fatto non le definirei soft; per me sono hard skill. E, tutto sommato, non le vedo confinate al mondo della nostra professione. Occorre saper leggere le persone, saper interpretare il loro contesto e punto di vista. Bisogna essere empatici; una dote preziosa che è in larga parte innata ma che si può allenare ed esercitare. Bisogna rispettare le persone, ma di certo questo non è un requisito esclusivo della nostra professione. Certamente occorre saper comunicare, ma senza empatia non si comunica. Bisogna essere umili, ma di questi tempi di umili in giro ne vedo sempre di meno.
Cosa ti aspetti nel futuro della salute e sicurezza sul lavoro? Pensi che le nuove generazioni siano più attente a queste tematiche?
Le nuove generazioni hanno enormi potenzialità e voglio discostarmi dalla retorica del vecchio migliore del nuovo. La mia generazione ha fatto la rivoluzione normativa: ho iniziato prima del 626 e ora siamo all’intelligenza artificiale. Ma non abbiamo raggiunto i risultati sperati. Dobbiamo ammetterlo e aprire a modalità più efficaci di affrontare il tema della sicurezza. Ce l’abbiamo messa tutta ma i risultati non sono confortanti; quindi occorre cambiare. Vedendo i giovani all’opera, spero che siano capaci di un maggiore senso pratico di noi. Hanno valori diversi dai nostri e credo abbiano le carte in regola per affrontare il tema meglio di come lo abbiamo fatto noi. A patto che abbiano la capacità e il coraggio di cestinare la nostra generazione con gratitudine e fermezza.
Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane che si avvicina a questa professione?
Il primo consiglio che darei è di lasciar stare se non si sente arso dalla curiosità di crescere ogni giorno. Di lasciar perdere se non si ha ben chiaro il valore della dignità umana. Fatta questa premessa, gli darei il benvenuto in una professione stupenda. Nella quale si imparano cose nuove, si cresce, si riflette si innova e ci si trasforma in continuazione.
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