PIT AREA’S VOICES #06 – Vincenzo Labile, HSE & Energy Manager

di Rock'n'safe
Vincenzo Labile

Ciao safety rocker! Sciogliamo subito il ghiaccio, come ti chiami e quale ruolo rivesti in azienda?

Ciao, mi chiamo Vincenzo Labile ed in azienda sono l’HSE & Energy Manager nonché il Direttore del Centro di Formazione aziendale.

 

Come ti sei avvicinato/a a questo lavoro e cosa ti ha fatto capire che questo è il lavoro giusto per te?

Sono arrivato alla sicurezza sui luoghi di lavoro iniziando dalla Sicurezza del Volo in uno squadrone della Marina Militare. In Forza Armata ho assunto un po’ tutti i ruoli (tra cui il datore di lavoro, al comando di Nave Spica- la bellissima Donna Alata, impegnata nel Mar Mediterraneo in operazioni di Salvataggio); quando ho lasciato il sevizio attivo la Sicurezza mi è sembrato un modo per proseguire nel cercare di salvare vite.

 

Nel corso della tua carriera qual è stato l’episodio che ricordi con più piacere e quale con meno?

Uno degli episodi che ricordo con più piacere è legato alla mia prima lezione come formatore, al posto di un collega con 40 anni di esperienza. Un lavoratore prossimo alla pensione mi ha chiesto perché dovesse seguire il corso, a metà tra la voglia di mettermi in difficoltà e tra la voglia di svignarsela. La mia risposta divertita fu quella che io dovevo garantirgli di godesi la pensione e il poter giocare con i suoi nipoti. Lì tutte le nozioni sulla comunicazione e sull’empatia hanno avuto un senso, e tutta l’audience ha partecipato attivamente.

L’episodio più brutto è legato alla morte di un collega in un incidente aereo; purtroppo, una serie di eventi hanno creato la più classica catena degli eventi, l’equipaggio è andato in vertigine e nello schianto un collega è morto.

 

Hai mai dovuto affrontare un grave infortunio di un collega? Se sì raccontaci la tua personale esperienza.

Ricollegandomi alla domanda precedente purtroppo sì ed il prezzo pagato è stato altissimo. Nonostante le attenzioni, l’addestramento e la formazione continua, a volte la tempesta perfetta si allinea ed il detto “Rischio 0 non esiste” si manifesta in tutta la sua cruda realtà.

Tutti i membri dell’equipaggio coinvolti erano colleghi ed amici, ottimi professionisti e questo fa ancora più male.

 

Quali sono le soft skills che un/una professionista del mondo della salute e sicurezza sul lavoro deve assolutamente avere?

Le soft skill così come le conoscenze tecniche non sono mai abbastanza, se dovessi però scegliere la mia Top 3 direi:

  1. Empatia, il focus del nostro lavoro sono le persone e sapersi connettere con chi abbiamo davanti è fondamentale per aiutare loro a capire che il nostro fine ultimo è che loro possano tornare a casa sani e salvi dalle loro famiglie;
  2. Coerenza, il “lead by example” è sempre stato un mantra nel mio stile di comando, e l’ho importato nella mia attività giornaliera nell’ambito della salute e sicurezza. Il predicare bene e razzolare male, tanto caro a noi Italiani, è uno degli ostacoli più grossi alla diffusione della cultura della sicurezza; per cui noi come professionisti dobbiamo sempre dare il buon esempio;
  3. Curiosità, imparare sempre cose nuove, cercare di comprendere i processi e i sistemi, ma soprattutto capire il lavoro degli altri; questo può darci la marcia in più per prevenire eventuali situazioni spiacevoli.

 

Cosa ti aspetti nel futuro della salute e sicurezza sul lavoro? Pensi che le nuove generazioni siano più attente a queste tematiche?

Io di base sono ottimista, credo che con il lavoro e l’impegno si possano cambiare le cose; per cui dal futuro mi aspetto un po’ più di attenzione da parte delle istituzioni al parare di noi tecnici che tutti i giorni ci confrontiamo con il tessuto lavorativo del Paese. Le nuove generazioni rispetto a noi degli anni ’80 hanno maggiore consapevolezza e maggiori possibilità di informarsi ma d’altro canto questo bombardamento mediatico li ha resi un po’ meno curiosi ed attenti. Sta a noi guidarli verso un futuro più sicuro; a tal proposito con la Nazionale Italiana Sicurezza sul Lavoro portiamo avanti una campagna di informazione nelle scuole, per educare i lavoratori di domani.

 

Per concludere, quale consiglio daresti a un giovane che si avvicina a questa professione?

Se dovessi dare un consiglio ad un giovane che vuole intraprendere questa carriera o questa “missione” è non arrendersi mai anche quando ci si sente di star a lottare contro i mulini a vento, un’attenzione o una parola detta al momento giusto può salvare la vita a qualcuno e ciò ripaga di tutti i sacrifici.

 

 

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