PIT AREA’S VOICES #33 – Claudio Compagni, Direttore di Esercizio

di Rock'n'safe
Claudio Compagni

Ciao, sciogliamo subito il ghiaccio, come ti chiami e quale ruolo rivesti in azienda?

Mi chiamo Claudio Compagni. Sono Direttore di Esercizio (figura imposta dalla normativa e, in questo caso, strettamente legata agli impianti a fune). Il Direttore di Esercizio (che in Provincia Autonoma di Trento si chiama “Tecnico Responsabile”) oltre ad avere una laurea quinquennale in ingegneria ed essere iscritto al rispettivo Ordine professionale, deve essere iscritto al registro dei Tecnici Responsabili del Servizio Impianto a Fune della PAT (dopo aver superato un esame orale). Questa figura deve garantire la sicurezza e la regolarità dell’esercizio (che viene effettuato in “servizio pubblico”). Inoltre, in ambito salute e sicurezza sul lavoro ricopro il ruolo di Dirigente.

 

Come ti sei avvicinato/a a questo lavoro e cosa ti ha fatto capire che questo è il lavoro giusto per te?

Faccio questo lavoro da 20 anni, in passato ho lavorato in ferrovia (ferrovie e impianti a fune hanno molte cose in comune, perfino alcune normative). Prima lavoravo alla Ferrovia Trento Malè (una ferrovia di montagna a scartamento ridotto) e mi occupavo della realizzazione del nuovo sistema di segnalamento e sicurezza. Dopo qualche anno, mi hanno chiamato da un’azienda di Bolzano per seguire i lavori di ristrutturazione della Ferrovia Merano Malles (altra ferrovia di montagna). Nel 2004 mi hanno offerto il mio attuale lavoro; il quale, rispetto a quello che stavo svolgendo tra Bolzano, Merano e Malles, mi consentiva di avere un lavoro vicinissimo a casa e, soprattutto, di poter avere il tempo necessario per portare a termine gli esami per la laurea in Ingegneria dei materiali c/o l’UNITN (visto che la mia laurea in Ingegneria meccanica ottenuta in Argentina non era riconosciuta in Italia).

 

Nel corso della tua carriera qual è stato l’episodio che ricordi con più piacere e quale con meno?

Iniziamo con quelli che ricordo con più dispiacere, perché in realtà sono due. Il primo, quando lavoravo in ferrovia, ho dovuto mandar via da un cantiere una ditta di subappalto che effettuava lavori lungo la linea ferroviaria in esercizio perché non riusciva a lavorare rispettando quelli che erano i requisiti di sicurezza richiesti. Il secondo, lavorando per le funivie, ho dovuto esonerare dal servizio una persona per gravi mancanze, anche ripetute, in relazione alla sicurezza. Entrambi i casi vengono da me ricordati con dispiacere, il dispiacere di dover arrivare dove non avrei voluto perché non sono stato capace di generare in loro il cambiamento necessario.

Un episodio che ricordo che ricordo con vero piacere è quando, nel 2021, Stefano Pancari mi ha chiesto: “quando è che scriverai un articolo per ROCK’N’SAFE?”… ecco… tre anni dopo, gli articoli che ho scritto per R’N’S sono una decina e, se mi lasciano, penso che ne scriverò ancora!

 

Quali sono le soft skills che un/una professionista in questo lavoro lavoro deve assolutamente avere?

Non sono poche… ma, nella maggior parte dei casi, credo che tutte possano essere incorporate, coltivate e migliorate se ci si crede veramente in quello che si fa. Per me, questa è la chiave che apre, tra altre cose, la porta della stanza delle soft skills: crederci!

Inoltre, prima di parlare di soft skills (a me piace chiamarle “competenze trasversali”), a mio avviso non si può prescindere dalle hard skills (competenze tecniche e professionali); e cioè, un professionista HSE deve avere un forte bagaglio di competenze tecniche e professionali e, inoltre, buone e profonde competenze relazionali. Ne cito tre che ne racchiudono altre. La più corposa e complessa: comunicazione (racchiude tante cose: ascolto, fiducia, ecc.). La più lenta: guida (riuscire a costruire comportamenti virtuosi e efficaci). La più bella: saper essere (etica, esempio, coerenza, leadership).

 

Cosa ti aspetti nel futuro della salute e sicurezza sul lavoro? Pensi che le nuove generazioni siano più attente a queste tematiche?

Non so bene cosa aspettarmi nel futuro…

E, sinceramente, non credo che la maggiore o minore attenzione a queste tematiche sia un fatto legato alle “nuove generazioni” in senso lato. Le nuove generazioni saranno più o meno attente a queste tematiche in base a quello che noi (quelli delle generazioni precedenti) saremo in grado di trasmettere… Se riusciremo a influenzare il loro pensiero e i loro comportamenti in modo tale che riescano a riconoscere l’importanza della salute e della sicurezza e, quindi, agiscano di conseguenza… allora non solo saranno più attente… vivranno anche meglio!

 

Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane che si avvicina a questa professione?

A una persona giovane direi di crederci fortemente in quello che fa, di continuare a formarsi costantemente, di non mollare mai (perché ci sarà qualche momento in cui si chiederà: “ma chi me lo fa fare?”), di continuare a creare relazioni e di non dimenticare mai che la differenza la fanno le persone!

 

 

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